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Sabato, 27 Aprile 2024
La spesa che cambia

Stretta sulla plastica: cosa potrebbe sparire dai supermercati

Primo via libera del Parlamento europeo alle nuove regole sugli imballaggi. L'Italia compatta nel criticare il testo: "Colpisce le nostre eccellenze". Ma anche gli ecologisti non sono contenti

Meno imballaggi e rifiuti di plastica, anche quella adoperata per le buste di insalata e le confezioni di frutta. Lo prevede il nuovo regolamento sul packaging, che ha ricevuto il primo ok del Parlamento europeo in commissione Ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare (Envi).

Il regolamento, proposto dalla Commissione europea, mira a ridurre i contenitori, in particolare quelli di plastica (ma non solo), che sono aumentati in maniera spropositata negli ultimi anni divenendo una delle principali fonti di inquinamento nell'Unione europea. I critici accusano la proposta di mettere a rischio il settore degli imballaggi, ma anche la sicurezza alimentare, e di aumentare i costi per imprese e consumatori. Una tesi portata avanti soprattutto dagli eurodeputati italiani, compatti, tranne qualche rara eccezione, nel denunciare le ricadute negative per il settore nostrano del packaging, leader in Europa. 

Il testo uscito dalla commissione Ambiente non ha accolto le rimostranze italiche, se non su pochi punti, come quello relativo alle bottiglie di vino. Ma anche le organizzazioni ecologiste lamentano che il compromesso raggiunto al Parlamento europeo è meno ambizioso di quanto previsto inizialmente da Bruxelles.   

No a buste di plastica ultraleggere

Nel testo votato dalla commissione Envi, si introduce il divieto di vendita di borse di plastica ultra leggere (sotto i 15 micron), a meno che non siano necessarie per motivi igienici o fornite come imballaggio primario per alimenti sfusi per aiutare a prevenire gli sprechi alimentari. Gli eurodeputati hanno inoltre fissato obiettivi specifici di riduzione dei rifiuti per gli imballaggi in plastica (10% entro il 2030, 15% entro il 2035 e 20% entro il 2040). Per i legislatori la parte in plastica dell'imballaggio dovrebbe contenere percentuali minime di contenuto riciclato a seconda della tipologia. Si richiede inoltre alla Commissione europea di valutare, entro la fine del 2025, la possibilità di proporre obiettivi specifici per la plastica di origine biologica, reputata una risorsa chiave per "defossilizzare" l'economia europea. Seppur da definire in una fase successiva, i parlamentari richiedono di fissare il numero minimo di volte che i contenitori possono essere riutilizzati. In base alla proposta, ristoratori e distributori finali di bevande e cibi da asporto dovrebbero offrire ai consumatori la possibilità di portare il proprio contenitore.

Meno chimica pericolosa nei contenitori

Un elemento chiave riguarda la richiesta di vietare l'uso delle cosiddette "sostanze chimiche per sempre" aggiunte intenzionalmente. Stiamo parlando delle Pfas (sostanze alchiliche per e polifluorurate) e del bisfenolo A, spesso utilizzate per rendere ignifughi o impermeabilizzare gli imballaggi, in particolare quelli alimentari in carta e cartone. Queste sostanze risultano difficilissime da smaltire nell'ambiente e sono state associate a una serie di effetti nocivi sulla salute. Gli eletti hanno inoltre chiesto che i paesi dell'Ue garantiscano che il 90% dei materiali contenuti negli imballaggi (plastica, legno, metalli ferrosi, alluminio, vetro, carta e cartone) venga raccolto separatamente entro il 2029. Ma quali sono i prodotti interessati dal regolamento?

Salvi i produttori di vino

Dopo il voto la Coldiretti ha salutato come un successo l'esenzione dall'obbligo di riutilizzo delle bottiglie di vino, come prospettato nella versione originale presentata dall'esecutivo Ue. Nel testo approvato restano colpiti dai divieti altri imballaggi diventati di uso comune. "Sono confermate (le norme) per l'ortofrutta con il limite ora fissato a 1 kg che rischia di cancellare dagli scaffali dei supermercati l'insalata in busta, i cestini di fragole, le confezioni di pomodorini e le arance in rete di peso inferiore al limite", ha denunciato Coldiretti in un comunicato stampa. Secondo l'organizzazione agricola queste regole pongono una serie di problemi, sia dal punto di vista igienico-sanitario, della conservazione e degli sprechi, sia in termini di effetto negativo sui consumi. Ad essere danneggiati sarebbero innanzitutto i prodotti di quarta gamma, cioè le insalate in busta così come la frutta confezionata. Coldiretti evidenzia che questi imballaggi "sono ormai entrati profondamente nelle abitudini degli italiani", i quali sarebbero indotti a consumare meno frutta e verdura a causa delle nuove regole.

Tonnellate di rifiuti

Il regolamento sugli imballaggi è oggetto da mesi di intensi dibattiti, dato il peso sempre crescente che il settore riveste nell'economia europea e in quella italiana in particolare. Nel 2018 l'industria degli imballaggi ha generato un fatturato di 355 miliardi di euro nell'Ue. Si tratta al contempo di una fonte di rifiuti, in crescita costante. Siamo passati da un totale dell'Ue pari a 66 milioni di tonnellate nel 2009 a 84 milioni di tonnellate nel 2021. Gli ultimi dati Eurostat hanno rivelato un nuovo livello record di rifiuti di imballaggio: 188,7 kg pro capite nel 2021. Si tratta di di 10,8 kg in più rispetto all'anno precedente. Sia le organizzazioni non governative che alcuni eurodeputati in questi mesi hanno lamentato la forte ingerenza da parte di diverse lobby. Sia quelle che rappresentano direttamente le aziende che producono imballaggi, sia in carta che in plastica, sia del settore agroalimentare, che ne fa un uso sempre più esteso, infine da parte della ristorazione, in particolare il mondo dei fast-food restio ad abbandonare il monouso. Marco Musso, dell'Ufficio europeo dell'ambiente (Eeb), ha denunciato i continui tentativi di indebolire la normativa. "Il testo finale sostenuto dalla commissione Envi è più debole della proposta originaria a causa delle pressioni senza precedenti esercitate dai maggiori inquinatori dell'industria degli imballaggi monouso", ha messo in evidenza l'esperto in politiche europee.

Pressioni italiane

Le ong non sono le uniche a lamentarsi di questa influenza. Lo stesso Pascal Canfin (gruppo Renew), presidente della commissione Envi, ha messo in guardia dalle pressioni esercitate "quotidianamente" dai deputati italiani nel processo parlamentare. Secondo lui questo atteggiamento, definito come "forte opposizione ideologica", deriva dal fatto che l'Italia ha un "enorme problema con il riutilizzo" e non intende incoraggiarne l'uso. È stato soprattutto il centrodestra ad opporsi, schierando ben tre negoziatori italiani: Massimiliano Salini del Partito popolare europeo (Ppe), Pietro Fiocchi dei Conservatori e riformisti europei (Ecr – Fratelli d'Italia) e la leghista Silvia Sardone per Identità e democrazia (Id). 

Chi difende la filiera della plastica

Al termine del voto, nonostante siano passati vari emendamenti promossi dall'industria degli imballaggi, la Lega ha dichiarato il suo malcontento sul regolamento. "Vietare prodotti monouso di questo tipo vuol dire eliminare intere filiere senza alcuna dimostrazione scientifica del miglior impatto ambientale del riutilizzo", hanno scritto in una nota le europarlamentari della Lega Silvia Sardone (relatrice ombra del provvedimento), Gianna Gancia e Annalisa Tardino. Secondo loro il "monouso è l'opzione maggiormente sostenibile, perché prevede meno consumo di acqua e di energia, salvaguardando i problemi di igiene e di sicurezza", si legge nella nota. "Questo documento non tiene conto delle specificità industriali del nostro Paese e vanifica gli sforzi delle nostre imprese, danneggia settori strategici del tessuto economico italiano e penalizza il nostro export e le esigenze del mondo agricolo, industriale e del commercio", hanno rincarato la dose le eurodeputate leghiste, impegnate a difendere gli interessi delle industrie che producono imballaggi in plastica, che in Italia sono molto diffuse, soprattutto in Emilia Romagna.

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