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Mercoledì, 17 Aprile 2024
Gafam

L’Ue vuol far pagare a Netflix e Youtube i costi delle infrastrutture digitali

I big del web occupano oltre il 50% della banda mondiale. La protesta degli operatori delle telecomunicazioni, tra cui Vodafone, accolta da Bruxelles

La Commissione europea si è data un nuovo compito: far pagare i giganti del web per il loro uso delle infrastrutture digitali. L’annuncio arriva a seguito delle denunce degli operatori di telecomunicazioni dell'Ue, tra i quali compare anche Vodafone, che lo scorso novembre, in una lettera aperta ai regolatori europei, hanno espresso la loro insoddisfazione.

Gli operatori hanno chiesto "un forte sostegno politico per garantire che l'azione normativa guidi gli investimenti nelle reti Gigabit, che richiederanno altri 300 miliardi di euro di investimenti". Gli operatori hanno bisogno di aggiornare le loro infrastrutture (hardware, software, servizi, ecc.) per fornire sempre più capacità e larghezza di banda (la quantità massima di dati che è possibile inviare attraverso il percorso di comunicazione entro un secondo).

"Una manciata di operatori occupa da sola più del 50 per cento della larghezza di banda mondiale. È giunto il momento di riorganizzare l'equa remunerazione delle reti. Dopo il Dsa e il Dma, questa è ora una delle principali aree di lavoro nel nostro spazio digitale", ha scritto su Twitter Thierry Breton, Commissario europeo per il mercato interno.

A pagare dovrebbero essere i cosiddetti Gafam (Google, Facebook, Amazon, Apple, Microsoft) e Netflix che insieme hanno generato più del 55 per cento di tutto il traffico delle reti di telecomunicazione, ma non hanno dato alcun contributo finanziario allo sviluppo delle reti nazionali.

Etno (European Telecommunications Network Operators), la lobby europea delle telecomunicazioni, vorrebbe ristabilire l'equilibrio con "contributi significativi dei giganti della tecnologia”. "Gli operatori di rete hanno investito più di 500 miliardi di euro negli ultimi 10 anni nello sviluppo delle loro reti di telecomunicazione fisse e mobili in Europa. Ma tutti stanno contribuendo alla loro giusta quota?", ha dichiarato Etno.

Il gruppo ha pubblicato uno studio che mostra che Meta, Alphabet, Apple, Amazon, Microsoft e Netflix hanno rappresentato oltre il 56 per cento di tutto il traffico dati globale l'anno scorso. Lo studio ha detto che un contributo annuale di 20 miliardi di euro ai costi di rete da parte dei giganti di internet potrebbe dare una spinta di 72 miliardi di euro all'economia dell'Ue.

In un'intervista rilasciata a Les Echos, Thierry Breton ha dichiarato: " Le regole che sono state in vigore per vent'anni sono ormai obsolete e gli operatori non ottengono più un giusto ritorno sui loro investimenti. Dobbiamo riorganizzare la giusta remunerazione delle reti".

Per il momento non è chiaro in che modo l’Ue voglia implementare la legislazione e molte questioni sono ancora aperte. Far pagare contributi a poche grandi società, spiega Euractiv, potrebbe non essere facile da conciliare con il principio della neutralità della rete, che richiederebbe che ogni operatore online contribuisca ai costi dell'infrastruttura internet in base al proprio utilizzo della rete. Una soluzione del genere sarebbe probabilmente impraticabile a causa della burocrazia.

Le reazioni delle piattaforme non hanno tardato ad arrivare. Christian Borggreen, vicepresidente dell'associazione commerciale tecnologica Ccia ha dichiarato che Far pagare i fornitori di contenuti equivarrebbe a un doppio guadagno: “Sarebbe come se le aziende energetiche cercassero di riscuotere dai produttori di elettrodomestici il corrispettivo per l'uso di energia delle lavatrici, mentre ai consumatori viene già addebitata l'effettiva quantità di energia utilizzata per fare il bucato".

Google e Facebook hanno investito sempre più nella distribuzione di cavi sottomarini, poiché gli operatori di telecomunicazioni non riuscivano a tenere il passo con l'esplosione della domanda globale di dati che le due aziende hanno contribuito a creare. Far pagare alle aziende tecnologiche un extra per l'utilizzo delle reti di proprietà delle telecomunicazioni potrebbe incentivarle ulteriormente a creare una propria infrastruttura Internet.

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