"Il bilancio europeo dovrebbe essere coperto anche da fonti di ricavi come Tobin tax, dazi doganali, attività del mercato interno, energia, Iva, tassazione delle imprese”. La lista è lunga, ma tra le misure proposte dal neopresidente dell'Eurogruppo, Mario Centeno, per colmare il buco all'erario europeo che si creerà con la Brexit c'è anche la Tobin tax, l'imposta sulle transazioni finanziarie, che sembrava ormai morta e sepolta. Proprio in seguito alla Brexit.

Già, perché l'addio del Regno Unito all'Ue aveva avuto tra i suoi primi effetti proprio il rallentamento (se non lo stop) di Francia e Germania. Una frenata mai esplicitata, ma di fatto con il liberale Macron al potere all'Eliseo e con Francoforte candidata a diventare la nuova “City” della finanza Ue, la Tobin tax sembrava avere poche chance di sopravvivenza.

La tassa ideata dal Premio Nobel per l'economia James Tobin, che la propose nel 1972, era tornata in auge in Europa all'indomani della crisi finanziaria: per molti, economisti e non, tale imposta rappresentava un modo per chiedere il conto a quel mondo che con le sue speculazioni aveva di fatto impoverito mezzo Pianeta, Ue compresa. Di fatto, pero', al di là dei buoni intenti, i paesi membri non sono ancora riusciti a trovare l'accordo per creare una imposta che, se applicata a livello Ue, potrebbe portare risorse diretta alle casse centrali di Bruxelles. 

A ridarle slancio è stato oggi Centeno, che nel corso di una conferenza sul futuro del bilancio comunitario, ha detto: “La Brexit ci metterà di fronte a una scelta difficile: contribuiti nazionali più alti o nuove risorse proprie”. Come, per l'appunto, la Tobin tax.