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Sabato, 20 Aprile 2024
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Dopo il Covid, Oxford lavora al vaccino contro l'Hiv: via alle sperimentazioni

La ricerca finanziata dalla Commissione europea coinvolgerà inizialmente 13 adulti negativi al virus, ai quali verranno somministrate due dosi. Anche un’italiana nel team dei ricercatori

Un successo tira l’altro. L’Università di Oxford, partner della casa farmaceutica AstraZeneca nello sviluppo del vaccino anti-Covid, ha iniziato le sperimentazioni di un nuovo farmaco. Questa volta i ricercatori britannici stanno lavorando contro l’Hiv, il virus dell'immunodeficienza umana trasmissibile anche durante un rapporto sessuale non protetto. 

La prima fase di sperimentazione, hanno rivelato i media britannici, coinvolgerà 13 adulti negativi all’Hiv, di età compresa tra 18 e 65 anni e considerati non ad alto rischio di infezione. I soggetti selezionati riceveranno inizialmente una dose del vaccino anti-Hiv, e dopo quattro settimane verrà somministrata un'ulteriore dose di richiamo. Gli adulti sieropositivi saranno coinvolti nelle fasi successive della sperimentazione.

La ricerca messa in campo dal prestigioso ateneo inglese e dall’istituto Jenner fa parte della European Aids Vaccine Initiative, un progetto collaborativo internazionale di ricerca finanziato dalla Commissione europea. Dopo i primi test condotti in Regno Unito, si prevede una fase di sperimentazione da condurre nel resto d’Europa, in Africa e negli Usa.

Attualmente, la prevenzione dell'Hiv si concentra in gran parte sull'uso del preservativo e di farmaci antiretrovirali utilizzati prima dell’esposizione alla patologia. L'Università di Oxford ha affermato che il suo candidato al vaccino sarebbe la “soluzione migliore” per porre fine all'epidemia di Aids. I ricercatori sperano di ottenere risultati entro aprile 2022.

Il professor Tomas Hanke, professore di immunologia vaccinale presso l'Istituto Jenner e ricercatore capo dello studio, ha spiegato che “il ritmo del declino delle nuove infezioni da Hiv non è riuscito a raggiungere l'obiettivo prioritario concordato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2016: meno di 500.000 nuove infezioni all'anno nel 2020”. “Anche nel più ampio contesto di aumento del trattamento e della prevenzione con gli antiretrovirali, un vaccino contro l'Hiv rimane la soluzione migliore e probabilmente un componente chiave per qualsiasi strategia pensata per porre fine all'epidemia di Aids".

Nel team di scienziati c’è anche l’italiana Paola Cicconi, anche lei membro dell'Istituto Jenner e capo ricercatrice dello studio. “Raggiungere la protezione contro l’Hiv - ha detto Cicconi - è estremamente impegnativo”. Per questo “è importante sfruttare il potenziale protettivo sia degli anticorpi” che di altri componenti “del sistema immunitario”.

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