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Giovedì, 28 Marzo 2024
La sentenza / Spagna

"Non si possono avvantaggiare i taxi limitando le licenze ai privati "

La Corte di Giustizia Ue condanna la città di Barcellona per aver bloccato Uber e noleggi con conducente. La decisione potrebbe uscire dai confini catalani e avere importanti ripercussioni a livello europeo

Non si possono stabilire regole troppo rigide sui veicoli a noleggio al solo scopo di tutelare i tassisti. Questa in sintesi la sentenza pubblicata l'8 giugno dalla Corte di giustizia europea che ha criticato le misure adottate dalla città di Barcellona, volte a restringere il ricorso ad auto con conducente, sia tramite società che offrono servizi di lusso che soprattutto via piattaforme internazionali come ad esempio Uber. Le regole sono state valutate come "contrarie al diritto dell'Ue". La decisione potrebbe uscire dai confini catalani e avere importanti ripercussioni a livello europeo.

Licenze aggiuntive e restrizioni

La città di Barcellona, all'epoca in cui era guidata dalla sindaca di sinistra Ada Colau, aveva varato una delle leggi più severe dell'Ue sui veicoli a noleggio privati. Tutti i servizi di questo tipo devono ottenere una licenza aggiuntiva prima di fornire un servizio in città. Soprattutto, il numero di licenze è limitato a un trentesimo delle licenze del servizio di taxi a chiamata. Contro una decisione così limitante due società di autotrasporto di lusso operante a Barcellona, Prestige e Limousine Sl, avevano chiesto l'annullamento di queste norme davanti ad un tribunale nazionale, che ha poi adito la Corte di giustizia dell'Unione europea, trattandosi di una tematica che riguarda il diritto europeo. Controversie simili erano state presentate da altre quindici società, incluse le piattaforme digitali internazionali, come il gigante Uber. I giudici del Lussemburgo hanno dichiarato che Barcellona ha "imposto restrizioni all'esercizio della libertà di stabilimento" richiedendo permessi specifici per la città catalana in aggiunta a quelli nazionali. In un altro passaggio, hanno sottolineato come le misure sul numero di licenze risultano troppe sbilanciate a favore dei taxi tradizionali.

Motivazioni dei giudici

La mossa della sindaca Colau aveva ottenuto elogi internazionali per aver cercato di ridurre l'uso dell'auto tramite queste misure, ma il tribunale ha respinto questa tesi secondo cui le misure avrebbero protetto l'ambiente o contribuito alla "sana gestione dei trasporti, del traffico e dello spazio pubblico". La Corte ha evidenziato il fatto che altre misure meno rigorose potrebbero essere attuate per raggiungere i doppi obiettivi di protezione ambientale e riduzione del traffico, ​come l'applicazione dei limiti di emissione di Co2 ai veicoli che circolano in città e la limitazione degli orari di funzionamento delle servizi di noleggio privati. L'ormai ex sindaca era stata criticata in patria per la sua diffidenza nei confronti della libertà d'impresa. Dopo le ultime elezioni oggi la città è guidata dal suo rivale Xavier Trias, che però ha ancora in corso i colloqui per poter creare una coalizione di governo.

Oltre Barcellona

La Corte di giustizia ha affermato che garantire la fattibilità economica dei servizi di taxi non costituisce un motivo imperativo di interesse generale che giustificherebbe una politica pubblica di questo tipo. La decisione valica quindi i confini catalani e potrebbe investire numerose altri Paesi, in particolare le grandi città metropolitane dell'Ue, quelle dove è più diffuso il ricorso alle piattaforme digitali per ottenere servizi privati di trasporto urbano, interurbano o per raggiungere aeroporti. Uber e altre piattaforme analoghe vengono visti come una minaccia che compromette la sopravvivenza dei tassisti tradizionali, che spesso devono effettuare pagamenti ingenti per acquistare le licenze. Anche in Italia i tassisti hanno scatenato proteste per bloccare il ricorso a questi servizi.

La mossa di Uber

Negli ultimi anni la mossa della società è stata quella di includere i taxi tradizionali, inserendoli nella sua applicazione. L'obiettivo è quello di guadagnare tempo e terreno in mercati europei più restrittivi, che hanno introdotto restrizioni sui veicoli a noleggio privato. Uno dei casi più importante di accordo è avvenuto proprio in Italia, dove a maggio 2022 la piattaforma ha siglato uno storico accordo con IT Taxi, il più grande operatore di prenotazione nel Belpaese. Sono oltre dodicimila i tassisti, in novanta città, che da quel momento usano l’app per permettere alla clientela di prenotare un viaggio. La società a inizio settimana ha dichiarato che i taxi rappresentano oggi circa il 10% di tutti i viaggi dei suoi clienti in Europa, Medio Oriente e Africa. Si tratta del doppio rispetto a un anno fa. Tra pochi giorni i ministri del lavoro dell'Ue si riuniranno in Lussemburgo per concordare una posizione comune sulla direttiva relativa ai lavoratori su piattaforma, che mira a combattere il fenomeno del "falso" lavoro autonomo cui ricorrono numerose piattaforme per evitare le responsabilità dei rapporti di lavoro dipendente.

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