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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Merkel convince tutti: via libera al Recovery fund

Sbloccata l'impasse sul veto di Polonia e Ungheria. A quanto si apprende, le sanzioni in caso di violazioni dello stato di diritto, alla base del "no" di Varsavia e Budapest, saranno rinviate di due anni

I 27 leader riuniti a Bruxelles hanno raggiunto l'accordo sul bilancio Ue che comprende il Recovery fund. Lo ha annunciato il presidente del Consiglio europeo Charles Michel via Twitter mentre i leader europei sono ancora in riunione al summit di Bruxelles. 

"Ora possiamo iniziare ad mettere in pratica" il piano Next Generation EU "e ricostruire le nostre economie", ha scritto Michel su Twitter. "Il nostro importante pacchetto di ripresa portera' avanti le nostre transizioni verdi e digitali", ha aggiunto. Nell'accordo appena raggiunto dai leader non ci sono stati cambiamenti rispetto alla proposta di compromesso della presidenza tedesca presentata ieri sera, stando ha quanto ha appreso l'Agi da fonti Ue. 

L’accordo, promosso alla vigilia del vertice da Angela Merkel, a cui spetta la presidenza di turno del Consiglio Ue, avrebbe convinto il premier ungherese Viktor Orban e quello polacco Mateusz Morawiecki a ritirare il loro veto sul bilancio, che di fatto bloccava il Recovery fund. La loro opposizione era legata al nuovo meccanismo di tutela dello stato di diritto, che in base al testo di compromesso non sarebbe stato cancellato (come richiesto in un primo momento da Budapest e Varsavia), ma rinviato di due anni. Giusto il tempo che serve a Orban per farsi rieleggere, sospetta qualcuno. 

La proposta tedesca

Il meccanismo sullo stato di diritto è nato per bloccare l’arrivo di fondi Ue ai Paesi che non rispettano l’indipendenza della magistratura e altri parametri di legalità della spesa pubblica, come la lotta alle frodi e alla corruzione. Fumo negli occhi per Varsavia e Budapest, già nel mirino della Commissione per la violazione dei principi europei di divisione dei poteri e di libertà dei media. Per questo motivo i due Paesi hanno posto il veto sull’intero pacchetto finanziario da 1.800 miliardi di euro per chiedere la rimozione del contestato meccanismo. Richiesta rispedita al mittente dalle istituzioni di Bruxelles, dal momento che la tutela dello stato di diritto è frutto di anni di negoziati tra Commissione, Consiglio Ue e Parlamento europeo.

La via d’uscita si è intravista nella giornata di ieri con un documento che, senza cambiare una virgola sul testo base, va a integrare la disciplina con “un’interpretazione delle disposizioni”, spiegano fonti diplomatiche. Nella sostanza, se il meccanismo verrà attivato contro uno Stato, quest’ultimo potrà fare richiesta alla Corte di giustizia Ue di esprimersi sulla legittimità del processo di tutela del bilancio che potrebbe portate al taglio dei fondi ai Paesi che non rispettano i principi Ue. I tempi per avere una sentenza vanno da un anno e mezzo a due anni e in attesa del giudizio le sanzioni ai Paesi verranno bloccate.

Le critiche

"È esattamente il tempo di cui ha bisogno il primo ministro ungherese Orban per vincere le elezioni” del 2022, ha detto Moritz Korner, eurodeputato tedesco del gruppo Renew Europe, alla testata Politico. Le stesse valutazioni sono condivise da esponenti dei Verdi e di altre formazioni del centro-sinistra europeo, che comunque non mettono in dubbio che il compromesso rappresenti un passo avanti perché consentirà di partire al più presto con il piano di ripresa dell’economia Ue. 

Soddisfatto il governo italiano

“L’Europa unita è più forte dei veti e degli egoismi. L’accordo raggiunto al Consiglio europeo dà il via libera al bilancio pluriennale, al Recovery fund e al regolamento sullo stato di diritto così come negoziato dal Parlamento europeo. Ringraziamo il presidente del Consiglio Giuseppe Conte la cui tenacia ha permesso di raggiungere un risultato storico: con 209 miliardi l’Italia è la prima beneficiaria dei fondi del Next Generation EU. Adesso al lavoro, i cittadini hanno grandi aspettative sul Piano nazionale di ripresa e resilienza proposto dal governo e noi non intendiamo deluderli”, così in una nota Tiziana Beghin, capodelegazione del Movimento 5 stelle al Parlamento europeo.

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