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Sabato, 20 Aprile 2024
Lavoro

Spostare la sede all'estero per evitare le tasse? L'Ue vuole vietarlo. E impone la registrazione online

Dalla Commissione europea una proposta di legge per introdurre regole armonizzate sul trasferimento, la fusione e la riorganizzazione delle imprese. L'obiettivo è evitare gli abusi, ma non i casi come quello dell'Embraco 

Impedire il trasferimento di imprese da uno Stato Ue all'altro al “solo” scopo di evitare tasse più alte e la tutela dei diritti dei lavoratori in caso di delocalizzazione. Sono gli obiettivi della proposta di legge avanzata dalla Commissione europea per introdurre regole volte, da un lato, a impedire abusi come il cosiddetto “shopping fiscale”, e dall'altro a semplificare e facilitare il trasferimento di imprese nell'interesse del business abolendo gli ostacoli amministrativi “eccessivi”. Tra questi, le difficoltà o l'impossibilità di registrare una nuova impresa online, modalità che attualmente esiste solo in 17 paesi membri. 

Stop allo shopping fiscale

L'obiettivo Ue è definire regole comuni per i trasferimenti delle imprese prevedendo "delle salvaguardie anti-abusi allo scopo di evitare accordi che aggirino le norme fiscali, mettano in discussione i diritti dei lavoratori o gli interessi di creditori o azionisti di minoranza", indica la Commissione. Se ci fosse un abuso, lo Stato dal quale un'azienda si trasferisce può bloccare il trasferimento. Ma sia chiaro: il diritto al trasferimento è garantito. 

Una recente sentenza della Corte di giustizia dell'Ue ha chiarito che la libertà di stabilimento include pienamente la liberà di "conversione" in una società di un altro Stato membro a patto che siano rispettati i requisiti dello Stato di destinazione. La conversione in un'impresa di un altro Stato avviene quando una società si fonde, si divide o si trasferisce dal luogo in cui è registrata senza passare per la liquidazione e senza perdere la personalità giuridica. Ciò, però, deve avvenire senza ledere i diritti e gli interessi di lavoratori, azionisti, creditori e impedendo che siano seguite procedure "artificiose" per definire accordi "inclusi quelli che puntano a ottenere vantaggi fiscali indebiti". Questi sono considerati abusi. Non vengono contrastate le delocalizzazioni produttive in quanto tali. Come quella, per esempio, dell'Embraco dall'Italia alla Slovacchia.

I diritti dei lavoratori

In altre parole, sarà consentito spostare lo stabilimento che produce determinati prodotti da un paese all'altro dell'Ue, ma non sarà possibile, per esempio, spostare la sede fiscale in Lussemburgo mentre si continua a produrre in Belgio. “Queste norme devono sostenere il principio secondo cui le imposte vanno pagate laddove vengono realizzati i profitti, tutelando al contempo il mantenimento degli standard sociali”, dice Udo Bullmann, capogruppo dei socialdemocratici al Parlamento europeo. 

Sugli standard sociali, la proposta della Commissione indica che qualora la nuova sede si trova in uno Stato in cui determinati diritti dei lavoratori non sono tutelati come nel paese in cui si aveva la vecchia sede, il trasferimento puo' essere bloccato. In questo campo, la proposta resta fumosa e si capirà di più nei prossimi negoziati tra l'esecutivo Ue, gli Stati membri e il Parlamento europeo. Gli eurodeputati socialdemocratici annunciano battaglia su tale punto: “Qualsiasi trasferimento dovrebbe coinvolgere i lavoratori della società, consultandoli e coinvolgendoli appieno nel processo”, dice Sylvia-Yvonne Kaufmann, portavoce S&D. 

Meno burocrazia

Lotta agli abusi, ma anche più facilitazioni a trasferirsi all'interno del mercato unico. La proposta comunitaria prevede, infatti, meno oneri burocratici quando ci si sposta legittimamente da uno Stato membro all'altro. Un minore carico che potrebbe comportare risparmi tra i 176 e i 280 milioni in 5 anni.  "La registrazione online - dice la commissaria Ue alla Giustizia Vera Jourova - in media richiede la metà del tempo di quella cartacea ed è anche tre volte più economica. Per renderla più semplice, faremo sì che le società dovranno fornire le stesse informazioni solo una volta. Sembrerebbe ovvio, ma spesso non è così in pratica, specie se è coinvolta più di un'autorità”.

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