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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Donne al comando, ecco perché le quote rosa sono necessarie per l'economia

Uno studio condotto da due ricercatrici della City Business School di Londra mette nero su bianco gli effetti positivi delle sanzioni alle società private dominate da soli uomini. Ed evidenzia che la presenza femminile fa bene alle imprese

Per permettere alle donne di ricoprire i posti di comando che si meritano è ancora oggi necessario sanzionare le società dominate da soli uomini. È quanto emerge da un nuovo studio che dimostra l'importanza della diversità per il buon funzionamento degli organi di governo societario delle imprese. Quando queste ultime sono obbligate - per via delle norme vincolanti e sistemi sanzionatori - ad avere una rappresentanza femminile significativa nel proprio consiglio di amministrazione, ottengono maggiore diversità e più competenze, rispetto a quelle dei Paesi europei che si limitano a promuovere iniziative volontarie. Il Regno Unito rientra in quest’ultimo gruppo di Paesi che lasciano carta bianca alle imprese sulla rappresentanza di genere. Diverso è l’approccio di Italia e Francia, che chiedono alle società di rispettare un certo bilanciamento. 

Gli effetti delle norme

A condurre lo studio sono state Sonia FalconieriChiara De Amicis, rispettivamente docente di Finanza e dottoranda alla City's Business School di Londra, assieme a Moez Bennouri della Montpellier Business School. I tre studiosi hanno preso in esame i consigli di amministrazione di società quotate italiane, francesi e britanniche per un periodo di 14 anni. La ricerca dimostra che l'introduzione di una normativa sulla parità di genere è stato il principale catalizzatore per l'incremento della presenza femminile nei consigli di amministrazione. E nei Paesi con quote rigide e sistemi sanzionatori, come Francia e Italia, l'incremento di donne negli organi di governo societario è stato molto più marcato.

La presenza di donne ai vertici delle società

Un altro studio condotto per determinare la “qualità” dei cda delle imprese in base alle linee guida sulle quote di genere non ha mostrato alcun deterioramento nei casi di elevata diversità e, in diversi casi, la qualità è migliorata laddove le quote erano obbligatorie. “La diversità dei consigli di amministrazione è cruciale per il successo e la sostenibilità di una società”, sostiene la professoressa Falconieri. Eppure, prosegue la docente, “c'è il rischio che con l'attuale crisi pandemica i Paesi che non applicano le leggi sulla parità di genere facciano un grande passo indietro in termini di rappresentanza femminile nei cda”. “Non esiste alcuna prova - aggiunge l’esperta - che suggerisca che la qualità dei consigli di amministrazione peggiori quando la regolamentazione è obbligatoria”. Ciononostante, “le normative sulle quote rosa non hanno ancora avuto un impatto complessivamente positivo sulla nomina di dirigenti o presidenti di consiglio di amministrazione donne, che rimane una grande sfida e un ostacolo alla parità di genere”, conclude la studiosa.

Le regole italiane

In Italia, una legge entrata in vigore nel 2012 vincola le società quotate a garantire al sesso meno rappresentato almeno il 20% dei posti negli organi di governo societario al primo rinnovo del cda e il 33% dopo il secondo rinnovo. L'inosservanza di tale obbligo comporta sanzioni pecuniarie elevate e persino l'annullamento della carica di amministratore.

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