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Giovedì, 25 Aprile 2024
Lavoro a distanza

Visto per lavoro e tasse al 15%: così la Spagna vuole attrarre i nomadi digitali

Madrid entra nella competizione per attirare chi sceglie lo smartworking da una località turistica. Altri 15 Stati europei hanno già introdotto programmi analoghi

Vivere in un Paese mediterraneo approfittando del bel tempo e del buon cibo senza rinunciare ai migliori stipendi offerti dalle grandi aziende e pagando poche tasse. Il sogno di tanti ‘nomadi’ digitali, i lavoratori a distanza che si sono moltiplicati durante il Covid, potrebbe presto diventare una stabile realtà in Spagna. Il governo di Madrid ha infatti deciso di introdurre un visto per i cittadini extraeuropei che intendono trasferirsi in Spagna mantenendo il loro posto di lavoro in un altro Paese. 

Per incentivare i nomadi digitali a spostarsi nella penisola iberica, l’esecutivo di Pedro Sanchez è pronto a garantire una sorta di flat tax al 15% per i primi quattro anni in Spagna a fronte di un’aliquota base pari al 25%. Il visto per i lavoratori a distanza che intendono passare allo smartworking dalla Spagna sarà inizialmente valido per un anno, ma si potrà rinnovare per un massimo di cinque anni a seconda delle circostanze del richiedente. Il permesso di permanenza legale nel Paese Ue si potrà estendere anche alla famiglia del nomade digitale. La nuova normativa - ha precisato il Guardian - deve ancora essere approvata ed è dunque suscettibile di cambiamenti in corso d’opera. 

Per fare domanda del visto e del regime fiscale di favore bisognerà essere cittadini extra Ue, dunque anche i lavoratori britannici potranno beneficiare del programma. I nomadi digitali dovranno però dimostrare di avere un salario che garantisca loro l’autosufficienza economica. Il governo di Madrid non ha ancora chiarito se gli interessati dovranno fornire un casellario giudiziale. 

"La settimana lavorativa di 4 giorni aumenta la produttività"

La mossa della Spagna trascina un altro Paese nella competizione per attrarre i nomadi digitali. Altri 15 Stati europei hanno infatti già offerto un visto pensato ad hoc per la nuova tipologia di lavoratori, anche se i governi sono stati costretti a fissare soglie minime di reddito per evitare l’arrivo di finti impiegati. In Croazia, ad esempio, i nomadi digitali devono guadagnare almeno 2.300 euro al mese, in Estonia 3.500 euro, in Islanda 7.100 euro e in Portogallo 700 euro.

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