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Giovedì, 18 Aprile 2024
Ambiente

La Norvegia guarda al passato puntando tutto sul petrolio. E gli ambientalisti le fanno causa

Oslo non ferma le trivelle e continua a sfruttare il settore energetico più redditizio. Gli ecologisti sperano di replicare il successo contro l’olandese Shell

Niente stop alle trivelle. Una coalizione di associazioni in difesa del clima hanno chiesto alla Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) di pronunciarsi contro i piani della Norvegia, intenzionata ad insistere nella produzione di petrolio e gas fino a quando le riserve lo consentiranno. “L'obiettivo principale della politica petrolifera del Governo, cioè quello di facilitare la produzione redditizia a lungo termine nell'industria del petrolio e del gas, rimane invariato”, ha risposto a muso duro Tina Bru, ministra dell’Energia del Governo di Oslo. 

Gli accordi di Parigi 

Una posizione che va contro le raccomandazioni dell'Agenzia internazionale per l'energia (Aie), che di recente ha esortato i leader di tutto il mondo ad accantonare da ora in avanti ogni nuovo progetto esplorativo di fonti fossili per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi, come stabilito dall'Accordo di Parigi. Di qui la causa di fronte ai giudici di Strasburgo intentata da sei persone di età compresa tra i 20 e i 27 anni, nonché da Greenpeace e dai Giovani amici della Terra. 

La determinazione di Oslo

Nonostante la reazione degli ambientalisti, secondo il quotidiano "Verdens Gang", le autorità norvegesi non sono ancora pronte a dire quando il Paese interromperà la produzione di petrolio. "Intendiamo ridurre le emissioni, ma non congelare lo sviluppo”, ha affermato la premier Erna Solberg. “La produzione di petrolio avviene sulla piattaforma norvegese da 50 anni” e  “man mano che le risorse diventeranno più scarse, questa attività andrà gradualmente riducendosi”, ha aggiunto la premier.

Un settore strategico

Il Governo di Oslo mira a ridurre le sue emissioni di gas serra tra il 50 e il 55% entro il 2030, per poi avvicinarsi alla neutralità climatica nel 2050. A complicare la transizione ‘green’ è l’importanza economica del settore energetico. Il petrolio è infatti la principale fonte di ricchezza del Paese, contando per il 42% sulle sue esportazioni e dando lavoro a 200mila persone.

Il precedente

Gli ambientalisti che hanno intentato la causa sperano di seguire le orme degli ecologisti dei Paesi Bassi, che di recente hanno vinto in tribunale contro la Shell, alla quale è stato ordinato di ridurre le proprie emissioni. Ma quell’azione è stata decisa da giudici nazionali, mentre in questo caso gli ambientalisti si rivolgono alla Corte Cedu, i cui poteri sono limitati. 

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