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Venerdì, 29 Marzo 2024
Ambiente

“Germania e Regno Unito esportano illegalmente rifiuti di plastica in Turchia”: l'accusa di Greenpeace

Ankara rischia di diventare la discarica d'Europa dopo che la Cina ha detto basta alle importazioni di scarti plastici dall'Ue. Dopo l'inchiesta di Report sul traffico illegale di immondezza dalla Campania alla Tunisia, un altro episodio mette in crisi l'identità ambientalista del Vecchio Continente

Dai sacchetti della catena Tesco agli snack alle nocciole che si trovano solo sugli scaffali del Regno Unito, passando per i marchi della grande distribuzione tedesca, come Lidl e Aldi. Un’inchiesta dell’organizzazione ambientalista Greenpeace ha smascherato l’esportazione illegale di rifiuti in plastica provenienti dalla Germania e dal Regno Unito che vengono scaricati e bruciati in tutta la Turchia meridionale. Il rapporto curato dagli attivisti include foto di imballaggi alimentari britannici ammassati in pile di plastica ritrovate ancora fumanti a oltre tremila chilometri di distanza dai negozi in cui i prodotti vengono venduti, consumati e gettati nell’immondezza. 

Gli scarti esportati

I rifiuti sono stati ritrovati in dieci siti sparsi per la provincia di Adana, nel sud-ovest della Turchia. Gli imballaggi arrivati clandestinamente comprendono sacchetti di plastica di sette dei dieci principali supermercati del Regno Unito come Lidl, M&S, Sainsbury's e Tesco. La plastica tedesca include invece buste della catena Rossmann e confezioni di marchi alimentari come Snack Wurfel e Ja!.

Il Paese-discarica

“Come mostrano queste nuove prove, i rifiuti di plastica provenienti dall'Europa alla Turchia rappresentano una minaccia ambientale e non un'opportunità economica”, è la denuncia di Nihan Temiz Atas, attivista turca e responsabile biodiversità per Greenpeace Mediterraneo. “Ogni giorno - sostiene Temiz - circa 241 camion di rifiuti di plastica arrivano in Turchia da tutta Europa”. Un ammontare che “ci travolge” e che assegna al Paese il triste primato: “Siamo la più grande discarica di rifiuti di plastica in Europa”. 

Il precedente italo-tunisino

Quello dei rifiuti europei rinvenuti a migliaia di chilometri di distanza dal luogo d’origine non è di certo un caso isolato, come dimostrato dalla recente inchiesta della trasmissione Report, andata in onda lunedì sera su Rai 3, che ha approfondito il traffico illegale di carichi denunciati alla dogana come rifiuti plastici, ma contenenti scarti della raccolta differenziata della provincia di Salerno. Come riportato in precedenza da Stefano Liberti e Angelo Mastrandrea su Internazionale, "quello che emerge è un reticolo fitto di abusi, dichiarazioni false, permessi accordati da enti non autorizzati a rilasciarli, violazioni delle procedure sia in Tunisia sia in Italia”.

La contraddizione Ue

Abusi di questo tipo sono diventati ancor più evidenti da quando la Cina ha detto basta alle importazioni di rifiuti in plastica ‘made in Europe’, lasciando il Vecchio Continente alle prese della sua stessa immondizia. Che, al netto dell’ambientalismo in voga in Europa, continua a rappresentare una minaccia all’ecologia da non sottovalutare. Secondo un recente rapporto della Corte dei conti europea, l'Europa non solo ha fatto pochi progressi nel riciclaggio della plastica, ma è troppo dipendente dall'export nei Paesi terzi dei rifiuti che non riesce a recuperare (o a mandare in discarica). E siccome i sistemi di smaltimento di questi Paesi sono decisamente più inquinanti di quelli presenti in Ue, il risultato è che l'export europeo produce una mole di emissioni di Co2 che contrasta con la bandiera di leader dell'ambientalismo che Bruxelles sventola da qualche anno. 

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