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Venerdì, 29 Marzo 2024
Lavoro

Aziende italiane pronte per la rivoluzione digitale, ma nel Paese mancano le competenze

Uno studio di I-Com mette il nostro Paese nei bassifondi della classifica europea. Va meglio nel settore dll'energia dove siamo al quarto posto nell'Ue per l'utilizzo di tecnologie di ultima generazione

Le aziende italiane sono pronte a incrementare il loro potenziale digitale ma nel nostro Paese, rispetto alla media europea, il livello di competenza informatica dei cittadini è molto più basso della media europea. Secondo un report dell’Istituto per la Competitività, I-Com, “Energia digitale. Infrastrutture, tecnologie abilitanti e ruolo del consumatore”, l'Italia è agli ultimi posti della classifica europea delle competenze digitali. In cima si trovano i Paesi del Nord Europa, in particolare il Lussemburgo e la Danimarca dove – ad esempio - la percentuale degli individui che non utilizza Internet è solo del 2%, a fronte di un dato per l’Italia del 25% (14% a livello Ue). “La rivoluzione digitale impone senza dubbio anche un diverso approccio decisionale e politico, per questo è necessario che la Commissione europea proponga politiche e misure normative che incoraggino gli investimenti digitali, ponendosi così alla guida del cambiamento”, ha sottolineato Franco D’Amore, vicepresidente e direttore Area Energia di I-Com.

Energia

Le cose per il nostro paese vanno meglio nel settore dell'energia. Nel suo studio I-Com ha sviluppato un indice basato sul grado di sviluppo di cinque variabili all’interno delle aziende energetiche: l’analisi dei big data; l’utilizzo di servizi di cloud computing; la gestione automatizzata dell’invio delle fatture; l’uso di sistemi di Crm (Customer Relationship Management); la definizione di una chiara politica di sicurezza informatica. Secondo l’indice I-Com, in testa alla classifica europea ci sono le imprese energetiche finlandesi (alle quali va un punteggio di 100, in quanto prime classificate), seguite da Slovenia e Svezia a pari merito (con un punteggio di 81). L’Italia è fuori dal podio ma con un quarto posto (corrispondente a un punteggio di 72) è il primo tra i grandi Stati Membri della Ue, precedendo Spagna (7a con 57), Germania (8a con 53) e Francia (9a con 51).

L’energia è l’unico settore nel quale le imprese italiane analizzano big data più della media europea (19% contro il 16% laddove la media di tutte le aziende a livello italiano si ferma al 9% contro una media UE del 10%). Dall’analisi emerge che il 58% delle Utility europee che analizza big data utilizza come fonte delle informazioni i sensori e i dispositivi smart. Percentuale che in Italia arriva addirittura al 79%. Un segnale importante che testimonia come l’Internet delle cose (IoT) sia sempre più una componente fondamentale nella strategia di crescita aziendale, diventando un punto di forza per le imprese che vogliono restare sul mercato.

La sicurezza informatica

Lo studio mette in luce, poi, una delle principali preoccupazioni alla base dello sviluppo della digitalizzazione del settore energetico, ovvero quella relativa alla sicurezza informatica. Secondo i dati elaborati da I-Com, solo il 40% delle utility europee ha definito una strategia aziendale per la cybersecurity, a fronte di una media per tutti i settori del 32% e un valore per il settore ICT del 62%. Dopo Svezia e Finlandia, nelle quali rispettivamente ben il 68% e il 53% delle utility si è dotata di una policy di sicurezza informatica, in Italia questa percentuale arriva quasi alla metà, con il 47%, sopra Germania (44%), Spagna (43%), Francia (41%) e Regno Unito (39%). Dallo studio I-Com emerge come la crescente interconnessione tra reti elettriche e informatiche necessiti di un quadro normativo comune a livello europeo.

“Sarebbe utile creare un gruppo di lavoro specifico nell’ambito dell’Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione (Enisa) dedicato esclusivamente all’energia digitale”, ha affermato Stefano da Empoli, presidente di I-Com, secondo cui “alla luce della massiccia diffusione prevista dei dispositivi IoT legati al mondo energetico, è fondamentale salvaguardare i consumatori attraverso una certificazione europea che garantisca elevati standard di sicurezza”. Questo per il presidente “potrebbe portare a lungo termine enormi vantaggi alle imprese Ue rendendole più competitive sul mercato”.  

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