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Sabato, 20 Aprile 2024
Il pressing / Ucraina

Zelensky: "Negoziati di adesione entro l'anno per motivare le truppe". Ue: "Serve unanimità"

Il leader ucraino ha detto al presidente del Consiglio europeo: "Quando dico entro l'anno intendo entro l'anno". Von der Leyen: "Non c'è scadenza rigida, ma state procedendo in modo impressionante"

L'Ucraina vuole che i negoziati di adesione all'Unione europea possano iniziare entro quest'anno "per motivare noi ma anche le nostre truppe che stanno combattendo". Lo ha detto il presidente Volodymyr Zelensky nella conferenza stampa dopo il suo intervento al Vertice Ue. Al suo fianco c'erano il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, e quella della Commissione, Ursula von der Leyen, entrambi hanno fatto ogni tipo di complimenti al Paese per gli "impressionanti" progressi fatti in poche settimane nelle riforme richieste da Bruxelles per avviare le trattative.

E così nel rispondere a una domanda dei giornalisti sulle sue aspettative il leader ucraino si è lanciato in un siparietto in cui ha spiegato in maniera chiara quali sono le sue aspettative. "Penso di aver sentito, ma forse ho voluto sentire o forse chiediamo troppo, penso di aver sentito che dopo i risultati delle raccomandazioni potremo aprire il dialogo sul nostro futuro nell'Ue", ha esordito, per poi dire sorridendo ai due leader Ue: "La mia domanda è per entrambi", perché sul punto "abbiamo bisogno di unità". "Abbiamo bisogno", che i negoziati di adesione inizino "quest'anno per motivarci ma anche per motivare il nostro esercito, che sta combattendo contro la Russia. Per dirgli per cosa stiamo combattendo. Per la sovranità dell'Ucraina, per i nostri bambini, ma anche per l'adesione all'Unione europea". ha affermato il presidente.

A quel punto si è poi rivolto a Michel a cui ha detto, sempre sorridendo ma in maniera chiara: "Charles quando dico quest'anno, io intendo quest'anno: il 2023". La risposta del presidente del Consiglio europeo è stata a quel punto diplomatica ma chiara: "Sento la responsabilità ma è una decisione che richiede l'unanimità, faremo del nostro meglio". E l'unanimità dei Ventisette in materia non sarà certo raggiunta molto facilmente, anche se la Commissione nel suo assestamento della situazione tra qualche mese dicesse che tutte le riforme sono state attuate nel modo giusto, qualche Paese, come ad esempio l'Ungheria ma non solo, potrebbe comunque chiedere più tempo, perché mai nessun Paese ha avuto un processo di adesione tanto veloce come quello che prospetta Zelensky.

Von der Leyen, che pure si era sbracciata per fare i complimenti all'Ucraina, ha ricordato di essere tedesca ed è stata più razionale e meno retorica nella sua risposta sul tema, sostenendo che "non siamo di fronte a una scadenza rigida", il processo di adesione all'Ue è "basato sui meriti, quindi spetta al Paese candidato decidere fin dove arrivare e a quale ritmo raggiungere gli obiettivi". Insomma va bene concedere scorciatoie per l'emergenza scatenata dalla guerra, ma Kiev deve rispettare tutte le richieste arrivate dall'Europa se vuole una speranza di aderire davvero al blocco europeo. E i passi seguenti sono settati. "Ci sarà una relazione orale in primavera, ma il grande obiettivo è mostrare i progressi e la storia dei progressi e delle riforme nel report scritto sull'allargamento", ha aggiunto. La presidente ha riconosciuto però che l'Ucraina sta procedendo "in modo impressionante nel suo percorso verso l'Ue" e ha promesso: "Da adesso in poi la strada potrà essere ancora difficile ma posso garantire che saremo al vostro fianco ogni singolo istante".

Gli ultimi Paesi che hanno ottenuto l'inizio dei negoziati di adesione all'Unione europea, lo scorso luglio, sono stati Albania e Macedonia del Nord. La prima è stata ufficialmente candidata nel 2014 (dopo aver presentato la domanda nel 2009) e l'altra nel 2005 (dopo aver presentato la domanda quasi due anni prima). Questo significa che da quando hanno ottenuto lo status di candidato a quando le trattative sono effettivamente iniziate sono passati otto e dieci anni. Kiev, che ha ottenuto lo status di candidato solo lo scorso giugno (dopo appena quattro mesi dalla presentazione della domanda), punta a ottenere lo stesso risultato in meno di due.

Ma non sarà facile, perché al di là delle frasi d circostanza e degli incoraggiameni l'Ucraina non solo è un Paese ancora in guerra, ma ha anche profonde lacune da colmare sul fronte della democrazia e dello stato di diritto. Quando a giugno la Commissione ha dato a Kiev il via libera allo status di candidato, ha messo in chiaro una serie di sette condizioni da soddisfare per far avanzare il processo: la riforma della giustizia, la legge "anti oligarchi", la lotta alla corruzione e al riciclaggio, la difesa delle minoranze e il pluralismo dei media.

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