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Sabato, 20 Aprile 2024
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Tamponi gratis (o quasi) per viaggiare, Ue: "Pronti a comprarne 400 milioni, ma decisione spetta a Stati"

L'appello dell'Eurocamera per rilanciare il turismo estivo. La Commissione ha già mobilitato 100 milioni di euro per un acquisto congiunto di test rapidi antigenici. Ma manca ancora l'intesa tra i Paesi membri. Pesa lo scetticismo della cancelliera Angela Merkel

Test rapidi e gratuiti (o comunque a basso costo) riconosciuti da tutti gli Stati membri per rilanciare (in sicurezza?) il turismo estivo. E' quanto chiede in una il Parlamento europeo, dove una larghissima maggioranza di deputati, da destra a sinistra, ha votato un testo in cui si appoggia la proposta di un certificato verde digitale, una sorta di pass prioritario per i viaggi tra e dentro gli Stati che esenterebbe da eventuali quarantene i turisti (e in generale i viaggiatori) che sono stati vaccinati, o che sono guariti di recente dal Covid o che sono risultati negativi a un test. 

Visti i ritardi nella campagna di vaccinazione, è chiaro che la battaglia per chi vuole agevolare le partenze estive sta tutta nei test. Le richieste del Parlamento in tal senso sono due: i test vanno riconosciuti in tutta l'Ue per l'ottenimento dell'eventuale pass perché servono innanzitutto a non discriminare tra chi è vaccinato e chi non lo è. E poi, devono essere a basso costo (o ancora meglio gratuiti). Proprio all'Eurocamera, il commissario Ue Didier Reynders ha ricordato che Bruxelles è pronta ad acquistare 400 milioni di test rapidi antigenici e che ha proposto da mese delle linee guida per il mutuo riconoscimento tra i Paesi di alcuni test rapidi, ritenuti i più attendibili sul mercato. Ma, ha aggiunto Reynders, la palla è nelle mani dei governi nazionali. In particolare della Germania, che sembra scettica sulla capacità di questi test di ridurre i contagi.

Test gratuiti

Dubbi che non trovano sponda al Parlamento Ue, neppure all'interno dello stesso Partito popolare europeo della cancelliera tedesca Angela Merkel. "I test effettuati in connessione al certificato devono essere gratuiti", ha sottolineato durante un dibattito nella plenaria di Bruxelles il democratico cristiano olandese Jeroen Lenaers. Sulla stessa linea il socialista spagnolo Juan Fernando Lopez Aguilar: "In alcuni Stati membri i tamponi hanno prezzi proibitivi. E non può avere un prezzo proibitivo un test obbligatorio". Posizioni condivise a destra dagli italiani Rosanna Conte di Lega/Id e Nicola Procaccini di Fratelli d'Italia/Ecr. Mentre tra i pochi eurodeputati che hanno votato contro ci sono gli ex 5 stelle confluiti nel gruppo dei Verdi europei (Ignazio Corrao, Rosa D'Amato, Eleonora Evi e Piernicola Pedicini), secondo cui il pass è uno strumento "pericoloso" per la privacy e potrebbe costituire un rischio sanitario.

Il commissario Reynders ha rassicurato sul fatto che il certificato verde digitale, qualora dovesse trasformarsi in realtà, "sarà gratuito", ma sostiene di non poter garantire lo stesso sui test. "Per il rimborso dei test ci sono alcuni problemi: si tratta di un settore complesso di competenza nazionale e l'impatto sulla disponibilità dei test deve essere attentamente valutato", ha spiegato. "La Commissione ha già mobilitato 100 milioni di euro per acquistare oltre 20 milioni di test antigenici rapidi" da due produttori riconosciuti (Roche e Abbott), con un'opzione di acquisto congiunto per altri 400 milioni. Tale opzione dovrà essere esercitata dai singoli Stati membri, che finora, dice sempre Reynder; hanno richiesto 40 milioni di test rapidi attraverso questo meccanismo di acquisto centralizzato.

Rimpallo di responsabilità

Per la liberale olandese Sophie In't Veld, quello della Commissione è però uno scaricabarile: "Credete - dice - che i cittadini vogliano un dibattito sulla sussidiarietà, su che cosa è competenza nazionale e cosa è competenza comunitaria? I cittadini vogliono la loro libertà, vogliono viaggiare". La Commissione, insiste In't Veld, "ha tutte le competenze sul mercato interno: test che vengono venduti sul mercato su base commerciale possono essere regolati. Suvvia commissario, sia un po' creativo", ha aggiunto.

Il mutuo riconoscimento

Il problema dei test rapidi antigenici non è solo di costo, ma anche di mutuo riconoscimento tra gli Stati membri. Lo scorso gennaio, i governi nazionali hanno deciso di impegnarsi su questo fronte, ma per il momento non vi è ancora un quadro comune. Altra questione fondamentale riguarda il legame tra test e quarantena: il certificato verde digitale della Commissione dovrebbe consentire di evitare l'obbligo di quarantena ai viaggiatori immunizzati (perché vaccinati o guariti di recente dal Covid) e a chi è risultato negativo a un test effettuato all'arrivo o al ritorno da un viaggio. Ma la Germania non sembra dello stesso avviso: "La sicurezza derivante dalla vaccinazione è molto più robusta di quella di chi ha fatto il test", avrebbe detto di recente Angela Merkel durante una riunione del suo partito, la Cdu, facendo intendere che l'eventuale esenzione dalla quarantena per chi ritorna da un viaggio all'estero non verrà concessa a chi non è stato immunizzato. Una visione condivisa dal Robert Koch Institut, l'istituto superiore di sanità tedesco. Ma che non trova d'accordo un pezzo importante dello stesso partito di Merkel.

Paesi divisi

Secondo Politico, la leader tedesca non sarebbe l'unica in Ue a mostrare dubbi sul certificato verde digitale della Commissione. Da un lato, ci sarebbero i Paesi che hanno più necessità di far ripartire il turismo, i quali spingono per norme meno rigide per gli spostamenti e un'equiparazione tra chi fa test e chi è immunizzato. L'Italia, per esempio, ha un comparto turistico che dipende molto dai turisti degli altri Stati Ue. Dall'altro lato, però, ci sono Paesi che possono fare a meno dei turisti esteri, puntando su quello interno o comunque su una riduzione dei rischi di nuovi contagi. Il commissario Ue Reynders ammette che l'intesa sul certificato unico non è scontata e mette in guardia gli Stati "Rischiamo in Europa la frammentazione, con una moltitudine di soluzioni nazionali, probabilmente incompatibili". La Babele di certificazioni nazionali che ne seguirebbe risulterebbe in "documenti che non possono verificati", nella proliferazione di "documenti falsi" e, in ultima analisi, nella "circolazione del virus" Sars-CoV-2 in Europa e nella "sfiducia dei cittadini", ha concluso il commissario.

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