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Sabato, 27 Aprile 2024
Transizione energetica / Germania

Il sogno dell'idrogeno tedesco è già finito?

Berlino punta alla neutralità climatica entro il 2035, ma nelle casse statali non ci sono abbastanza soldi

C'era una volta un piano, a Berlino, per costruire un parco di centrali a idrogeno e portare il Paese alla neutralità climatica nel giro di una dozzina d'anni. Ma quel piano si sta scontrando ora con una crisi di bilancio che non accenna a risolversi e con l'opposizione crescente dell'industria energetica, per la quale i costi non sarebbero sostenibili.

Il sogno dell'idrogeno tedesco 

La "coalizione semaforo" (socialdemocratici, liberali e verdi) al potere in Germania potrebbe non riuscire a realizzare uno dei suoi obiettivi principali, cioè il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2035. Il governo aveva previsto di soddisfare una grossa fetta della domanda di energia elettrica tramite la produzione da idrogeno nei prossimi anni, in parallelo ad un contemporaneo aumento dell'elettricità generata da pannelli solari e turbine eoliche.

All'inizio dello scorso agosto, l'esecutivo guidato da Olaf Scholz aveva trionfalmente annunciato che la Commissione europea aveva approvato la nuova strategia energetica tedesca: 8,8 Gw di elettricità dall'idrogeno, più 15 Gw da centrali a gas naturale che entro il 2035 si sarebbero anch'esse convertite all'idrogeno. Risultato: una quantità di energia pari a un terzo della domanda nazionale del 2023 sarebbe stata prodotta in maniera sostenibile.

Problemi di bilancio

Ma il cancelliere potrebbe aver cantato vittoria troppo presto. Come riporta il quotidiano Euractiv, non ci sono i soldi per portare a termine il suo ambizioso progetto energetico. Dallo scorso novembre, infatti, la Germania è stretta da una crisi di bilancio (presto diventata crisi politica) con un "buco" monstre nelle finanze pubbliche da 60 miliardi, apertosi a seguito di una sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato illegittimo l'uso fatto dal governo di alcuni fondi federali, inizialmente stanziati per la ripresa post-pandemica e ridestanti da Berlino per la transizione ecologica.

Tra i soldi improvvisamente evaporati dalle casse statali c'erano anche 7 miliardi da mettere annualmente nel progetto dell'idrogeno tedesco, fondamentali per sostenere la produzione di energia pulita nei periodi in cui il solare e l'eolico non sono sufficienti. E così, la spinta green voluta soprattutto dai partner ecologisti della coalizione rischia di non verificarsi proprio.

Il rischio del ritorno al carbone

Senza gli impianti ad idrogeno di riserva, ha ammonito il presidente del consorzio industriale Bdi Sigfried Russwurm, sarà probabilmente necessario colmare questo vuoto con le centrali a carbone: "Sarebbe bizzarro e imbarazzante se la Germania, un Paese con una delle più ambiziose strategie di decarbonizzazione, finisse per dipendere dal funzionamento continuo delle sue centrali a carbone", ha dichiarato.

Russwurm ha lamentato una mancanza di chiarezza nei modelli di business e, soprattutto, di finanziamento del piano della cancelleria di Scholz per l'idrogeno, che rischia sempre più di rimanere irrealizzato. È l'ennesimo duro colpo per l'industria tedesca, dopo che Berlino ha completato l'abbandono del nucleare nel 2023 e ha tagliato le forniture di gas russo a basso costo in seguito all'invasione dell'Ucraina.

Anche l'associazione delle industrie del comparto energetico, la Bdew, ha esortato il governo a trovare al più presto una quadra e a definire un quadro chiaro per l'operazione delle centrali elettriche, per sopperire alla crescente domanda nel Paese. E la soluzione più immediata, suggeriscono le associazioni industriali, è quella di mettere in naftalina le centrali a idrogeno e puntare con decisione sul gas naturale, al fine di "ridurre significativamente la complessità e i costi", come si legge in una nota della Bdew.

Secondo Russwurm, gli impianti esistenti non possono essere alimentati con idrogeno "puro" se non dopo interventi di adattamento estremamente costosi, che difficilmente sarebbero sostenibili se destinati solo a garantire una capacità di riserva aggiuntiva: "Se queste turbine (quelle modificate, ndr) devono operare solamente quando non splende il sole e non soffia il vento, saranno estremamente costose", ha dichiarato.

Insomma, tutto sembra lasciar credere che le ambizioni green della Germania, che in base alla sua nuova legge sul clima dovrebbe ridurre le emissioni dell'88% entro il 2040, verranno frustrate a causa soprattutto della mancanza di risorse. Resta ora da vedere se il governo di Scholz riuscirà a tirare un coniglio fuori dal cappello in tempo per evitare il ritorno del carbone e per diminuire, anziché aumentare, la dipendenza dal gas naturale.

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