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Venerdì, 19 Aprile 2024
Lavoro

"Ridurre le bollette per le famiglie povere con i soldi di chi inquina", la proposta di Bruxelles

La Commissione Ue ha presentato un pacchetto di misure contro il caro energia. Ma per il futuro del settore rilancia la patata bollente agli Stati

Nell'immediato, ridurre il costo delle bollette per le famiglie povere, utilizzando i ricavi del sistema Ets, e fornire aiuti alle imprese. Nel breve e medio termine, potenziare gli investimenti nelle energie rinnovabili. Sono queste alcune delle proposte che la Commissione europea ha presentato per rispondere alla crisi energetica che gli Stati membri stanno affrontando in queste settimane e che potrebbe durare ancora a lungo, almeno per tutto l'inverno. 

Governi divisi

Sul banco degli imputati, come è noto, è l'aumento del prezzo del gas. Nei giorni scorsi, i vari governi hanno avanzato alcune proposte per superare tale problema. C'è chi ha proposto di rivedere il meccanismo attualmente in vigore che di fatto lega a doppio filo i costi dell'energia all'andamento del mercato del gas. Italia e Spagna hanno invece chiesto che si crei una riserva europea del gas condivisa da tutti gli Stati. Mentre la Francia e altri 9 Paesi hanno rilanciato il ruolo del nucleare quale fonte "pulita, sicura ed economica" per abbassare i prezzi e ridurre la dipendenza dai gasdotti provenienti dall'estero (leggasi Russia).

A causa delle divergenze tra i vari governi e i vari blocchi di interesse, gli Stati membri non hanno trovato una ricetta comune da attuare nell'immediato. E hanno passato la patata bollente alla Commissione Ue. Che dal canto suo ha diramato una "comunicazione sui prezzi dell'energia" che di fatto è più una lista di consigli che un vero e proprio pacchetto di misure. La competenza in campo energetico, come aveva detto il presidente del Consiglio europeo Charles Michel qualche giorno fa, è degli Stati, non dell'Unione. E tale resta.

I "consigli" di Bruxelles 

La comunicazione di Bruxelles, dunque, dice cosa i Paesi possono fare nell'immediato e nel breve/medio termine nel quadro delle leggi esistenti. "La priorità va accordata a misure mirate, in grado di attenuare rapidamente l'effetto degli aumenti sui consumatori vulnerabili e sulle piccole imprese - si legge in una nota della Commissione - Queste misure devono poter essere ricalibrate con facilità in primavera, quando si prevede che la situazione si stabilizzi, e non devono ostacolare la transizione a lungo termine e gli investimenti in fonti di energia più pulite", scrive Bruxelles, rispondendo indirettamente alle pressioni di quegli Stati e quelle lobby volte ad ammorbidire la stretta della Commissione sui finanziamenti alle fonti fossili. 

Tra le misure immediate da attuare, Bruxelles consiglia di "offrire un sostegno di emergenza al reddito dei consumatori in condizioni di povertà energetica, ad esempio attraverso buoni o pagamenti parziali delle bollette, che possono essere finanziati con i proventi del sistema Ue di scambio di quote di emissioni", ossia il sistema Eu Ets in base al quale i settori industriali ed energetici più inquinanti pagano per le loro emissioni acquistando delle quote di Co2 su un apposito mercato. A fine agosto, i ricavi generati dalla messa all'asta delle quote ammontavano a 26,3 miliardi di euro. Secondo le norme Ue i fondi Ets dovrebbero 'primariamente sostenere ulteriori riduzioni delle emissioni attraverso investimenti in misure di efficienza energetica, energie di transizione e tecnologie pulite in novative".

Nella sua proposta, la Commissione invita inoltre a "autorizzare proroghe temporanee per il pagamento delle bollette, predisporre misure di salvaguardia per evitare la sconnessione delle utenze dalla rete" e "introdurre temporaneamente riduzioni mirate dell'aliquota d'imposta per le famiglie vulnerabili". Bruxelles propone anche di "fornire aiuti alle imprese e alle industrie, in linea con le norme Ue sugli aiuti di Stato".

Tra le altre misure suggerite, ci sono: intensificare il dialogo internazionale nel settore dell'energia onde garantire la trasparenza, la liquidità e la flessibilità dei mercati internazionali; indagare su potenziali comportamenti anticoncorrenziali nel mercato dell'energia e incaricare l'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) di monitorare ancor più da vicino gli sviluppi del mercato del carbonio; agevolare l'accesso ad accordi di compravendita di energia elettrica da fonti rinnovabili e predisporre misure di accompagnamento. In altre parole, la Commissione invita gli Stati a prendere provvedimenti contro eventuali speculazioni che hanno contribuito all'innalzamento dei prezzi del gas.

Il futuro del mercato dell'energia

Questo nell'immediato. Ma la crisi ha (ri)aperto il dibattito sulla necessità di rivedere il mercato interno dell'energia e l'approvvigionamento da Paesi terzi. I governi sono divisi, come dicevamo, e la Commissione si è limitata a fornire alcune idee per il medio e breve termine, non senza rimarcare un aspetto: sulla transizione ecologica non si torna indietro. Ecco perché la prima misura in tale ottica temporale deve essere, secondo Bruxelles, quella di "potenziare gli investimenti nelle energie rinnovabili, nelle ristrutturazioni e nell'efficienza energetica e sveltire le aste e le procedure di autorizzazione delle rinnovabili". Anche sull'idrogeno, indicato come strumento potenziale per aumentare "la capacità di stoccaggio dell'energia", la Commissione invita a "promuovere l'aumento della quota di rinnovabili", ossia a potenziare il passaggio all'idrogeno verde (e non quello grigio prodotto dal gas naturale).

Sul gas, il pacchetto non fa che riproporre i temi al centro del dibattito tra i governi, rinviando qualsiasi decisione. "Quella odierna è una situazione eccezionale e il mercato interno dell'energia ha funzionato bene per vent'anni, ma dobbiamo assicurarci che continui a farlo se vogliamo realizzare il Green Deal europeo, rafforzare la nostra indipendenza energetica e conseguire gli obiettivi climatici che ci siamo prefissati", dice la commissaria Ue all'Energia, Kadri Simson. L'Ue, si legge in una nota della Commissione, "continuerà a lavorare a un sistema energetico efficiente, caratterizzato da una grossa quota di rinnovabili". Ma "per quanto queste ultime stiano diventando più convenienti e rivestano sempre più importanza nella fornitura di energia alla rete elettrica e nella fissazione dei prezzi, nei periodi di maggiore domanda sono ancora necessarie altre fonti di energia, compreso il gas".

La riserva comune di gas

In base all'assetto attuale del mercato, ogniqualvolta si ricorre al gas questo determina ancora il prezzo complessivo dell'energia elettrica, poiché tutti i produttori ricevono lo stesso prezzo per il prodotto che immettono nella rete, vale a dire l'energia elettrica. "Il consenso generale è che il modello attuale di fissazione dei prezzi, basato sul prezzo marginale, sia il più efficiente, ma sarebbero utili ulteriori analisi", dice la Commissione. No, dunque, a disarticolare il gas dal prezzo generale dell'energia elettrica, almeno per il momento. Porta aperta invece alla richiesta di Italia e Spagna di una riserva comune di gas: "Al momento l'Unione è in grado di stoccare oltre il 20% del gas che consuma ogni anno, ma non tutti gli Stati membri dispongono di impianti appositi, e in ogni caso non sempre l'uso che ne fanno e gli obblighi di manutenzione sono gli stessi", spiega Bruxelles. Da qui la proposta di "sondare i potenziali vantaggi di appalti congiunti volontari per l'acquisto di stock di gas da parte degli Stati membri". Non una riserva comune vera e propria, ma uno stock comune a cui contribuiscono autonomamente i Paesi che intendono farlo. Che è poi quanto i leader Ue avevano stabilito informalmente qualche giorno fa al vertice di Brdo. Rinviando al 21 ottobre, ossia al prossimo vertice europeo, eventuali passi in avanti. 

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