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Giovedì, 28 Marzo 2024
Lavoro

Il deficit del duo Di Maio-Salvini? Più basso di quello del governo Gentiloni

L'Eurostat certifica i dati definitivi del 2018. Da cui emerge che l'ex esecutivo gialloverde è stato più rigoroso di chi lo ha preceduto. Ma questo non ha evitato l'aumento del debito pubblico

La "manovra del popolo", l'aveva ribattezzata Luigi Di Maio. "Abbiamo dimostrato di avere le palle", gli aveva fatto eco Matteo Salvini riferendosi al lungo braccio di ferro con la Commissione europea. Per entrambi i leader, all'epoca alleati di governo, la legge di bilancio 2018 aveva mandato in soffitta l'austerity e resistito alle pressioni dei falchi del rigore, che chiedevano una riduzione delle spese italiane. Ma alla luce dei dati definitivi di Eurostat diramati oggi, si scopre che la manovra 2017, quella firmata dall'allora inquilino di Palazzo Chigi e oggi commissario Ue agli Affari economici, Paolo Gentiloni, era stata più 'spendacciona' della prima (e ultima) legge di bilancio gialloverde. In altre parole, il duo Di Maio-Salvini ha rispettato il famigerato Patto di stabilità più di quanto fatto da chi oggi ne è il guardiano europeo, ossia l'ex premier del Pd.   

A dirla tutta, non è una novità. Il deficit del governo gialloverde, dopo una serrata trattativa con Bruxelles, era stato fissato al 2,2% del Pil. E i dati Eurostat confermano che il precedente esecutivo aveva fatto bene i conti e ha rispettato l'impegno, dopo aver cercato a lungo (e invano) di avere margini di manovra più ampi. Quello da notare, semmai, è che al contrario del duo Di Maio-Salvini, il governo Gentiloni aveva promesso un deficit al 2,2% nel 2017, ma in realtà, a conti definitivi, è stato del 2,4%, più alto di quello registrato un anno dopo.

Il 'rigore' dell'esecutivo Conte in versione 1.0 non è comunque bastato a ridurre il debito pubblico dell'Italia. Anzi, oggi l'Eurostat certifica che è cresciuto nel 2018, salendo al 134,8% del Pil, dal 134,1% del 2017. E resta il secondo più elevato dell'Ue dopo la Grecia (181,2%). Guardando ai Paesi più grandi, il debito della Germania nel 2018 è sceso a 61,9%, dal 65,3% del 2017, mentre il deficit è salito dall'1,2% all'1,9%. In Francia il debito è rimasto stabile a 98,4%, mentre il deficit è sceso da 2,8% a 2,5%. In Spagna il debito è sceso a 97,6%, dal 98,6% dell'anno precedente, e il deficit da 3% a 2,5%. In Portogallo il debito è calato a 122,2% dal 126%, e il deficit dal 3% allo 0,4%. Mentre a Cipro il debito pubblico è salito da 93,9% a 100,6%, e il deficit da 1,7% a -4,4%, unico Paese dell'Ue col deficit sopra il 3%.

Dati che dimostrano che un taglio del deficit non comporta per forza una riduzione del debito pubblico. Anche se chi, come la Germania o il Portogallo lo ha fatto, ha avuto benefici. Per questo, i dati Eurostat saranno senza dubbio usati come argomento di discussione a proprio favore sia da chi, come Gentiloni, chiede di allentare i vincoli del Patto di stabilità e consentire agli Stati membri di spendere di più, sia dai falchi dell'austerity.

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