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Giovedì, 28 Marzo 2024
Lavoro

Per il governo l'Italia si affida all'insegnante di sostegno, così diamo ragione a Rutte e ai frugali

Ancora una volta nel momento della difficoltà la politica abdica al suo ruolo e si affida ai tecnici, ammettendo di non essere capace di gestire i soldi del Recovery Fund. Una cosa del genere in Germania sarebbe impensabile, perciò in Europa non saremo mai una forza trainante

Il tempo dell'Italia che si fa rispettare in Europa, dell'Italia che dà lezioni al mondo su come gestire la pandemia di coronavirus, dell'Italia che si siede al tavolo del Consiglio europeo e detta le sue condizioni sul Recovery Fund è finito, si torna alla realtà. Abbiamo avuto il nostro breve momento di gloria, ce lo siamo goduti e ci siamo ringalluzziti. Abbiamo brevemente sfogato la nostra rabbia contro i cattivoni del nord, Mark Rutte e la sua cricca di Frugali, quelli che non volevano sborsare i soldi per aiutarci ad uscire dalla crisi, perché non si fidavano di noi italiani che siamo spendaccioni e non sappiamo gestire la cosa pubblica. Gliel'abbiamo fatta vedere noi a quei mangia patate.

Giuseppe Conte, novello salvatore della Patria, a braccetto con Angela Merkel ha imposto la solidarietà a Bruxelles, e ne hanno tratto vantaggio tutti i Paesi mediterranei, anche se nessuno come noi. Ah quanto ci siamo sentiti importanti. Ma ora basta, abbiamo sognato per un po' e adesso è il momento di svegliarsi. Siamo sempre noi, quelli rappresentati da dei 'diversamente capaci' che nel momento della difficoltà non sanno fare altro che chiedere l'aiuto dell'esperto, come in “Chi vuol essere milionario?”. In questo caso il programma si chiama “Chi non vuole perdere i soldi del Recovery Fund?”. E come avvenne già con la scelta di Mario Monti da parte di Giorgio Napolitano, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, segue la strada tracciata dal suo predecessore e visto che i parlamentari non sono in grado di trovare una soluzione politica, ha deciso di chiamare l'insegnante di sostegno, per aiutarli con lo studio delle materie europee dato che loro sono destinati alla sicura bocciatura. E non ha scelto un nome qualunque, ma quello di un banchiere, anzi il banchiere per eccellenza: l'ex governatore della Banca d'Italia ed ex presidente di quella centrale europea, l'uomo del bazooka del Qe, del “whatever it takes”, Super Mario Draghi. Si può pensare a un tecnico più tecnico di questo?

E i primi che ne saranno felici sono proprio i tanto odiati frugali, gli olandesi in testa (che tra l'altro andranno tra un mese alle urne, altra cosa che noi non abbiamo il coraggio di fare, un po' perché abbiamo paura del cornavirus, un po' perché abbiamo paura di noi stessi e di quello che potrebbe succedere). L'olandese Rutte, l'austriaco Sebastian Kurz e la danese Mette Frederiksen staranno stappando una bottiglia del loro miglior vino (o birra più probabilmente, che ne capiscono di vino questi?). Altro che sforare i limiti, sprecare i fondi, spendere male. Con Draghi alla testa del governo la Commissione europea non perderà neanche tempo a studiarli i nostri bilanci e i piani per la spesa dei 750 miliardi del Recovery Fund (e magari anche del Mes, che non sarà più un tabù). Tutto sarà fatto come se fosse stato deciso direttamente a Bruxelles.

Qualcuno riesce a immaginare una cosa del genere in Germania? La Cdu di Merkel che dice “no ci spiace ragazzi, non riusciamo a trovare una accordo per il governo. Eh lo so, ci abbiamo provato, ma quel cattivone di Mattheus Renzen non vuole sentire ragioni, quindi mi sa che è meglio sostenere un esecutivo guidato da Jens Weidmann, il governatore della Deutsche Bundesbank. Lui è bravo, di 'ste cose europee ne capisce”. Fantascienza. Ma non per noi italiani. Noi ogni volta che non riusciamo a sbrogliare una matassa ci affidiamo al tecnico di turno, senza neanche vergognarci. Per i deputati tanto c'è solo da guadagnare, in fondo di ogni cosa che dovesse fare un governo tecnico i partiti se ne laveranno le mani. Come fecero con la riforma delle pensioni di Elsa Fornero, la 'cattivissima Fornero', una riforma che oggi nessuno ha il coraggio di intestarsi (anche se poi in Parlamento a votarla ci stavano i politici e non i tecnici). Ancora un volta insomma ci avviamo a dimostrare il nostro (poco) valore in Italia e in Europa. Saremo anche un membro fondatore dell'Ue, ma non ne saremo mai una forza trainante.

Le opinioni contenute in questo articolo riflettono il pensiero dell'autore, non del network CityNews

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