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Sabato, 27 Aprile 2024
Lavoro

L’Ue cede alle pressioni Usa e manda in soffitta la web tax

Bruxelles “rivaluterà” in autunno se introdurre o meno un’imposta sui giganti di internet. Un rinvio per “concentrarsi” sull’intesa al G20 per una tassa globale sulle società

Doveva essere una delle fonti di finanziamento del Recovery Fund. E invece, almeno per il momento, non verrà presentata alcuna web tax. La Commissione europea ha deciso di rinviare l’introduzione di un’imposta sui profitti delle grandi aziende digitali che vengono prodotti in Paesi diversi da quello in cui le società hanno la sede fiscale. Concordata tra i leader Ue nello storico vertice di luglio 2020, quello che ha dato il via libera al Next Generation Eu, la sua presentazione ufficiale era prevista per fine luglio. Poi un’altra trattativa globale si è messa di traverso, sbarrando la strada all’imposta sui giganti del web. 

Nel fine settimana scorso, i leader del G20 hanno infatti concordato l’introduzione di una tassa globale sulle società, con un’aliquota minima del 15 per cento. La proposta è sostenuta da circa 130 Stati e, come ha dichiarato il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, occorre ora “concentrarci per lavorare fianco a fianco all'ultimo miglio di questo accordo storico”. Il via libera non è previsto prima della riunione dei leader del G20 a Roma che si terrà in ottobre. Entro tale occasione andranno affrontati tutti i nodi da sciogliere: dai dettagli sulla base imponibile a come comportarsi con i Paesi che, invocando la propria sovranità fiscale, sceglieranno di non applicarla.

Trattative difficili che hanno convinto l’esecutivo europeo a rinviare l’altra grande partita sulla fiscalità della grandi multinazionali, molte delle quali producono ormai enormi profitti sulle piattaforme web, dove ancora vige una sorta di far west tributario. “Ho informato la segretaria Usa al Tesoro, Janet Yellen, della nostra decisione di mettere in pausa la proposta della Commissione di una tassa sulle aziende digitali”, ha spiegato Gentiloni dopo l’incontro di questa mattina con la rappresentante dell’amministrazione americana. 

Il rinvio della web tax viene spiegato da alcuni osservatori come un cedimento alle pressioni della Casa Bianca, da sempre contraria a un’imposizione fiscale che vada a gravare sui suoi ‘campioni’ dell’economia digitale: da Google ad Amazon, passando per Facebook e Uber. Due settimane fa, l’agenzia di stampa Afp aveva riportato un documento circolato tra diplomatici di diversi Paesi Ue nel quale gli Stati Uniti chiedevano ai Governi europei, senza tanti giri di parole, di rinviare il progetto di introduzione di una tassa sui giganti del web per non mettere a rischio l’accordo raggiunto in sede Ocse su un sistema di tassazione minima globale sulle società. Una richiesta che oggi ha trovato la risposata positiva della Commissione europea. 

Un portavoce Ue ha chiarito che non si tratta di una cancellazione finale del dossier, bensì di “una pausa” giustificata dalla “priorità numero uno”, cioè “l'accordo in sede Ocse" sulla tassa societaria globale. “Ci riserviamo di rivalutare la situazione in autunno”, ha concluso il portavoce. Insomma, l’appetito dell’Ue per una web tax sembra per ora sfamato dalla promessa di imposizione della tassa globale. Ma non è detto che la Commissione non faccia nuovamente retromarcia. 

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