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Giovedì, 28 Marzo 2024
L'intervista / Qatar

"Anche le imprese europee sfruttano i lavoratori in Qatar"

L'eurodeputata socialista Arena, presidente della commissione Diritti umani, riconosce progressi nelle tutele legati alla Coppa del Mondo ma, dice, "c'è ancora molto lavoro da fare e bisogna assicurare che una volta spenti i riflettori si continui ad avanzare nella giusta direzione"

Nel Qatar sono stati fatti dei progressi nei diritti dei lavoratori stranieri " ma c'è ancora molto lavoro da fare " e l'Europa deve assicurarsi che finita la competizione, quando i riflettori internazionali si saranno spenti, gli avanzamenti continuino. E l'Ue deve anche guardare ai problemi in casa propria perché ci sono anche imprese del continente che nella nazione del Golfo Persico  hanno approfittato della situazione rischiando di far "perdere di credibilità" l'intero blocco. Sono luci ma soprattutto ombre quelle che vede Maria Arena (nella foto), socialista belga (di origini italiane) presidente della sottocommissione per i Diritti umani del Parlamento europeo, dove questa settimana è stato ascoltato in audizione il ministro del Lavoro di Doha, Ali Bin Samikh Al Marri, che ha discusso della situazione del Paese con i deputati ma anche rappresentanti di Ong e sindacati.

Il ministro del Lavoro del Qatar in audizione al Parlamento europeo

maria-arenaL'hanno convinta l'intervento del ministro e le risposte alle domande che ha ricevuto ?
"Bisogna riconoscere che non si è tirato indietro di fronte alle varie tematiche. Il quadro complessivo del Paese resta purtroppo insoddisfacente, ma come hanno sottolineato i vari oratori, i progressi compiuti nel campo dei diritti dei lavoratori stranieri sono significativi rispetto ad altri Stati della regione, ma devono continuare. In generale c'è ancora molto da fare ad esempio sui risarcimenti per le famiglie che hanno perso una persona cara in un incidente sul lavoro e sui diritti sindacali che non esistono ancora. Ma non dimentichiamo che 10 anni fa, quando è stata presa la decisione di organizzare i Mondiali in Qatar era in vigore il regime di Kafala, che è una forma di schiavitù ancora in vigore in altri Paesi del Golfo, mentre lì adesso è stata superata, sono previsti ora anche risarcimenti per le vittime e il governo ha accettato di avere un ufficio permanente dell'Ilo (l'Organizzazione internazionale del lavoro, ndr) e di aprire il suo territorio a Ong come Human Rights Watch o Amnesty. A noi può sembrare poco, ma nel contesto della regione è un vero passo avanti".

In qualche modo quindi la Coppa del Mondo sembra essere servita ad avere degli avanzamenti, seppur parziali
"In parte ma è un peccato dover usare eventi internazionali come la Coppa del Mondo di calcio per ottenere questi progressi. La Fifa o qualsiasi altra organizzazione di questo tipo dovrebbe disporre di meccanismi permanenti per condizionare i diritti dei lavoratori e umani alla concessione dello svolgimento di un evento in un Paese. Purtroppo non è così e ciò significa che la scelta viene fatta in base a criteri puramente finanziari e non a criteri etici".

Per quanto riguarda il mancato rispetto dei diritti dei lavoratori ci sono state denunce anche contro aziende internazionali
"Quello che è ancora più scioccante è che diverse aziende europee stabilite in Qatar nel contesto della Coppa del Mondo di calcio non rispettano il minimo richiesto dallo stesso Paese. L'Ilo ha individuato almeno 11 aziende europee, tra cui 9 francesi (come Carrefour, Ratp, Pullman e Movenpik) che non stanno collaborando in questa materia. Quindi, se dobbiamo chiedere al Qatar di fare progressisulle tutele dei lavoratori, è anche nostra responsabilità pretendere che le aziende europee stiano al gioco, altrimenti perdiamo ogni credibilità".

Se per i diritti dei lavoratori dei passi avanti sono stati fatti, per quelli delle donne e della comunità Lgbt+ non è cambiato molto
"Per quanto riguarda i diritti delle donne e delle persone Lgbt+, non è cambiato nulla in relazione alla Coppa del Mondo e naturalmente dovremo continuare a lavorare su questi temi anche in futuro, in una regione in cui i regimi sono estremamente conservatori".

Proprio nell'audizione lei ha parlato dell'importanza di continuare a vigilare quando i riflettori del mondiale saranno spenti, cosa potrà fare l'Europa?
"Sarà importante continuare a monitorare la situazione, perché se le riforme avviate continueranno, potrebbe servire da modello per l'intera regione. Doha si è impegnata a mantenere un ufficio permanente dell'Ilo e questo sarà di grande aiuto. Non dimentichiamo che nel Paese ci sono 200mila cittadini a fronte di oltre 2 milioni di lavoratori stranieri. Dovremo anche dialogare con gli attori più impegnati sul tema della difesa dei diritti umani, come l'attuale Ministro del Lavoro, che è stato, ricordo, presidente della Commissione qatariota per i diritti umani. Poi come sappiamo il Qatar è un partner importante dell'Ue per l'energia e quindi sarà utile ricordare sistematicamente al governo i suoi impegni in termini di diritti umani".

Molti deputati hanno chiesto il boicottaggio dell'evento, lei guarderà le partite?
"No, perché penso che il mondo del calcio a questo livello non sia 'pulito', né in Qatar né altrove. Capisco l'attaccamento dei tifosi in questi momenti di festa, riconosco il talento dei giocatori, ma sinceramente penso che una maggiore etica in questo sport non farebbe male ".

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