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Martedì, 16 Aprile 2024
Lavoro

"Il Mes è una trappola, al fianco del premier Conte per una vera solidarietà Ue"

Intervista a Rosa D'Amato, eurodeputata dei 5 stelle: "Il muro dell'austerity comincia a essere scalfito, governo prosegua su questa strada. Nel Recovery fund devono esserci aiuti a fondo perduto"

Non ci sta a passare per 'ribelle', perché "la mia opposizione al Mes è condivisa dall'interno Movimento e anche il premier Giuseppe Conte ha ribadito più volte che non intende attivarlo". E anzi plaude agli ultimi risultati raggiunti dall'Italia a livello europeo nel duro braccio di ferro tra il cosiddetto fronte del Sud e i falchi dell'austerity del Nord: "L'Ue ha deciso di accelerare sul Recovery fund e finalmente non si parla più di prestiti, ma di aiuti concreti. Questa è la vera solidarietà europea per cui il M5s si è sempre battuto e il merito di questo primo traguardo è anche del governo italiano e di noi 5 stelle", dice Rosa D'Amato, eurodeputata pentastellata di Taranto. Balzata agli onori della cronaca (politica) dopo che, insieme ai colleghi Pedicini e Corrao, ha votato contro una risoluzione del Parlamento europeo sulle misure Ue contro la crisi del coronavirus e su cui il resto della delegazione 5 stelle si era espressa a favore. 

Dunque, pace fatta con i vertici del Movimento?

"Io non ho litigato con nessuno e ogni decisione che ho preso non è mai stata contro il Movimento. Chiariamo un punto: una risoluzione è un parere non vincolante del Parlamento su una determinata tematica. In quella risoluzione si mettevano insieme Recovery fund, eurobond e Mes. Io ho ritenuto che votare un testo in cui si accostano queste misure potesse rivelarsi una trappola mediatica, ossia che qualcuno potesse dire: 'Ecco, il M5s è a favore del Mes'. Questo è assolutamente falso, perché tutto il Movimento, compresa l'intera delegazione dei 5 stelle al Parlamento europeo, ha sempre detto no all'uso di questo fondo per affrontare la crisi che stiamo vivendo. Leggo in queste ore che, stando a indiscrezioni stampa; anche al Parlamento italiano potrebbe arrivare un testo unico in cui verranno messi nello stesso calderone Recovery fund e Mes. Sarebbe un errore politico". 

Eppure, all'ultimo vertice Ue, il premier ha dato il via libera a un primo pacchetto di misure da 540 miliardi al cui interno c'è proprio il Mes. 

"Allora, smontiamo un altro falso mito: quello che ha fatto il governo italiano finora è dire si' alla richiesta di alcuni Paesi di mettere a disposizione le risorse del Mes per quegli Stati che ne vorranno fare richiesta. Si è stabilito, in via preventiva, di concedere fino a 200-240 miliardi di prestiti in forma 'light', ossia senza condizionalità come memorandum di riforme, e con lo scopo di coprire le spese sanitarie urgenti. Se qualche Stato Ue ne vorrà fare richiesta è libero di farlo, anche se io lo sconsiglierei. Per esempio, qualche anno fa la Spagna ha attivato il Mes, tra l'altro con tanto di condizionalità connesse. Quello che è sicuro è che l'Italia non intende attivarlo. Il Movimento 5 stelle è coeso su questo e il premier Conte è stato chiaro. Chi dice il contrario, come fanno Matteo Salvini e Giorgia Meloni, dice solo falsità. Del resto, se oggi abbiamo il Mes è colpa della Lega e dell'ex ministro Meloni, che quando erano al governo con Berlusconi non solo hanno scritto il trattato istitutivo di questo fondo, ma hanno persino esultato quando il Consiglio Ue ha dato il definitivo via libera".

Pero' nel governo non tutti sono cosi' netti sul no al Mes. In molti, nel Pd, hanno invitato il M5s a non arroccarsi su posizioni ideologiche, sostenendo che il Mes light alla fine puo' essere utile al Paese per finanziare le spese sanitarie urgenti.

"Il Mes è una trappola, anche in versione light. Le condizionalità sono state eliminate solo se tutto va bene, ossia se una volta richiesto il prestito lo restituisci nei tempi e nelle modalità concordate. Per semplificare, se cominci a saltare le rate le condizionalità tornano tutte. E in una situazione instabile e imprevedibile come quella che stiamo vivendo è chiaro che questo rischio è più che concreto. Il Mes non puo' essere la risposta alla crisi. Come dicevo prima, server vera solidarietà e questa puo' arrivare solo se verrà messo in piedi un Recovery fund di almeno 1.500 miliardi in cui i prestiti vengano sostituiti da aiuti a fondo perduto. Aiuti che devono arrivare, almeno una parte, entro il 2020 e non dopo. Persino la presidente della Bce, Christine Lagarde, ha detto chiaramente che bisogno fare di più di quanto fatto finora, ossia il pacchetto da 540 miliardi di prestiti Sure, Bei e Mes. E che bisogna farlo subito".  

L'Olanda, buona parte del governo tedesco e altri Paesi come la Svezia pero' non sembrano voler cedere né sugli aiuti a fondo perduto, né su tempi più stretti per sbloccare il Recovery fund.

"E' chiaro che la trattativa è durissima, ma il premier Conte sta riuscendo a scalfire il muro. Io sono fiduciosa. Le bozze del piano della Commissione Ue sul Recovery fund sono incoraggianti: oltre alla presenza di aiuti a fondo perduto, ci sarebbe l'attivazione di 320 miliardi di bond garantiti dal bilancio Ue che potrebbero dare fiato immediato alle economie più sotto pressione, come la nostra. Si tratta di una rivoluzione copernicana per Bruxelles, visto che per la prima volta si parla di 'trasferimenti' e non solo di prestiti. Non vorrei sembrare eccessivamente ottimista, ma vi consiglio di andare a leggere gli articoli della stampa europea dopo l'ultimo vertice, in particolari dei quotidiani più vicini ai governo di Berlino e L'Aia. L'impressione che il muro dell'austerity sia stato scalfito non è solo mia. Il governo deve proseguire su questa strada, senza remore".

Altra questione sul tavolo è il prossimo Quadro finanziario pluriennale dell'Ue: anche da li' si attende una risposta alla crisi.   

"Sul Qfp bisogna trovare un equilibrio tra contributi statali e risorse proprie dell'Ue. Cosa buona e giusta è pensare a  un aumento della quota di bilancio comunitario coperta con risorse proprie dell’Ue. Ad esempio una Web tax sui profitti generati dalle multinazionali in Europa, una Carbon tax, ossia un'accisa sull’utilizzo di combustibili fossili che generano gas ad effetto serra. Perché un'altra cosa va chiarita: con il coronavirus, il Green deal non va messo da parte, come vorrebbero Lega e Fratelli d'Italia. Semmai è proprio dal Green deal che potrà arrivare una spinta alla ripresa del nostro Paese e dell'intero Continente".  

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