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Sabato, 27 Aprile 2024
Le nuove norme

Obbligo di pagare gli stage: marcia indietro

La Commissione Ue non dà seguito alla proposta del Parlamento, che chiedeva retribuzioni e rimborsi obbligatori per i tirocinanti. D'Amato (Verdi): "Vergognoso"

L'Europa non introdurrà l'obbligo di retribuire o comunque compensare economicamente i giovani che svolgono uno stage lavorativo. La Commissione Ue ha deciso di non dare seguito alla proposta dell'Eurocamera, che in una risoluzione aveva chiesto a Bruxelles di prevede una retribuzione per i tirocini non curriculari (ossia quelli svolti al di fuori del percorso di studio) in linea con il salario minimo dello Stato in cui sono svolti.  

Le nuove norme

Le nuove norme presentate dalla Commissione si limitano a promuovere stage "di qualità" e a raccomandare "una retribuzione equa per i tirocinanti". Ma di paghe o rimborsi spese obbligatori neppure l'ombra. La giustificazione dell'esecutivo Ue è che alcune aziende possano utilizzare i contratti di stage (comunque più bassi) rispetto a quelli di lavoro regolati dalle leggi nazionali o dalla contrattazione sindacale.

Nella sua proposta, la Commissione introduce "il principio di non discriminazione" che dovrebbe garantire, per gli stagisti per cui è prevista una paga, che questi "siano trattati equamente in termini di condizioni di lavoro, compresa la retribuzione, rispetto ai dipendenti regolari". Inoltre, la bozza di legge di Bruxelles (una direttiva) indica che i governi dei 27 Stati membri devono "garantire che i tirocini non siano utilizzati per mascherare posti di lavoro regolari, attraverso controlli e ispezioni", consentire ai sindacati di "impegnarsi a nome dei tirocinanti per garantire i loro diritti" e assicurare "canali attraverso i quali i tirocinanti possano denunciare pratiche scorrette e cattive condizioni di lavoro".

Cosa chiedeva il Parlamento

La proposta del Parlamento europeo prevedeva invece per i tirocini post laurea o diploma l'obbligo di retribuzione, con una paga in linea con il salario minimo dello Stato membro dove lo stage viene attivato. Secondo Strasburgo, i tirocini, inclusi quelli curricolari (ossia svolti durante il periodo di studio), dovrebbero garantire almeno la copertura delle spese relative a vitto, alloggio e trasporti. La proposta prevedeva anche degli incentivi per gli imprenditori che propongono stage retribuiti e di qualità, in modo da combattere la concorrenza sleale di chi sfrutta personale non pagato e da contenere, almeno in parte, fenomeni come la cosiddetta "fuga dei cervelli".

Per l’eurodeputata dei Verdi Rosa D’Amato, la bozza di legge della Commissione è "una presa in giro vergognosa: Bruxelles si limita a chiedere agli Stati di vigilare affinché le imprese invece di pagare i lavoratori, li assumano con stage non retribuiti. La verità è che la Commissione si è piegata alle lobby, infliggendo uno schiaffo ai milioni di giovani intrappolati in tirocini che tirocini non sono. Il lavoro si paga, sempre. Ma a Bruxelles questo principio basilare è stato calpestato".

Il Parlamento europeo è stata la prima istituzione comunitaria a bandire i tirocini non retribuiti al suo interno, inclusi quelli degli assistenti parlamentari, con le relative misure che sono entrate in vigore all’insediarsi dell’attuale legislatura, nel 2019. Anche alcuni Stati Ue hanno seguito questa strada. Secondo le stime, su 3,1 milioni di stage attivi nell'Unione europea, ben 1,6 milioni non prevedono alcuna forma di paga o rimborso spese. 

Stando a uno studio del Forum europeo della gioventù, risalente a un anno fa, un tirocinio gratuito di sei mesi può costare in media fino a oltre 6.000 euro alle famiglie, diventando di fatto un ulteriore elemento di discriminazione economica tra chi può concedersi il privilegio di "lavorare gratis" e chi invece fatica a sostenersi senza nemmeno un rimborso spese.

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