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Domenica, 28 Aprile 2024
Tech e salute

Limiti elettromagnetici più alti per favorire il 5G: la battaglia che divide l'Italia

Il nostro Paese ha le soglie più basse nell'Ue. Il governo potrebbe innalzarle sotto la spinta dei big delle telecomunicazioni. Ma il fronte del no è largo e va da Legambiente alla Lega

Il governo vorrebbe innalzare i limiti di esposizione umana ai campi elettromagnetici nel settore delle telecomunicazioni. La ragione principale è che l'Italia è il Paese europeo con la soglia più bassa, così bassa che rischia di rendere molto più costoso lo sviluppo del 5G rispetto a quanto accade nel resto del continente. Una questione di concorrenza all'interno dell'Ue nello sviluppo di questa infrastruttura, avversata da un italiano su sette, ma considerata fondamentale per l'economia digitale. Non a caso, giusto un anno fa, il Garante italiano invitava la politica a rivedere "la validità degli attuali limiti" allo scopo "di evitare che la maggiore restrittività di tali limiti possa disincentivare nuovi investimenti e l'entrata di nuovi operatori". Di contro, Legambiente avverte che alzare le soglie di esposizione sarebbe "una scelta pericolosa e insensata", e cita uno studio italiano pubblicato dal Parlamento europeo, secondo cui la legge italiana è l'unica che protegge davvero dal rischio cancro e dovrebbe essere presa a modello da Bruxelles e dal resto del blocco. Chi ha ragione?

La legge Ue e i limiti in Europa

Come dicevamo, l'Italia è il Paese dell'Ue che ha la legislazione più stringente sull'esposizione ai campi elettromagnetici. La normativa europea di riferimento è la raccomandazione del Consiglio europeo del 12 luglio 1999, che a sua volta si basa sulle linee guida della Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti (Icnirp). Stando all'ultimo aggiornamento dell'Icnirp, il tetto massimo fissato dal blocco è di 61 V/m (Volt/metro). A questo limite massimo si sono adeguati 21 Paesi membri su 27. Sei hanno deciso di sfruttare la flessibilità delle norme Ue, che consentono ai singoli Stati di fissare soglie più basse in base al principio di precauzione. È quello che ha fatto l'Italia prima nel 2003, e poi nel 2012, ponendo a 6 V/m il limite massimo per i due parametri chiave: il valore di attenzione e l'obiettivo di qualità, che si applicano in luoghi in cui la permanenza di persone è superiore a 4 ore giornaliere e più in generale all’aperto in aree e luoghi intensamente frequentati, "dunque praticamente in tutti i contesti urbani", scrive Silvia Compagnucci, vicepresidente di I-Com.

Limiti di esposizione nei Paesi Ue / Fonte: I-com su documentazione Asstel e Politecnico di Milano

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Sempre secondo I-Com, think tank che ha tra i suoi sostenitori giganti delle telecomunicazione come Wind, Vodafone e Huawei, i limiti italiani più stringenti si traducono "in extra-costi di circa 4 miliardi di euro" e cita i casi della Polonia o della regione di Bruxelles che hanno innalzato di recente questi limiti proprio per favorire il dispiegamento del 5G. Una valutazione che fa il pari con quelle che l'Antitrust ha inviato a più riprese al governo e al Parlamento nel quadro delle discussioni sulla legge per la concorrenza. Nel 2022, il Garante sottolineava a ministri e deputati "la necessità di verificare la validità degli attuali limiti" per "evitare che la maggiore restrittività di tali limiti possa disincentivare nuovi investimenti e l'entrata di nuovi operatori" nel mercato delle telecomunicazioni.

Le perplessità di sindaci e Lega

L'allora governo Draghi, però, fece orecchie da mercante, anche per via della "perplessità di diversi sindaci della maggioranza, di cui si fece portavoce in particolare qualche esponente parlamentare della Lega", ha ricordato il Sole 24 Ore. Adesso, la palla passa all'esecutivo di Giorgia Meloni: nella sua nuova segnalazione, il Garante sostiene che "l’analisi dei pochi studi che avanzavano il sospetto di effetti dannosi a valori di esposizione prossimi ai limiti ha portato a un giudizio di non rilevanza rispetto alle linee guida e di bassa affidabilità statistica". In sostanza, l'Antitrust sostiene che l'Italia abbia ecceduto in cautela.

Protesta dei cittadini di Acilia contro il 5G / La Presse

Non è dello stesso avviso Legambiente: "Continuiamo a ripeterlo con forza da anni: non esiste nessun motivo per innalzare il valore di attenzione per i campi elettromagnetici generati dalle alte frequenze se non quello economico da parte dei gestori delle telecomunicazioni che intendono, dopo aver acquistato le licenze per il 5G, risparmiare sui costi delle infrastrutture", dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale dell'ong ambientalista. Legambiente cita uno studio italiano, quello dell'Istituto Ravazzini, diventato una sorta di pietra miliare anche fuori dai nostri confini per chi solleva i rischi per la salute connessi al 5G.

Cosa dice la scienza

Lo studio, commissionato dal Parlamento europeo, sostiene che, sulla base di analisi in laboratorio condotte su roditori, l'esposizione ai campi elettromagnetici può avere un "effetto cancerogeno nel sistema nervoso" e danni al sistema riproduttivo negli uomini. Da qui, il suggerimento "di rivedere i massimi di esposizione residenziale e pubblica in tutta Europa". Secondo lo studio, "i livelli potrebbero essere ridotti di almeno 10 volte, vale a dire a circa 6 V/m, che è un livello di esposizione al quale non sono stati osservati effetti cancerogeni negli animali da esperimento. 6 V/m sembra anche essere il limite precauzionale in assenza di effetti negativi sulla fertilità. Può sembrare impraticabilmente basso se vogliamo espandere le telecomunicazioni con il 5G, ma non è così".

L'Icnirp, il comitato internazionale da cui dipendono i valori limite fissati dall'Ue, ha analizzato lo studio dell'Istituto Ravazzini e quello del National toxicology program (centro di ricerca del dipartimento Usa per la salute) e ha concluso che "tali studi non hanno dimostrato che l'esposizione" a campi elettromagnetici a radio frequenza "abbia iniziato o promosso il cancro nei roditori, e pertanto sono coerenti con la letteratura scientifica più in generale". Da qui, la decisione di mantenere la sua raccomandazione di un tesso massimo di 61 V/m. Quello a cui il governo potrebbe forse avvicinarsi con la prossima legge sulla concorrenza. 


 

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