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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Ema smentisce Pfizer: “Seconda dose a 42 giorni dalla prima? Non è un problema”

Secondo gli esperti Ue, tardare il richiamo oltre i 21 giorni previsti dalla casa farmaceutica non mette a repentaglio l'efficacia e la sicurezza del vaccino. Ma l'azienda aveva scoraggiato le autorità italiane a prendere tale decisione

Somministrare la seconda dose del vaccino Pfizer-BioNTech a 42 giorni dalla prima iniezione non “creerebbe un grosso problema”. A smentire quanto sostenuto dai vertici di Pfizer è Marco Cavaleri, capo della strategia vaccinale dell’Agenzia europea per i medicinali. Nei giorni scorsi, di fronte all’ipotesi allo studio delle autorità italiane di tardare la seconda dose, la direttrice di Pfizer Italia, Valeria Marino, aveva scoraggiato tale provvedimento perché “il vaccino è stato studiato per una seconda somministrazione a 21 giorni”.

La posizione di Pfizer

Intervistata da Sky Tg24, Marino aveva precisato che al momento “non abbiamo dati su di un più lungo range di somministrazione”. Quella di tardare la seconda dose sarebbe dunque stata “una scelta fatta dal Comitato tecnico scientifico, che ha delle sue basi, e osserveremo quello che succede”. “Come direttore Pfizer - avvertiva Marino - dico però di attenersi a quello che è emerso dagli studi clinici perché questo garantisce i risultati che hanno permesso l’autorizzazione”. Una tesi smentita dall’Ema,

La smentita

"La raccomandazione nelle informazioni del prodotto parlano di un intervallo di tre settimane perché è ciò che è stato studiato nei test clinici che hanno portato all'approvazione di questo vaccino”, ha spiegato Cavaleri nel corso di un incontro con la stampa. Tuttavia, ha precisato l’esperto italiano, “è importante sottolineare che nei test clinici la seconda dose era autorizzata in una finestra fino a 42 giorni e in alcuni casi il richiamo è stato fatto oltre le tre settimane e nell'intervallo, ovviamente, dei 42 giorni”. Per questo motivo “tali aspetti sono riportati nelle informazioni sul prodotto e perciò possiamo considerare che somministrare la seconda dose in un intervallo prolungato fino a 42 giorni non sarebbe una deviazione dalla raccomandazione e non verrebbe considerato come un uso del vaccino fuori dalle condizioni autorizzate”, ha concluso l’esperto.

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