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Giovedì, 25 Aprile 2024
Lavoro

Sconto sulle tasse del 50% per i calciatori: la Serie A leader in Europa per agevolazioni fiscali agli stranieri

Uno studio pubblicato dal Parlamento europeo fa luce sulla disparità di condizioni tra i campionati Ue. Regimi agevolati anche in Francia e in Olanda, mentre la Spagna ha rivisto la Legge Beckham

Il fisco italiano non è di certo famoso per la generosità nei confronti dei suoi contribuenti. Eppure la categoria dei calciatori professionisti stranieri da qualche tempo beneficia di un’esenzione fiscale da fare invidia all’intera Unione europea. Ai top player che si trasferiscono dall’estero per giocare in Serie A o nei campionati minori per professionisti viene infatti garantita un’esenzione fiscale sulla base imponibile pari al 50 per cento. 

Lo studio Ue

Il trattamento di favore emerge dallo studio intitolato “Tassare il calcio professionistico nell’Ue” pubblicato dal Parlamento europeo e redatto da quattro accademici belgi. Un documento di un’ottantina di pagine che offre un'analisi comparativa sui regimi fiscali applicabili ai giocatori professionisti nei sette Paesi Ue che ospitano le principali competizioni calcistiche: Italia, Spagna, Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Portogallo. 

Disparità di condizioni

“È giusto dire che il regime fiscale italiano è uno dei più attraenti per i top player stranieri”, ha detto il professor Robby Houben dell’Università di Anversa, tra gli autori dello studio. Per Houben il problema del calcio europeo è la mancanza di un “level playing field”, ovvero la disparità di condizioni che ostacola una vera concorrenza tra i club. Di qui la proposta “di ‘livellare’ il campo da gioco” fatto di “regole e vigilanza” e “introdurre norme uniformi e armonizzate di buon governo per gli agenti e le squadre di calcio professionistiche”, attraverso “un sistema di licenze dell’Ue”, si legge nello studio.

Il regime fiscale di favore

Nel documento viene ricostruito l’iter normativo che oggi consente ai calciatori stranieri ‘comprati’ da club italiani di accedere a un’esenzione fiscale del 50 per cento. Ciò deriva da regole “emanate nel 2010 (per professori e ricercatori) e nel 2015 (per lavoratori e imprenditori)”. “I relativi benefici - si legge nello studio - si applicano alle persone fisiche (i) che trasferiscono la propria residenza fiscale in Italia e si impegnano a rimanere in Italia per almeno 2 anni, (ii) che non erano residenti in Italia nei 2 anni precedenti il trasferimento e (iii) che lavorano principalmente nel territorio italiano”. 

Il regime è stato emendato nel 2019 e “una delle principali modifiche introdotte” è che “i dipendenti e i liberi professionisti possono beneficiare del regime fiscale degli espatriati, indipendentemente dalle loro qualifiche (cioè non sono richiesti titoli di studio specifici, master o simili) o ruolo”. “In relazione a ciò, il decreto ha chiarito che gli atleti professionisti possono qualificarsi come espatriati nell'ambito del regime” e “gli atleti godranno di una riduzione del 50% sul reddito imponibile". 

Gli altri Paesi

I Paesi Bassi e la Francia - altri Paesi Ue presi in considerazione nello studio - garantiscono ai calciatori un’esenzione del 30 per cento, ovviamente sulla base delle aliquote nazionali in vigore. La Spagna aveva invece introdotto nel 2004 un regime estremamente favorevole ai calciatori provenienti dall’estero, la cosiddetta legge Beckham. “Tale regime consentiva la qualificazione come non residente fiscale per i calciatori migranti in Spagna e l'utilizzo di aliquote fiscali agevolate”, ma “a partire dal 2015, il regime non può più essere applicato ai calciatori”. Poi c’è il Belgio che offre un incentivo fiscale alle società sportive “in relazione alla ritenuta alla fonte sui salari” che permette un risparmio dell’80 per cento sulla ritenuta a patto che la somma venga reinvestita dal club in attività come la formazione dei giovani calciatori.

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