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Sabato, 27 Aprile 2024
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Auto elettriche, telefoni e armi: così l'Europa prova a garantire le materie prime necessarie all'industria

Via libera dai governi Ue al regolamento sulle materie critiche. Stabilisce criteri per l'estrazione di minerali come cobalto, litio e alluminio

Via libera finale dell'Unione europea al regolamento sulle materie critiche. Il nuovo pacchetto di norme istituisce un quadro per garantire un approvvigionamento "sicuro e sostenibile" di materie prime fondamentali per gli Stati membri. L'approvazione da parte del Consiglio Ue, che riunisce i governi dei 27 Paesi del blocco, è arrivata nella mattina del 18 marzo, raggiungendo così l'ultima fase della procedura decisionale. Ogni anno l'Europa importa materie prime per una spesa complessiva di 31 miliardi di euro. Fino a poco tempo fa, questo dato non rappresentava un problema. Negli ultimi anni però l'accelerazione della transizione ecologica e digitale, associata a tensioni sempre più accese sull'asse Usa-Cina, hanno fatto scattare il campanello d'allarme a Bruxelles. I funzionari dell'Ue si sono affrettati a dare vita a questo strumento normativo per garantire le materie cruciali per le industrie che producono auto elettriche, telefonia, ma anche quelle delle armi.

Sfida con la Cina

Il regolamento sulle materie critiche (Raw Materials Act) è stato formulato per dotare l'Ue di strumenti utili in questo settore, definendo le priorità e le alleanze del vecchio continente per i suoi rifornimenti essenziali. La norma introduce scadenze chiare per le procedure di autorizzazione dei progetti estrattivi dell'Ue. Consente inoltre alla Commissione e agli Stati membri di riconoscere un progetto come strategico. Richiede ai governi di fornire valutazioni del rischio della catena di approvvigionamento, imponendo ai Paesi del blocco europeo di disporre di piani di esplorazione nazionali. L'obiettivo è quello di garantire all'Ue l'accesso alle materie prime critiche e strategiche, come cobalto, litio, titanio e alluminio, attraverso parametri specifici in materia di estrazione, lavorazione, riciclaggio e diversificazione delle fonti di importazione, come ha spiegato in una nota il Consiglio Ue.

La lista delle materie prime critiche

Il testo finale adottato il 18 marzo identifica due liste di materiali (34 critici e 17 strategici), considerati "cruciali" per le transizioni verdi e digitali, nonché per le industrie della difesa e dello spazio. Quelle critiche includono fosforo, barite, magnesio ed elio. Tra quelli strategici figurano cobalto, nickel, grafite, manganese e tungsteno. Il regolamento stabilisce tre parametri di riferimento per il consumo annuale di materie prime: 10% da estrazione locale, 40% da lavorare negli Stati membri e 25% da materiali riciclati. Le nuove miniere che i Paesi dell'Ue intendono sfruttare, sia all'interno dei suoi confini che nei Paesi terzi con cui hanno già stretto accordi o prevedono di farlo, serviranno innanzitutto per ridurre i costi nella produzione delle batterie per le auto elettriche, in modo tale da competere con la Cina.

Gli interessi dell'industria delle armi

Il cobalto ad esempio per il 63% viene estratto nella Repubblica Democratica del Congo, ma il 60% viene raffinato nel gigante asiatico. Anche il 97% delle forniture di magnesio dell'Ue proviene dalla Cina, dove viene raffinato il 100% delle terre rare utilizzate per i magneti permanenti a livello globale. Tra le materie prime "strategiche" sono state inserite anche il titanio e l'alluminio/bauxite, molti utili secondo alcuni studi per la crescente industria della difesa Ue (tra cui figura l'italiana Leonardo e la francese Airbus) per produrre armi. La scelta era già stata aspramente criticata dall'eurodeputato irlandese della Sinistra europea Mike Wallace, trovandoci in un periodo delicato, in cui l'Unione europea sembra essere ad un passo dalla Terza guerra mondiale, almeno secondo quanto dichiarato dal presidente russo Vladimir Putin.

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