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Martedì, 23 Aprile 2024
Lavoro

“Ridurre il reddito di cittadinanza, ma più sussidi a lavoratori sottopagati”

Gli esperti Ocse sull'Italia: troppe tasse sul lavoro e sostegni a disoccupazione più convenienti dei salari.

Meno soldi ai disoccupati e un assegno integrativo a chi un lavoro ce l’ha, ma non guadagna abbastanza per vivere dignitosamente. La ricetta di politiche sociali per il Belpaese arriva da parte dell’Ocse - l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico - con il consueto Studio economico sull’Italia

Nel documento si suggerisce di “ridurre e assottigliare il reddito di cittadinanza” perché un assegno più leggero avrebbe l’effetto di “incoraggiare i beneficiari a cercare lavoro”. Gli esperti hanno riconosciuto che lo strumento “ha contribuito a ridurre il livello di povertà delle fasce più indigenti della popolazione”. Eppure, “il numero di beneficiari che di fatto hanno poi trovato impiego è scarso”. 

Il parere dell’Ocse è arrivato nel bel mezzo di un incandescente dibattito politico tra chi vorrebbe abolire il reddito di cittadinanza e chi lo difende a spada tratta. Nel mezzo ci sono gli esperti del mercato del lavoro che, pur lodando la funzione sociale del reddito, hanno messo in evidenza le circostanze che possono renderlo un incentivo a non cercare un impiego. A partire dalle tasse sul lavoro che, “rispetto alla media Ocse, restano troppo elevate”. A preoccupare è anche “il tasso di partecipazione alla forza lavoro” che rimane “particolarmente basso per le donne, in particolare quelle con figli”. Di qui “la necessità di migliorare l'accesso ai servizi di assistenza all'infanzia e alla formazione per gli adulti in tutte le regioni”.

La cosiddetta povertà lavorativa, cioè lo stato di indigenza di chi ha un salario troppo basso, rimane un tasto dolente secondo gli esperti Ocse che hanno consigliato all’Italia di “introdurre un sussidio per i lavoratori a basso reddito”. Una misura compensatoria che, vista l’auspicata riduzione del reddito di cittadinanza, convincerebbe gli italiani disoccupati ad accettare lavori con stipendi bassi perché rassicurati dalla prospettiva di incassare un assegno integrativo.

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