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Domenica, 28 Aprile 2024
La decisione

Calano i consumi di vino. Sarà trasformato in disinfettanti e biocarburante

Raccolti ottimi, ma si beve meno a causa dell'inflazione. Produttori autorizzati dall'Ue a distillarlo per non intaccare lo spazio per lo stoccaggio

Bottiglie di vino "distrutte" per farne disinfettanti o biocarburanti. Questa la soluzione adottata dalla Commissione europea per fare fronte al calo dei consumi determinati principalmente dall'inflazione. Di fronte all'accumularsi di bottiglie invendute Bruxelles ha quindi adottato misure straordinarie per sostenere i produttori di vino. Se da un lato è aumentata la produzione grazie ad un ottimo raccolto dello scorso anno, dall'altro gli europei bevono meno. "Il settore del vino è colpito dalla riduzione dei consumi a causa dell'attuale inflazione sui prezzi di alimenti e bevande, che, in associazione con un buon raccolto 2022 e le conseguenze delle difficoltà di mercato durante la pandemia, hanno portato ad un accumulo di scorte", ha sottolineato in una nota l'esecutivo europeo.

Dove si beve meno

La situazione sta provocando gravi squilibri sul mercato. Quest'anno la produzione di vino dell'Ue è aumentata del 4% rispetto all'annata precedente, mentre le scorte iniziali erano già superiori del 2% rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Bisogna abbinare a questi dati quelli relativi ai cali dei consumi di vino per l'annata in corso. In Italia è stato registrato un -7%. Peggio fanno Spagna (-10%) e addirittura -15% in Francia. Si può parlare di vero e proprio crollo in Germania (-22%) e in Portogallo (-34%). La dimensione del fenomeno riguarda anche le esportazioni, che nel periodo gennaio-aprile 2023 sono state inferiori dell'8,5% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Sono quindi aumentate le scorte. "I più colpiti sono i vini rossi e rosati di alcune regioni della Francia, della Spagna e del Portogallo, ma anche altri vini e/o Stati membri potrebbero incontrare difficoltà simili in determinate regioni di produzione", si legge nella nota diramata da palazzo Berlaymont.

Distillazione di crisi

Da questa congiuntura deriva l'intervento di Bruxelles. In primo luogo la misura consentirà agli Stati membri di includere, fino al 15 ottobre di quest'anno, la "distillazione di crisi" nei programmi nazionali di sostegno per il settore vitivinicolo. Tramite questo processo le eccedenze vengono trasformate a spese dell'Ue e il vino distillato può essere utilizzato solo per scopi industriali (non alimentari) e come biocarburante. Questa misura era già stata adottata nel corso della pandemia, quando le bottiglie invendute a causa del forte calo dei consumi vennero trasformate in distillati per produrre disinfettanti e farmaci. Lo strumento della compensazione finanziaria da concedere al vino ammissibile alla distillazione sarà invece limitata a una quota in base ai recenti prezzi di mercato.

Sostenibilità in vigna

La Commissione ha inoltre concesso flessibilità nell'attuazione dei programmi di sostegno al settore del vino, aprendo quindi a maggiori finanziamenti per la vendemmia di questa estate con metodi eco-sostenibili e aumentando dal 50% al 60% il tasso di cofinanziamento dell'Ue delle misure relative a determinate attività come la ristrutturazione delle vigne, la vendemmia 'verde', la fase della promozione e gli investimenti. "Era necessario adottare misure di mercato temporanee per evitare che il vino invenduto gravasse sull'intero mercato interno e impedisse ai produttori di liberare capacità di stoccaggio sufficienti per il nuovo raccolto", ha precisato Bruxelles. I produttori di vino ricevono dall'Unione europea un budget annuale pari a circa un miliardo di euro, che consente loro di assicurare i raccolti, come pure di investire, innovare e promuovere le loro bottiglie.

Umbria in testa

Per quanto riguarda l'Italia, una comparazione sui dati del decennio 2011-2021 ha rivelato come nello Stivale la tendenza sia quella a una riduzione dei consumi di vino, mentre cresce il numero di consumatori. Le regioni più propense a consumare vino sono l’Umbria, che vanta una fetta di consumatori pari al 62% della popolazione. A seguire ci sono le Marche con il 60%, e subito dietro compaiono Veneto, Emilia-Romagna e Val d’Aosta (59%). Per il Sud e le isole le prime a comparire sono Sardegna e Sicilia, rispettivamente con una quota di consumatori del 48 e del 45%. I dati, diffusi dall’Osservatorio di Unione italiana vini (Uiv) sui dati dell’Istat parlano di 30 milioni di italiani che sono soliti bere vino, pari al 50% della popolazione adulta.

È mutato nel tempo soprattutto il modo di consumarlo. Il pubblico che ne fruisce non lo considera una “bevanda da sballo” al pari di altre ma “uno status culturale", come lo definisce il Gambero Rosso. Si tratta di un settore che suscita sempre maggiore curiosità e attenzione nella selezione, con le persone attente al mix di territorio, saperi contadini e innovazioni tecnologiche che caratterizza produttori e cantine.

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