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Sabato, 27 Aprile 2024
La missione / Ucraina

"I beni sequestrati ai russi per ricostruire l'Ucraina", la promessa di von der Leyen

Per Bruxelles servono 110 miliardi da qui al 2027 per aiutare Kiev. Ecco come la Commissione intende recuperare questi soldi

Finora sono stati uno dei nodi irrisolti delle sanzioni che l'Unione europea ha comminato alla Russia: i beni e gli asset congelati a Mosca e ai suoi oligarchi valgono oltre 20 miliardi di euro, ma non possono essere utilizzati. Anzi, in diversi casi per i Paesi Ue rappresentano un costo, come succede per esempio all'Italia con le spese di mantenimento del magayacht del magnate Andrey Melnichenko. Ma nei prossimi giorni, Bruxelles dovrebbe finalmente rivelare la chiave per mettere le mani su questo tesoretto e usarlo per finanziare gli aiuti e la ricostruzione dell'Ucraina.

Obiettivo: 110 miliardi

Lo ha annunciato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen nel suo intervento alla Conferenza di Londra per l'Ucraina. Ieri, la stessa leader Ue aveva presentato il piano di rimodulazione del suo bilancio, in modo da tenere conto degli sforzi economici necessari per continuare a sostenere al meglio Kiev. Secondo Bruxelles, servono 110 miliardi di euro da qui al 2027. Come coprire questa cifra? "Ieri ho proposto agli Stati membri dell'Ue di colmare il 45 per cento di questo divario, per un totale di 50 miliardi di euro per l'Ucraina", ha spiegato von der Leyen. Il resto dovrebbe arrivare dai "prestiti raccolti sui mercati dei capitali", sul modello di quanto la Commissione sta facendo per finanziare i Pnrr nazionali del Recovery fund, e per l'appunto dai " proventi dei beni russi immobilizzati".  

I fondi inutilizzati

Stando ai dati dello scorso febbraio, i Paesi Ue sono riusciti a congelare beni di privati russi per 21,5 miliardi di euro. Si sono poi le riserve della Banca centrale russa, su cui aleggia un velo di mistero. Secondo una stima ribadita da documenti ufficiali e autorevoli media come il Financial times, ci sarebbero 280 miliardi di euro detenuti nei Paesi del G7 e dell'Unione. Di questi, almeno due terzi si trovano nell'Ue. 

Finora, monetizzare questi proventi è stato pressoché impossibile, almeno per i governi. Per i beni privati, lo scoglio è rappresentato dai limiti di legge che non consentono di passare dal sequestro alla confisca, come avviene per esempio in Italia per i beni sottratti alla mafia. Colmare questo vuoto normativo non è semplice, come hanno avvertito il dicembre scorso gli esperti legali della Commissione. 

Gli interessi sulle riserve di Mosca

Per gli asset della Banca centrale russa, invece, l'Ue si trova di fronte a un paradosso: tali fondi stanno generando profitti non da poco, solo che ad accaparrarsene sono le società di deposito dei titoli, uno dei pezzi grossi del settore dell'alta finanza. L'arcano è stato svelato da una di queste società, la belga Euroclear, che detiene 180 miliardi di euro di risorse di Mosca. Solo nel primo trimestre del 2023, la società ha registrato un incasso pari a 734 milioni di euro grazie agli interessi maturati su questi fondi congelati. 

Chi guadagna dalle riserve russe congelate in Europa

Tra gli azionisti di Euroclear ci sono banche e assicurazioni, ma anche lo Stato belga, che ha promesso di girare all'Ucraina la sua quota di incasso da interessi (intorno ai 600 milioni, stando alle previsioni del governo). Bruxelles adesso potrebbe passare dall'impegno volontario, a una misura che tassi gli extra profitti delle riserve russe in Europa. Secondo i calcoli degli esperti della Commissione, il bottino sarebbe di 3,6 miliardi di euro all'anno per tre anni. Poco più di 10 miliardi in tutto. 

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