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Venerdì, 9 Giugno 2023
Braccio di ferro

"Basta precari a vita": l'Europa minaccia sanzioni per l'Italia

Bruxelles chiede a Roma di far fronte all'abuso di contratti a tempo determinato nella pubblica amministrazione. Lo scontro rischia di finire alla Corte Ue

Il pressing della Commissione europea sull'Italia affinché il nostro Paese ponga fine all'abuso di contratti a tempo determinato nella pubblica amministrazione va avanti da diversi anni. Ma nonostante i ripetuti appelli, Roma continua a violare le norme Ue in materia. E adesso il caso rischia di finire davanti la Corte di giustizia europea, l'ultimo passo prima delle sanzioni.

"La normativa italiana non previene né sanziona in misura sufficiente l'utilizzo abusivo di una successione di contratti a tempo determinato per diverse categorie di lavoratori del settore pubblico in Italia - scrive Bruxelles - Tra questi, insegnanti e personale amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola pubblica, operatori sanitari, lavoratori del settore dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica e del settore operistico, personale degli istituti pubblici di ricerca, lavoratori forestali e volontari dei vigili del fuoco nazionali. Alcuni di questi lavoratori hanno anche condizioni di lavoro meno favorevoli rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato, situazione che costituisce una discriminazione e contravviene al diritto dell'Unione", aggiunge la Commissione.

Per queste ragioni, Bruxelles ha avviato nel 2019 una procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia "per il recepimento non corretto nell'ordinamento nazionale" delle leggi Ue che impongono agli Stati membri "di non discriminare a danno dei lavoratori a tempo determinato" e li obbligano a "disporre di misure atte a prevenire e sanzionare l'utilizzo abusivo di contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato". Con l'avvio della procedura, Roma ha "fornito spiegazioni sulle proprie norme nazionali", ma "la Commissione le ha ritenute non soddisfacenti". Da qui, il nuovo passo in avanti: l'Italia avrà 2 mesi di tempo per rimediare alle carenze individuate dalla Commissione, "trascorsi i quali la Commissione potrà decidere di deferire il caso alla Corte di giustizia dell'Ue".

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