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Domenica, 28 Aprile 2024
Botta e risposta / Francia

La guerra dei polli tra Francia e Ucraina

Il governo transalpino sta attaccando frontalmente il colosso ucraino Mhp, accusandolo di approfittare delle esenzioni doganali decise da Bruxelles per le esportazioni di Kiev

C'è uno scontro di dichiarazioni in corso sulla pelle (anzi le piume) dei polli ucraini, che Parigi sta combattendo contro il più grosso esportatore ucraino. Il governo francese si è schierato dalla parte dei suoi agricoltori e ha accusato più volte l'azienda di approfittare delle agevolazioni commerciali garantite dal blocco. Finché la dirigenza ha risposto per le rime.

Come riporta il sito Politico, l'Mhp, colosso ucraino nella produzione e nell'export di cibo derivato dai polli, è da settimane sotto il fuoco incrociato di agricoltori e politici francesi, che l'hanno accusata a più riprese di inondare il mercato unico con pollame a basso costo grazie alla sospensione dei dazi doganali decisa dall'Ue per sostenere il Paese aggredito. 

La lobby francese del pollo, sotto la sigla Anvol, ha denunciato ripetutamente la "concorrenza sleale" dei produttori ucraini. È lo stesso copione visto in scena, ad esempio, con gli agricoltori polacchi che protestavano contro la saturazione dei mercati degli Stati membri con i cereali ucraini più economici, che hanno danneggiato i produttori locali.

Oltralpe, stavolta, ci è andato pesante nientemeno che il presidente della Repubblica Emmanuel Macron, il quale aveva sostenuto che l'Unione starebbe arricchendo il fondatore dell'azienda, Yuriy Kosiuk, a spese dei contadini europei: "Non ci interessa fare soldi per quest'uomo. Non è l'obiettivo, non aiuta l'Ucraina", aveva dichiarato alla stampa in occasione del summit di inizio febbraio mentre i trattori occupavano Bruxelles. 

Non si è fatta attendere la risposta dell'Mhp. Il direttore esecutivo John Rich si è dichiarato "piuttosto scioccato" per il ritratto che si sta dipingendo della sua azienda, descritta da più parti come anti-agricoltori e anti-Ue. "A volte il settore alimentare ucraino viene erroneamente dipinto come il barbaro alle porte o la volpe nel pollaio", ha dichiarato Rich a Politico, lamentando a sua volta quella che ha definito come una campagna di disinformazione orchestrata dalla concorrenza. Secondo il manager, gli esportatori ucraini non sono responsabili dei problemi degli agricoltori europei; piuttosto, qualcuno starebbe marciando sulla questione per interessi economici o tornaconto politico. 

Quanto alle bordate di monsieur le Président circa le esenzioni doganali che sarebbero andate a beneficio unicamente del "re del pollo" Kosiuk, Rich ha controbattuto difendendo il contributo dell'Mhp al bilancio ucraino, stimato in 150 milioni di euro nel 2023. 

Stando ai dati forniti dall'esecutivo comunitario, le importazioni di carne di pollame dall'Ucraina all'Ue sono aumentate del 47% tra il 2022 e il 2023. Ma Rich ha sostenuto invece che la sua azienda copre meno del 3% dell'import annuale di polli della Francia. E dunque il tetto che la Commissione europea ha fissato alle importazioni dall'Ucraina (non solo per questi volatili ma anche per altri prodotti come uova e zucchero) sarebbe motivato esclusivamente dall'esigenza politica di placare le proteste dei contadini, più che dalla necessità economica di fermare un'emorragia interna al mercato unico. 

Di fatto, ha continuato il responsabile dell'Mhp, gli agricoltori europei sono contrari alla rimozione dei dazi sulle importazioni da qualunque Paese extra-Ue: ecco perché, secondo lui, l'accordo di libero scambio che Bruxelles sta negoziando con il Mercosur sudamericano è "l'elefante nella stanza" e creerà nuovi grattacapo ai leader del Vecchio continente. 

Al di là della comprensibile manovra per distogliere l'attenzione dalla propria azienda, nelle dichiarazioni di Rich c'è del vero: c'è che la Francia, governo e opinione pubblica, è tra i più vocali oppositori dell'accordo commerciale con il blocco composto da Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, cui l'Ue sta lavorando dai primi anni Duemila. E tra i cartelloni esposti nella capitale belga a inizio mese, tra il fumo dei copertoni bruciati e le sassaiole di uova contro le forze dell'ordine, ce n'erano diversi che chiedevano di stralciare il patto in questione, che infatti è finito nuovamente in naftalina.

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