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Giovedì, 18 Aprile 2024
Lavoro

Meno voli e più soldi pubblici: ecco la nuova Alitalia secondo Bruxelles

L’Ue detta le condizioni per la nascita di Ita: vecchio brand all’asta, MilleMiglia in vendita, niente continuità territoriale e staff ridotto. Ma consente a Roma di finanziare la nuova avventura dell’aviazione italiana

Il decollo di Ita, la nuova compagnia di bandiera, costerà agli italiani 1,35 miliardi di euro. Questi soldi, a differenza dei finanziamenti elargiti ad Alitalia, per l’Ue non sono aiuti di Stato. A metterlo nero su bianco sono stati i funzionari del dicastero europeo dell’antitrust, saldamente nelle mani di Margrethe Vestager dal 2014 a oggi. La Commissione europea ha preteso anche un ridimensionamento come condizione per evitare che Ita, Italia Trasporto Aereo, dovesse sobbarcarsi i debiti lasciati dalla vecchia compagnia. A partire da quelli con i contribuenti del Belpaese. 

Ita parte senza brand e senza clienti

Innanzitutto, la nuova compagnia non potrà fregiarsi del brand Alitalia, a meno che non sia capace di aggiudicarselo all’asta. Il marchio storico sarà infatti “ceduto al miglior offerente mediante gara aperta, trasparente, non discriminatoria e incondizionata, cui Ita potrà partecipare in concorrenza con altri offerenti”. Nessuna speranza invece di mantenere il programma di fidelizzazione MilleMiglia che “sarà venduto”, ma Ita non potrà partecipare alla gara “in modo da impedire il trasferimento diretto di clienti tra le due società”, cioè il rispetto di uno dei paletti fissati dall’Ue per condurre in porto l’operazione. Oltre ai migliori clienti di Alitalia, Ita dovrà decollare anche senza farsi garante della continuità territoriale, il programma che garantisce prezzi bloccati a chi viaggia dagli scali sardi e a certe condizioni. “Gli obblighi di servizio pubblico di Alitalia non saranno trasferiti a Ita”, ha deciso la Commissione, e i contratti relativi alla continuità “saranno aggiudicati sulla base di gare d'appalto aperte, trasparenti, non discriminatorie e incondizionate”. Infine, la nuova compagnia di aviazione “assumerà un numero notevolmente ridotto di personale proveniente dal mercato, Alitalia compresa, ma con un nuovo contratto di lavoro conforme alle condizioni del mercato”. Una scelta che ha già fatto andare su tutte le furie i dipendenti della vecchia Alitalia. Quest’ultima, oltre che alla rabbia dei suoi lavoratori, si troverà ora a fare i conti con la sua eredità in profondo rosso.

Il conto del funerale di Alitalia

La vecchia Alitalia, destinata a restare a terra dal 14 ottobre, da oggi è infatti debitrice di 900 milioni di euro (più interessi) verso lo Stato italiano. L’importo corrisponde a quanto sborsato nel 2017 a favore della compagnia di bandiera dal governo guidato da Paolo Gentiloni, attuale commissario europeo all’Economia. Un aiuto di Stato illegittimo - ha spiegato oggi la Commissione - perché dalla valutazione effettuata all’epoca pareva già “improbabile” che Alitalia “fosse in grado di generare una liquidità sufficiente per rimborsare i prestiti statali entro le scadenze previste e che essa non avrebbe potuto vendere le sue attività per raccogliere liquidità sufficiente per rimborsare il debito”. 

L'intervento tardivo di Bruxelles

Motivi che hanno convinto la Commissione a ritenere che “nessun investitore privato avrebbe concesso i prestiti alla compagnia” vista l’alta probabilità che i soldi non sarebbero tornati indietro. Ma nonostante l’Ue avesse ben chiari questi elementi già all’epoca del ‘prestito’ concesso dall’Italia il 2 maggio 2017, la Commissione ha aperto un’indagine solo un anno dopo, il 23 aprile 2018, ed ha aspettato ad oggi per comunicare la sua decisione sull’illegittimità dell’aiuto di Stato mascherato da prestito. Una tempistica che ha sollevato tanti interrogativi su quanto la politica abbia influenzato l’intervento tardivo di Bruxelles, arrivato dopo la decisione di chiudere la compagnia, che difficilmente sarà capace di rimborsare quanto dovuto allo Stato e ai contribuenti italiani.

Quanto costa Ita agli italiani

A questo punto la domanda sorge spontanea: se un prestito da 900 milioni a una compagnia aerea operativa e con oltre 70 anni di storia alle spalle è illegittimo, perché lo stanziamento da 1,35 miliardi a favore della nuova compagnia è legittimo? La risposta si trova nell’altra decisione presa oggi dalla Commissione europea e che ha dato il via libera al decollo di Ita. “I conferimenti di capitale - si legge nel documento Ue - saranno effettuati a condizioni di mercato”. Questo perché “la Commissione ha constatato che l'investimento in Ita garantirà allo Stato italiano un rendimento che anche un investitore privato avrebbe accettato”. Secondo i calcoli della Commissione, purtroppo segretati, “il piano industriale di Ita dimostra che sarà una compagnia aerea redditizia, che attuerà una strategia commerciale basata su una rete di rotte ridotta e redditizia, su una maggiore efficienza in termini di costi, sulla digitalizzazione e sulla sostenibilità ambientale grazie a una flotta di nuova generazione efficiente sotto il profilo del consumo di carburante, con conseguente riduzione dei costi di manutenzione e dei costi del carburante”. Al contribuente italiano non resta dunque che sperare che i calcoli della Commissione siano esatti. 

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