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Sabato, 27 Aprile 2024
Libertà di espressione a rischio / Francia

Sciolto il movimento per il clima: è accusato di "ecoterrorismo"

Il governo francese criminalizza il gruppo "Rivolta per la terra" dopo violenti scontri con la polizia. Protestano contro i grandi progetti infrastrutturali (come la Tav) che possono danneggiare l'ambiente

Ecologisti messi sullo stesso piano di islamisti radicali e nazionalisti di estrema destra, quindi banditi. Il governo francese ha deciso di sciogliere un movimento di attivisti per il clima a seguito di violenti scontri con la polizia che hanno provocato centinaia di feriti. Il gruppo, privo di una chiara leadership ma con oltre centomila sostenitori, promette di dare battaglia in tribunale rivendicando la legalità delle sue azioni, volte ad aumentare la sensibilità sulla grave crisi ambientale che sta stravolgendo tutto il mondo. La criminalizzazione operata dall'Eliseo non è isolata. Anche in Italia gli attivisti di movimenti come Extinction Rebellion stanno affrontando una vera e propria persecuzione giudiziaria, tra fogli di via, pedinamenti e una catena di processi.

Lotta ai mega-bacini idrici e contro la Tav

L'ultima azione del gruppo Les Soulèvements de la Terre (Rivolta della Terra) risale allo scorso fine settimana, quando i suoi sostenitori hanno tentato di bloccare la costruzione del tunnel ferroviario Lione-Torino (quello della Tav). Negli scontri una decina di poliziotti risultano feriti. Negli ultimi mesi la lista delle proteste è lungo e scorre lungo tutto l'Esagono francese. Ad aprile il movimento ambientalista aveva manifestato contro una nuova autostrada tra Castres e Tolosa nel sud del Paese per evitare danni ai terreni agricoli. A maggio contro uno svincolo autostradale nei pressi di Rouen, accusato di distruggere una foresta.

Altre azioni si sono svolte contro le miniere di sabbia e la costruzione di grandi bacini idrici, sui quali Emmanuel Macron ha investito in modo massivo per arginare i danni provocati dalla siccità. La protesta più importante è avvenuta a marzo proprio contro una diga a Sainte-Soline, nella Francia occidentale, destinata ad alimentare un mega-bacino da oltre 600 milioni di euro. In quel caso gli scontri con la polizia sono stati particolarmente violenti, provocando centinaia di feriti e due persone in coma. Il ministero dell'Interno in quella occasione ha accusato il movimento di "incitamento e partecipazione al sabotaggio e alla distruzione materiale".

Le motivazioni del governo

Prima della decisione di scioglimento, sono finiti in manette 18 membri del movimento distribuiti in tutto il Paese. "Nessuna causa può giustificare gli atti particolarmente numerosi e violenti richiesti e provocati da questo raggruppamento", ha affermato il ministro dell'Interno Gérald Darmanin, che già aveva definito gli attivisti degli "ecoterroristi". Il portavoce del governo francese Olivier Véran ha sottolineato: "Non è la libertà di espressione o di manifestazione che è in questione" ma "l'uso ripetuto della violenza contro la proprietà e le persone", reputato non legittimo in un Paese "governato dallo stato di diritto".

Sciogliere un fantasma

La grossa difficoltà per le istituzioni francesi deriva dal fatto che il gruppo, nato nel 2021, è privo di qualunque identificazione giuridica, non risultando né un'associazione né un'organizzazione non governativa (ong). Inoltre manca una struttura di leadership chiara, quindi complesso segare i vertici, sperando che la base demorda.

Di fatto il governo ha sciolto un gruppo fantasma, privo di esistenza legale. Non è la prima volta che Parigi opera nei confronti di associazioni reputate pericolose. Da quando è presidente Emmanuel Macron (anno 2017), 33 associazioni sono state delegate, ma i gruppi presi di mira erano soprattutto quelli di estrema destra e movimenti islamisti. Si tratta del primo caso però in cui viene criminalizzato l'attivismo climatico.

Atti di polizia sproporzionati

Rispetto alla repressione operata dal governo francese nei confronti del movimento si era scomodato anche Michel Forst, il relatore speciale delle Nazioni Unite per i difensori dell'ambiente, contrario a paragonare gli ecologisti ai terroristi e definendo "ampiamente sproporzionata" la risposta violenta delle forze dell'ordine. Le azioni di Les Soulèvements de la Terre non sono isolate. In Europa si sta diffondendo, soprattutto tra i giovani, una peculiare forma di radicalizzazione di persone stanche delle risposte lente e parziali di politica e aziende rispetto ai cambiamenti climatici, a loro volta repentini e a tratti feroci. Pensiamo a gruppi che imbrattano le opere d'arte con vernici lavabili, bloccano il traffico o sgonfiano le ruote dei Suv. Tutte azioni che possiamo definire pacifiche, ma che scatenano repressioni sempre più violente.

Bavagli

Anche se il gruppo non ha un'affiliazione politica definita, i Verdi e la Sinistra francese si sono esposti per contestare la scelta di Darmanin. "Nel bel mezzo di una crisi ecologica, il governo ha scelto di criminalizzare coloro che lottano per la vita sulla Terra", ha dichiarato l'eurodeputata ecologista Marie Toussaint, ma "è il clima che deve essere salvato, non la rivolta contro di esso!". Anche Jean-Luc Mélenchon, leader del partito di sinistra La France Insoumise, ha chiesto di ascoltare gli attivisti e di non "reprimerli come i terroristi che non sono".

Alla notizia il movimento ha rilasciato una dichiarazione definendo la scelta del governo "politicamente motivata" e "un tentativo inaccettabile di imbavagliare la libertà di espressione". Sul suo sito, vantando i suoi oltre 110mila aderenti e 118 organizzazioni locali, il gruppo si dichiara un "grande movimento di resistenza", che non ha intenzione di cedere. E quasi ringrazia il governo francese per la visibilità che la decisione dello scioglimento gli sta dando.

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