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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Lavoro

Il Covid aumenta le disuguaglianze sociali: i ricchi incassano e per i poveri è crisi senza fine

Secondo Oxfam le mille persone più benestanti del pianeta hanno recuperato in appena nove mesi tutte le perdite causate dall'emergenza mentre i più poveri per riprendersi ci metteranno dieci anni

Il Coronavirus sta allargando la distanza tra ricchi e poveri: dall'inizio della pandemia il patrimonio dei primi 10 miliardari del mondo è aumentato di 540 miliardi di dollari complessivi, che sarebbero più che sufficienti a pagare il vaccino per tutti gli abitanti del pianeta e ad assicurare che nessuno cada in povertà a causa del virus. È quello che emerge dal rapporto della confederazione internazionale di organizzazioni no profit, Oxfam, dal titolo "Il virus della disuguaglianza”, secondo cui le mille persone più ricche della terra hanno recuperato in appena nove mesi tutte le perdite causate dall'emergenza della scorsa primavera e anzi hanno iniziato ad accumulare altra ricchezza, mentre i più poveri per riprendersi dalle catastrofiche conseguenze economiche della pandemia potrebbero impiegare più di 10 anni.

L'Italia

L'Italia non fa eccezione a questo trend. Da marzo, 36 miliardari italiani si sono arricchiti di oltre 45,7 miliardi di euro, che equivale a 7.570 euro per ognuno dei 6 milioni di italiani che rientrano nel 10% più povero della popolazione nazionale. Allo scoppio dell'emergenza, poco più del 40% degli italiani era in condizioni di povertà finanziaria, cioè senza risparmi sufficienti per vivere, in assenza di reddito o altre entrate. Secondo la Banca d’Italia, durante il primo lockdown, metà delle famiglie italiane dichiarava di aver subito una contrazione del proprio reddito ed il 15% di aver visto dimezzarsi le proprie entrate. Solo il 20% dei lavoratori autonomi non aveva subito contraccolpi. A fine estate, nel 20% delle famiglie con figli minori di 14 anni, uno o entrambi i genitori aveva ridotto l’orario lavorativo o rinunciato al lavoro per accudirli. Mentre il 30% dichiarava di non disporre di risorse sufficienti per far fronte a spese essenziali nemmeno per un mese, in assenza di altre entrate. Quella italiana è una situazione esasperata dalla pandemia, ma che ha radici più profonde visto che il Paese ha avuto ampi squilibri nella distribuzione della ricchezza nazionale che sono aumentati negli ultimi 20 anni. A metà 2019, il 10% più ricca della popolazione italiana possedeva oltre 6 volte la ricchezza della metà più povera.

Le previsioni della Banca mondiale

A livello mondiale a dicembre la ricchezza totale dei miliardari aveva raggiunto 11.950 miliardi di dollari, l'equivalente delle risorse stanziate dai Paesi del G20 per rispondere agli effetti della pandemia. Per la prima volta in un secolo, inoltre, si potrebbe registrare un aumento della disuguaglianza economica in quasi tutti i Paesi contemporaneamente. In assenza di un'azione adeguata e coerente da parte dei governi, la Banca Mondiale prevede che entro il 2030 oltre mezzo miliardo di persone in più vivrà in povertà, con un reddito inferiore a 5,50 dollari al giorno. In questo contesto, ad essere più colpite sono le donne, che a livello globale lavorano nei settori più colpiti dalla pandemia, e le minoranze etniche, come i 22 mila cittadini afroamericani e latino-americani negli Usa che sarebbero ancora vivi se il loro tasso di mortalità fosse stato uguale a quello dei bianchi.  "Una distanza tanto profonda tra ricchi e poveri da rivelarsi più letale del virus stesso”, ha detto Gabriela Bucher, direttrice di Oxfam International. “L'aumento delle disuguaglianze non è un fenomeno inevitabile, ma dipende dalle scelte politiche dei governi”, ha aggiunto sottolineando che bisogna “investire nella copertura sanitaria universale e gratuita, nell'istruzione e in altri servizi pubblici che possono ridurre le disparità”. Si deve “promuovere il lavoro dignitoso, libero dallo sfruttamento anche incentivando modelli di impresa che distribuiscono il valore in modo più equo”, “attuare politiche orientate alla giustizia fiscale” e “riorientare i modelli di produzione e consumo” ponendo attenzione alla crisi ambientale.

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