Via libera alla stretta su Airbnb: chi affitta obbligato a dichiararlo allo Stato
Intesa tra governi Ue e Parlamento sulle nuove regole che intendono contrastare il far west negli affitti brevi. Occhi puntati sui proprietari
Obbligo di registrazione degli host e condivisione con le autorità locali dei dati sui pernottamenti. Sono due delle principali misure contenuti nel nuovo regolamento Ue che intende mettere fine al far west nel mercato degli affitti a breve termine, dominato da piattaforme come Airbnb, Booking o Expedia. La legge, che ha avuto il via libera degli Stati membri e del Parlamento europeo, ha come obiettivo primario quello di dare alle amministrazioni locali gli strumenti per poter agire sui problemi connessi al boom di alloggi destinati ai viaggiatori nelle città, in particolare quelle più turistiche.
Tale boom è considerato tra i fattori principali dell'aumento dei prezzi degli affitti, che li ha resi in molti casi inarrivabil per buona parte dei cittadini (si pensi al caso di Barcellona), oltre che la causa della gentrificazione "turistica" di interi quartieri che ha messo spesso uno contro l'altro proprietari di case e residenti. Mettere ordine nel far west spetta agli amministratori locali, i quali però lamentano la difficoltà di riuscire a reperire le informazioni necessarie per pianificare i loro interventi. Il regolamento Ue dovrebbe facilitare proprio questa ricerca di informazioni: le norme prevedono che i proprietari siano obbligati a registrare ogni loro immobile utilizzato per affitti brevi su un apposito sito web creato a livello nazionale.
La procedura di registrazione online dovrebbe essere gratuita o al massimo a un costo proporzionato. Una volta completata la procedura, gli host riceveranno un numero di registrazione che consentirà loro di affittare il proprio immobile attraverso le piattaforme come Airbnb o Booking. "Le autorità competenti conosceranno l'identità dell'ospite e potranno verificare le sue informazioni", scrive il Parlamento europeo.
Le piattaforme online, dal canto loro, dovranno garantire che il numero di registrazione dell'host consenta agli utenti di identificare l'immobile presente nell'annuncio e che le informazioni fornite siano affidabili e complete. Le piattaforme dovranno compiere "sforzi ragionevoli" per condurre controlli casuali su queste informazioni ed evitare abusi e truffe. Le autorità competenti possono sospendere i numeri di registrazione, chiedere alle piattaforme di rimuovere elenchi illegali o imporre sanzioni a piattaforme o host non conformi.
In base al regolamento concordato a Bruxelles, gli Stati membri istituiranno un unico punto di accesso digitale per ricevere dati dalle piattaforme sull'attività dell'host (ad esempio indirizzo specifico, numero di registrazione corrispondente, url dell'elenco) su base mensile. Un regime meno oneroso è previsto per le micro e piccole piattaforme con una media di 4.250 inserzioni o meno. "Questi dati verranno utilizzati per compilare statistiche e consentire alle autorità pubbliche di valutare meglio la situazione sul campo e migliorare i servizi turistici nella loro zona", spiega ancora il Parlamento.
"Le città sono alle prese con un'esplosione di affitti per vacanze illegali - dice l'eurodeputata dei Verdi, Kim Van Sparrentak - Ciò mette sotto pressione la vivibilità e l'accessibilità economica delle città di tutta Europa. Fino ad ora, le piattaforme di noleggio si sono rifiutate di farlo. condividere i dati, rendendo difficile l'applicazione delle normative locali. Fortunatamente, questa legge mette fine a tutto ciò e restituisce maggiore controllo alle città. Stiamo dimostrando che non sono le grandi aziende tecnologiche, ma le città stesse a determinare le regole", conclude la parlamentare ecologista.
Il regolamento adesso tornerà al Parlamento europeo e al Consiglio degli Stati membri per il via libera definitivo. Una volta promulgata la legge, i Paesi avranno 24 mesi per attuarla sui loro territori.