rotate-mobile
Giovedì, 28 Marzo 2024
Lavoro

Tasse ai ricchi e indipendentisti liberi: Sanchez unisce la sinistra in Spagna per combattere la crisi

Il premier ha ottenuto il sostegno di partiti separatisti e autonomisti per far passare la legge di bilancio. Ma il centrodestra insorge. Militari in pensione scrivono al re Felipe VI :"Esecutivo social-comunista, appoggiato da filo-terroristi"

Mentre in Italia si discute e ci si scontra su una patrimoniale dello 0,2% sulle ricchezze sopra i 500mila euro, in Spagna l'aumento delle tasse ai più ricchi è realtà: il Governo guidato dal socialista Pedro Sanchez con l'appoggio di vari partiti di sinistra, tra cui Podemos, ha varato il suo primo bilancio che prevede una serie di misure anticrisi, tra cui l'aumento delle tasse per i redditi più alti e le multinazionali. Tra le proteste del centrodestra e l'accusa dei nazionalisti monarchici di aver ceduto agli indipendentisti repubblicani.

Il bilancio anti-Covid

Il bilancio, oltre a una inevitabile lievitazione delle spese legata alla crisi sanitaria ed economica del Covid-19, prevede di coprire i maggiori esborsi bussando alla porta dei più ricchi, siano essi famiglie o società: un aumento dell’Irpef del 2% per i redditi che superano i 200mila euro e del 3% per quelli oltre i 300mila, un’aliquota minima del 15% per le società d’investimento immobiliare quotate in borsa e una tassa per le multinazionali digitali come Google e altre grandi imprese del settore. L’Iva verrà alzata dal 10 al 21% sulle bevande gassate non vendute nella ristorazione e si aumenterà la spesa per l’educazione di 370 milioni.

Sanchez sembra contare molto sull'effetto redistributivo di queste imposte, tanto che il suo governo starebbe valutando di non attivare non soli i prestiti del Mes, ma anche quelli del Recovery fund. Il bilancio, varato con l'appoggio di 11 partiti autonomisti e indipendentisti, ha ottenuto il plauso anche della sinistra del resto d'Europa. Sollevando di contro le forti accusa del centrodestra. Che però si stanno concentrando su un aspetto collaterale dell'ok al bilancio: le contropartite che Sanchez avrebbe offerto a indipendentisti catalani e baschi in cambio del loro supporto in Parlamento.

Il patto con gli indipendentisti

Secondo l’opposizione di centrodestra, Sanchez è ostaggio dei separatisti “nemici della Spagna”. La ministra delle Finanze, Maria Jesus Montero, ha invece ringraziato gli undici partiti che hanno appoggiato la maggioranza garantendo i numeri per il passaggio della finanziaria al Congresso dei deputati. Montero si è congratulata, in particolare, con la Sinistra repubblicana di Catalogna (Erc) e i baschi di Bildu per aver “messo da parte” i loro interessi fornendo “un sostegno molto importante”.

Le due formazioni indipendentiste, infatti, sono risultate decisive per raggiungere la maggioranza di 198 voti al Congresso. Va ricordato che Erc e Bildu hanno permesso - all’inizio del 2020 - l'investitura del primo ministro Sanchez. Oggi non si esclude che il Governo possa ampliare il dialogo con altre formazioni fuggendo dalla logica dei "veti incrociati" che ha caratterizzato le consultazioni con il Partito popolare (Pp) e Ciudadanos nelle trattative sul bilancio e altri temi di rilevanza nazionale. I due partiti di opposizione di centrodestra hanno sempre imposto all'esecutivo di compiere una chiara scelta di campo tra loro e gli indipendentisti.

Le paure dei militari

L’allargamento della coalizione non è piaciuta per niente tanto ai vertici quanto alla base dei partiti conservatori spagnolo. Il re Felipe VI ha addirittura ricevuto la dura lamentela firmata da oltre 70 generali e comandanti in pensione dell’esercito. Gli ex-militari sostengono che quello che si è instaurato in Spagna col voto sul bilancio è un governo “social-comunista, appoggiato da filo-terroristi e indipendentisti con l’intenzione di minacciare l’unità nazionale”.

"Liberare gli indipendentisti in carcere"

Di sicuro Sanchez non potrà più ignorare le richieste dei partiti minori, rappresentanti degli ambienti politici autonomisti, indipendentisti e nazionalisti delle regioni spagnole che rivendicano da decenni il diritto all’autodeterminazione. Il primo nodo da sciogliere è il destino degli indipendentisti catalani in carcere. Molti di loro, come l’ex vicepresidente della Regione Catalogna Oriol Junqueras, sono finiti dietro le sbarre per aver organizzato il referendum illegale del primo ottobre 2017. Secondo quanto riferisce il quotidiano El Pais, il vicepremier e leader di Podemos, Pablo Iglesias, starebbe facendo pressioni sull'esecutivo affinché vengano scarcerati “il prima possibile” grazie a un indulto.

Una proposta che incontra, tuttavia, le resistenze del Partito socialista del premier. Diversi esponenti di Erc (il partito di Junqueras) hanno fatto sapere al Governo che la liberazione dei detenuti è la condizione imprescindibile per una collaborazione stabile e duratura. E dato che la Corte suprema spagnola ha finora chiuso a ogni possibilità di indulto, l’unica alternativa per l’esecutivo di Sanchez è quella di portare in Aula una riforma del codice penale con la riduzione delle pene per i reati che hanno portato agli arresti. Una strada che richiederebbe un lungo iter parlamentare.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Tasse ai ricchi e indipendentisti liberi: Sanchez unisce la sinistra in Spagna per combattere la crisi

Today è in caricamento