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Venerdì, 19 Aprile 2024
Fisco

L'Italia è il Paese Ue che "perde" più entrate Iva: 30 miliardi all'anno

Lo rivela un rapporto della Commissione. Da noi circa un quarto del mancato introito fiscale di tutta l'Unione

Bruxelles mette la lente sulla fiscalità. Precisamente sul cosiddetto divario dell’Iva, cioè il rapporto tra le entrate che teoricamente gli Stati dovrebbero incassare grazie a questa imposta e quelle che incassano nei fatti. Nello studio pubblicato dalla Commissione, relativo all’anno 2019, emerge che complessivamente il trend del fenomeno è in lento miglioramento nell’Ue. Ma si tratta di un “buco” finanziario dalle dimensioni ancora rilevanti: 134 miliardi di euro, lievemente meno rispetto al 2018 (circa 140 miliardi). Ma ora come nelle precedenti rilevazioni, l’Italia si posiziona sempre in cima alla lista.

Gettito ridotto

Secondo il rapporto annuale della Commissione europea in materia, nel 2019 gli Stati Ue hanno perso 134 miliardi di euro di entrate provenienti dal mancato pagamento dell’imposta sul valore aggiunto (Iva). Questa cifra tiene conto complessivamente della frode e dell’evasione dell’Iva, delle pratiche di elusione e ottimizzazione dell’Iva, dei fallimenti e delle insolvenze finanziarie nonché di più semplici errori di calcolo ed amministrativi. Il divario dell’Iva è calcolato, in estrema sintesi, come la differenza tra l’Iva dovuta e il gettito Iva effettivo, dunque si tratta di un gettito perso rispetto ad un importo calcolato teoricamente.

Sebbene sia impossibile evitare qualche perdita di gettito Iva, risposte mirate potrebbero davvero fare la differenza, in particolare per quanto riguarda le infrazioni. Questa perdita ha un impatto negativo sulla spesa pubblica per beni e servizi pubblici come scuole, ospedali e trasporti. L’Iva non percepita potrebbe anche coprire il debito contratto durante la ripresa post-pandemica o per supportare il raggiungimento degli obiettivi climatici.

Il 2019 in numeri

In termini nominali, il divario Iva nell’Ue è sceso di quasi 6,6 miliardi, per assestarsi a 134 miliardi nel 2019, un netto miglioramento rispetto alla diminuzione dell’anno precedente, (4,6 miliardi). Nella maggior parte degli Stati membri, la variazione assoluta rispetto all’anno precedente è stata inferiore al 2%, mentre è diminuita in 18 Paesi. In termini percentuali, la Romania ha registrato il divario più elevato, con il 34,9 % delle entrate IVA mancanti, seguita dalla Grecia (25,8%) e da Malta (23,5%), mentre i più virtuosi sono Croazia (1,0 %), Svezia (1,4%), e Cipro (2,7%).

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Ma se guardiamo ai valori assoluti, scopriamo che il “buco” più profondo nelle casse dello Stato è stato scavato in Italia, dove si sono persi oltre 30 miliardi, poco meno di un quarto del totale Ue. Segue al secondo posto la Germania, con 23,4 miliardi bruciati nell’anno in esame, e al terzo la Francia (13,8 miliardi).

Nelle parole del commissario all’Economia Paolo Gentiloni, “le cifre di quest’anno corrispondono a una perdita superiore a 4000 euro al secondo. Si tratta di perdite inaccettabili per i bilanci nazionali, e costringe i cittadini e le imprese a recuperare il disavanzo con altre imposte per finanziare servizi pubblici fondamentali”.

Trend di miglioramento

A seguito degli sforzi sia a livello europeo che nazionale, la tendenza positiva è proseguita nel 2019, con un calo complessivo del divario dell’Iva nei vari Paesi di circa 7 miliardi rispetto all’anno precedente. Complessivamente, infatti, nel periodo 2015-2019 il divario Iva è migliorato, ma non sono ancora note né la piena portata della pandemia sulla domanda dei consumatori né, di conseguenza, le entrate Iva dello scorso anno.

Dal canto suo, la Commissione ha aiutato gli Stati membri a collaborare meglio nell'ambito della rete Eurofisc, composta da funzionari nazionali dei 27 Stati membri e della Norvegia. Dal 2019 i membri della rete utilizzano lo Strumento di analisi della rete delle operazioni (Tna) per scambiarsi e trattare congiuntamente i dati sull’Iva, consentendo di individuare automaticamente le frodi transfrontaliere nelle loro fasi precoci. Nel 2022 l'esecutivo di von der Leyen presenterà delle proposte per un’ulteriore modernizzazione del sistema Iva, che includerà verosimilmente anche il rafforzamento di Eurofisc.

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