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Giovedì, 18 Aprile 2024
Lavoro

Le aziende "zombie" preoccupano la Germania: "Basta aiuti anti-Covid"

L'autorevole istituto Ifo ha raccolto i pareri di importanti economisti del Paese e il 60% punta il dito contro i sussidi elargiti su larga scala: favorirebbero il mantenimento in vita di società destinate comunque a fallire. Ma diversi studi in Europa smentiscono questa posizione. E anche la Bce chiede ai governi di non essere troppo frugali

I corposi aiuti all'economia da parte del governo tedesco per combattere la crisi del Covid-19 rischiano di far aumentare le "aziende zombie", ossia quelle società che farebbero fatica a reggersi da sole a prescindere dalla crisi o che comunque sono destinate a fallire una volta terminati i regimi di sistegno pubblico. E' quanto denunciano politici ed economisti in Germania, che stanno facendo pressioni sul governo di Angela Merkel per porre fine a quella che reputano un'eccessiva generosità da parte dello Stato. Ma anche in altri Paesi dell'Ue, cresce il fronte dei contrari al massiccio intervento della mano pubblica in economia.

Secondo un sondaggio dell'autorevole istituto tedesco Ifo, il 66% degli economisti tedeschi reputa un rischio finanziare le imprese zombie. 0"Alcune delle misure di aiuto dello Stato hanno purtroppo effetti collaterali indesiderati", afferma Niklas Potrafke, direttore del Centro ifo per le finanze pubbliche e l'economia politica. "Servono a prolungare artificialmente la vita delle aziende che non hanno un modello di business convincente". L'86 per cento degli intervistati vede un rischio di aziende zombie come risultato della rinuncia all'obbligo di dichiarazione di fallimento in caso di insolvenza. Tuttavia, da ottobre questa regola speciale ha cessato di essere applicata.

Secondo il 50 per cento degli intervistati, l'indennità di disoccupazione parziale è un'altra misura a sostegno delle imprese zombie. Questo è anche il rischio che il 32 per cento percepisce con i prestiti statali alle imprese tramite il Kreditanstalt fur Wiederaufbau (KfW). Il 64 per cento degli intervistati si aspetta che il numero di fallimenti "tenda ad aumentare" quando gli aiuti economici statali cesseranno. Un ulteriore 32 percento si aspetta addirittura un "forte aumento" del numero di fallimenti. L'economista freiburghese Oliver Landmann ha aggiunto che sarebbe prematuro interrompere gli aiuti ora, ma che una lenta e prevedibile riduzione dei sussidi invierebbe un segnale efficace. 

Non tutti condividono questo approccio: "Ritirare prematuramente il sostegno (a imprese e lavoratori, ndr) sarebbe socialmente e politicamente disastroso. Getterebbe milioni di europei nella disoccupazione di lunga durata proprio mentre il tasso di infezioni da coronavirus sta riprendendo a salire, senza alcun segno imminente di un vaccino o di una cura disponibili. Una tale mossa ostacolerebbe qualsiasi ripresa economica e provocherebbe una dannosa perdita di competenze e un'elevata disoccupazione permanente", scrive Paul Taylor su Politico. 

Anche la presidente della Bce, Christine Lagarde, ha messo in guardia i governo dal "ritirare prematuramente" gli schemi di sostegno a società e disoccupati. Mentre diversi studi, come quello del Peterson Institute for International Economics, invitano piuttosto a individuare dei sistemi di sostegno più di lunga durata e mirati a crisi come quella che stiamo vivendo (ad esempio sussidi specifici per quelle attività, come i ristoranti, dove le regole di distanziamento sociale riducono temporaneamente la produttività e il fatturato). Infine, gli economisti della Bank of Finland suggeriscono in uno studio che molte delle cosiddette aziende zombie che hanno ricevuto sussidi governativi durante la crisi finanziaria non erano così morte come sembravano. Due terzi di loro si sono riprese e sono diventate aziende sane.
 

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