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Mercoledì, 17 Aprile 2024
Lavoro

Contro il caro-bollette l'Ue punta sui "magazzini comuni" di gas

Pronta la proposta della Commissione per permettere agli Stati membri l'acquisto e lo stoccaggio congiunti. Basterà a calmierare i prezzi?

Un sistema, per gli Stati membri che lo vorranno, per comprare gas naturale insieme e costruire delle “riserve strategiche”. È il piano che la Commissione europea propone ai governi dei Ventisette. Il tema è molto caldo, dato l’aumento verticale dei prezzi dell’energia in Europa negli ultimi mesi, che ha costretto diversi governi a ricorrere a sussidi o sgravi fiscali per proteggere i consumatori. Il costo del gas naturale è schizzato alle stelle lo scorso ottobre, per poi diminuire il mese successivo: ora è tornato a crescere, e Bruxelles sembra voler giocare la carta dell’acquisto collettivo, anche se non è ancora chiaro come questo funzionerà in pratica.

Acquisto comune di gas

La Commissione dovrebbe proporre nelle prossime ore una riforma delle norme che regolano il mercato del gas naturale europeo. Secondo quanto riporta Euractiv, le novità fondamentali sarebbero due: l’acquisto comunitario di gas e la creazione di depositi dove immagazzinarlo. Mancano ancora i dettagli tecnici, ma i punti cardine sono noti. La proposta, infatti, fa seguito a una richiesta avanzata da alcuni Stati membri (Francia, Italia, Spagna, Grecia e Romania), secondo i quali è il caso di sfruttare il potenziale del mercato unico (447 milioni di consumatori) per ottenere forniture più convenienti per tutti, anziché lasciare che i singoli Paesi si arrangino autonomamente. O almeno, per tutti quelli che ci stanno: il meccanismo, infatti, avrà natura volontaria e i governi saranno liberi di aderirvi o meno. Dopodiché, si procederebbe a creare una riserva strategica di gas per l’Unione, riducendo così la dipendenza dall’esterno e garantendo la fornitura anche nei periodi di crisi energetica come quello attuale.

Riserve strategiche

Bruxelles vorrebbe che gli Stati membri introducessero nelle loro valutazioni sulla sicurezza energetica non solo la propria capacità di importare il combustibile ma anche quella di immagazzinarlo, così da poterlo rendere disponibile a qualunque Paese nel momento del bisogno. Secondo le stime di Gas infrastructure Europe, l’Ue può stoccare oltre 117 milioni di metri cubi di gas, che corrispondono a circa un quinto del suo consumo annuale. I depositi, che normalmente sono cave di sale o giacimenti di gas esauriti, sono fondamentali per bilanciare le fluttuazioni stagionali nelle forniture: condizioni geo-politiche difficili, guasti alle infrastrutture, o periodi in cui la domanda di gas supera l’offerta. In Europa, Francia, Germania, Italia e Paesi Bassi dispongono di grandi impianti di stoccaggio ma esiste una rete di gasdotti che permette di trasportare il combustibile da un Paese all’altro.

Ma i bassi livelli di stoccaggio non sono l’unica causa dell’aumento dei prezzi del gas. Questo è provocato anche da altri fattori: ad esempio, l’Ue si contende l’approvvigionamento di gas naturale liquefatto con i Paesi asiatici; i rifornimenti di gas dalla Russia sono diminuiti sensibilmente rispetto agli anni precedenti; i prezzi del carbonio hanno raggiunto i massimi storici; le infrastrutture hanno avuto estesi problemi e l’apporto delle rinnovabili (come l’eolica) è stato inferiore alle aspettative.

La geopolitica del gas

C’è infine da considerare, naturalmente, la dimensione geo-politica della questione. Com’è noto, la Russia rifornisce la gran parte del gas naturale utilizzato dall’Europa. Questo gas, attualmente, passa per due corridoi: attraverso la Bielorussia e l’Ucraina. Quanto al primo, il presidente bielorusso Alexander Lukashenko ha minacciato Bruxelles che interromperà le forniture se l’Ue imporrà altre sanzioni a Minsk. Dall’altro lato, la compagnia energetica russa Gazprom, controllata dal Cremlino, non ha aumentato i rifornimenti di metano attraverso l’Ucraina (nonostante potesse farlo) all’inizio dell’autunno, scatenando le proteste delle cancellerie europee.

Queste ultime sono pure divise sull’importante progetto infrastrutturale Nord Stream 2, un gasdotto che collega la Russia alla Germania passando per il Mar Baltico. È tutto pronto, ma ancora non è stato dato il via libera da Berlino a quello che diventerebbe il terzo, e più diretto, corridoio per il gas russo in Europa. Mentre gli alleati (da Kiev a Washington, passando per Varsavia) osteggiano il progetto, sostenendo che costituirebbe l’ennesima arma di ricatto nelle mani di Vladimir Putin, il nuovo cancelliere tedesco Olaf Scholz sembra convinto dell’opportunità del gasdotto, che, sostiene, può essere usato come “leva” per convincere Mosca a non attaccare l’Ucraina.

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