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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il caso / Paesi Bassi

Il caso del più grande giacimento di gas in Europa che provoca terremoti

L'Ue vede nell'impianto di Groningen un possibile alleato per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia. Ma i residenti non sono dello stesso avviso

A Groningen, Olanda, c'è il più grande giacimento di gas d'Europa, il decimo del mondo. Nei tempi d'oro, garantiva una produzione annua di 50 miliardi di metri cubi, un terzo di quello che tutta l'Ue importa dalla Russia. E ora che la guerra in Ucraina sta mettendo a rischio le forniture da Mosca, in molti, a partire dalla Germania, guardano con interesse al gas olandese. Solo che c'è un problema: l'Olanda vuole chiudere l'impianto nel 2023. Il motivo è che il maxi giacimento è da decenni al centro delle proteste dei residenti, e anche a ragione: le attività estrattive hanno trasformato l'area in una zona sismica.

Tutto è cominciato nel 1959, quando fu scoperto il giacimento. Il gas è cominciato a fluire verso le case olandesi nel 1963. Per la provincia di Groningen, nel nord-est dell'Olanda, era come aver trovato l'oro, e il sogno di tornare ai fasti di un tempo, quando la cittadina era tra i centri più ricchi del Paese, sembrava finalmente a portata di mano. Negli anni Ottanta, però, i residenti cominciarono a collegare le sempre più frequenti scosse all'estrazione di gas. Dal 1986, anno in cui le autorità hanno inziato a monitorare l'attività sismica, sono state conteggiate oltre mille scosse fino a 3,6 gradi della scala Richter. 

I terremoti, seppur di entità non notevole, hanno provocato danni agli edifici: le segnalazioni ufficiali sono state oltre 120mila nel tempo, e hanno portato a 1,15 miliardi di euro di risarcimenti. Ma il denaro non è bastato a placare la rabbia dei residenti, che hanno cominciato a chiedere la chiusura dell'impianto. Nel 2012 una scossa, la più forte mai registrata nel Paese, ha colpito la vicina Huizinge. Ma è stato nel 2018, con una nuova scossa di 3,4 gradi della scala Richter, che il governo ha deciso di fermare le estrazioni. Il primo accordo prevedeva il 2030 come anno di chiusura. Ma l'anno scorso, le nuove proteste dei cittadini hanno portato l'esecutivo di Mark Rutte ad anticipare i tempi: la produzione di gas dovrà fermarsi entro il 2023. 

La guerra in Ucraina, però, potrebbe cambiare le cose: l'impianto di Groningen è stato infatti inserito tra quelli su cui l'Ue punta per ridurre la sua dipendenza energetica dalla Russia. Se la produzione annuale era stata portata a 3,9 miliardi di metri cubi nel 2021, quest'anno il ministero dell'Economia ha annunciato l'intenzione di salire a una produzione di 7,6 miliardi di metri cubi. È il "contributo" olandese al braccio di ferro con Mosca, sollecitato dall'Ue e promosso in particolare dalla Germania, che acquista quasi un terzo del gas di Groningen per alimentare le caldaie.

La situazione di crisi sta ridando fiato alle lobby del settore. "I rapidi sviluppi geopolitici richiedono un adeguamento immediato della politica energetica con misure efficaci, come un ripensamento della produzione di gas a Groningen", ha affermato Hans Gruenfeld, amministratore delegato di Vemw, organizzazione che rappresenta le imprese del settore energetico olandese. Secondo Gruenfeld e altri esperti, il rischio terremoti può essere ridotto con alcuni interventi tecnici sull'impianto e con il rinnovamento completo degli edifici pubblici e privati. In queste condizioni, si potrebbe portare la produzione persino fino a 12 miliardi di metri cubi (ossia tre volte quella attuale). "Dobbiamo considerare di lasciare ancora aperto il giacimento di gas di Groningen", ha affermato David Smeulders, professore di tecnologia energetica all'Università di Eindhoven.

Non sono dello stesso avviso i residenti, che sostengono di avere ricevuto in 60 anni solo l'1 per cento della ricchezza generata dallo sfruttamento del giacimento. Inoltre, circa 23mila famiglie della zona lamentano di non aver rucevuto nessun indennizzo da parte del governo nonostante, a loro avviso, ne abbiano pieno diritto. Un recente sondaggio ha però segnalato che la popolazione locale potrebbe cambiare idea, a patto che l'esecutivo del frugale Rutte metta pano al portafogli e finanzi un maxi piano di ristrutturazione delle case. 


 

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