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Domenica, 28 Aprile 2024
L'annuncio

L'Europa chiede più tasse e soldi per l'Ucraina. E per bloccare i migranti

La Commissione vuole rivedere al rialzo il suo bilancio: 50 miliardi per Kiev, 15 per gli accordi con i Paesi terzi per ridurre i flussi di richiedenti asilo. Ma per farlo servono risorse fresche

"Il mondo è cambiato drammaticamente dal 2020, con una crisi dopo l'altra". C'è l'Ucraina, c'è la questione dei migranti, e ci sono le sfide geopolitiche connesse, che si legano a doppio filo con i nodi della transizione ecologica e digitale dell'Europa. Ecco perché il bilancio 2021-2027 che l'Unione europea aveva concordato sotto la pandemia, compreso il capitolo allegato dei Pnrr nazionali, non è più sufficiente. Servono 75 miliardi: 50 per Kiev, altri 15 per "rafforzare la gestione dei confini esterni" (ossia evitare le partenze di migranti da Paesi terzi), e infine 10 miliardi per investimenti in "deep tech, tecnologie pulite e biotecnologie". Lo ha annunciato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. La quale ha messo a punto anche una serie di proposte per ottenere risorse in più non solo dagli Stati, ma anche dalle imprese (siano esse Ue o extra Ue).

Più compiti, più soldi

L'annuncio di von der Leyen era atteso da tempo a Bruxelles. Il Quadro finanziario pluriennale, ossia il bilancio che ogni sette anni viene stabilito dai governi nazionali per le molteplici attività dell'Unione europea (soldi che poi tornano in buona parte agli stessi Paesi), non è più in grado di reggere alle sfide a cui è sottoposto. "Abbiamo usato la massima flessibilità possibile dei fondi" che sono stati assegnati finora a Bruxelles, ha spiegato von der Leyen. E "abbiamo destinato 30 miliardi all'Ucraina che non erano assolutamente previsti", ha ricordato. Un compito, quello di sostenere Kiev, su cui tutti i governi Ue (o quasi tutti) concordano. Così come c'è largo consenso che Bruxelles si adoperi per ridurre i flussi di migranti clandestini. Ma chiedere all'Europa di fare di più, vuol dire anche darle i mezzi, ha fatto capire in modo abbastanza chiaro von der Leyen.

La ricostruzione dell'Ucraina

Il bilancio è stato spremuto il più possibile, ha spiegato la presidente della Commissione, ma da qui al 2027 servono almeno 66 miliardi di euro aggiuntivi per coprire i 75 necessari ad affrontare le nuove priorità. O emergenze, che dir si voglia. Prima fra tutte l'Ucraina: lo scopo delle nuove risorse richieste è innanzitutto rimettere in sesto il bilancio di Kiev, e poi avviare la ricostruzione. I 50 miliardi non saranno dati a fondo perduto, sia chiaro: solo una piccola parte sarà erogata sotto forma di sovvenzioni. Il resto verrà stanziato sotto forma di prestiti, e per ogni tranche di pagamenti, come avviene per il Pnrr, l'Ucraina dovrà compiere delle riforme (che le serviranno anche per entrare nell'Ue).

Fermare le partenze di migranti

Forse consapevole che la cifra possa venire sventolata dalle forze populiste di alcuni Paesi membri come un regalo a Kiev con i soldi dei contribuenti (già colpiti dall'aumento delle bollette seguito alla guerra), Bruxelles ha inserito nella sua proposta di revisione del bilancio anche un tema caro a queste forze: la migrazione. "Sulle migrazioni, le molteplici sfide di oggi richiedono risposte veloci e urgenti - ha detto von der Leyen - Proponiamo di equipaggiare gli Stati membri con sostegno finanziario per rafforzare la gestione dei confini esterni, dobbiamo lavorare in modo più intenso con il vicinato per rafforzare lo sviluppo economico e stabilizzare quei Paesi". E bloccare le partenze, come del resto prevede uno dei punti cardine del nuovo piano Ue sui migranti. Non a caso, von der Leyen cita l'esempio della Tunisia, oltre che Turchia, Libano e Giordania. Per questo obiettivo, il calcolo di Bruxelles è di 15 miliardi in più.

L'autonomia strategica

Terzo tassello è la cosiddetta autonomia strategica, ossia rilanciare la produzione interna e ridurre la dipendenza dall'estero su tecnologie chiave per il futuro: la Commissione lo ha ribattezzato "progetto Step" e si concentrerà su "tre settori di priorità che sono essenziali per la nostra competitività, ovvero la deep tech, le tecnologie pulite e le biotecnologie" che verranno finanziate ulteriormente con "un rafforzamento di 10 miliardi di euro per aumentare alcuni fondi" già dedicati a questi settori.

Nella richiesta di nuovi fondi, Bruxelles ricorda anche la necessità di coprire l'aumento dei tassi di interesse, che ha avuto due effetti sulle casse europee: il primo riguarda i prestiti contratti per il Pnrr, il cui costo è aumentato. Il secondo riguarda l'adeguamento dei salari dei dipendenti all'inflazione. 

Dove trovare i soldi

La proposta della Commissione ora passa nelle mani degli Stati membri. Paesi come Germania e Olanda sono già pronti ad alzare le barricate: Berlino e L'Aja sanno che serve uno sforzo in più per l'Ucraina, e che per loro sarebbe controproducente mettersi contro questo sforzo. Ecco perché la battaglia dei frugali verterà essenzialmente sul ridurre l'aumento di bilancio complessivo richiesto da Bruxelles. 

Nuove tasse Ue: la proposta del Parlamento

La Commissione, dal canto suo, sta cercando di indorare la pillola (anche se in un modo che non è detto convinca i governi). Una parte delle risorse aggiuntive, per esempio, potrebbe essere trovata con l'emissione di nuovo debito europeo (come fatto per i Pnrr, e infatti questa ipotesi potrebbe piacere all'Italia). C'è poi la questione delle cosiddette "risorse proprie" che esulano i contributi statali: detto in altro modo, non tutto il bilancio Ue viene dalle casse degli Stati. Una parte proviene da imposte e simili che Bruxelles riscuote direttamente. In un documento presentato poco dopo l'annuncio di von der Leyen, la Commissione chiede che questo tipo di risorse proprie aumentino.

Da un lato, ci sono le risorse proprie già esistenti. La prima è l'Ets, il sistema di scambio di quote di emissioni di Co2 (che l'industria interessata considera una tassa): i proventi dell'Ets vengono divisi tra Bruxelles e Stati membri. Ora la Commissione chiede che si aumenti la quota destinata alle casse Ue (dal 25% al 30%). In questo modo, a Bruxelles arriverebbero circa 1,2 miliardi in più tra il 2024 e il 2028.

Sul tavolo, c'è poi la proposta di ricevere il 75% dei proventi (il resto agli Stati) da una sorta di dazio (il Cbam) che verrà applicato ad alcuni prodotti particolarmente inquinanti, come acciaio e cemento, importanti dai Paesi extra Ue: da questo dazio, Bruxelles conta di guadagnare 1,5 miliardi all'anno tra il 2024 e 2028. 

La nuova leva finanziaria avanzata dalla Commissione è di sicuro la più complicata politicamente e riguarda le imprese europee: Bruxelles tiene a precisare che non si tratta di una nuova tassa, ma di un prelievo (provvisorio) sugli utili delle società che potrebbe portare 16 miliardi all'anno. Il prelievo non si applica alle società, ma viene pagato dagli Stati membri. 

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