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Giovedì, 18 Aprile 2024
Lavoro

L’Ue sosterrà l’industria dei chip made in Europe. Ma Vestager avverte: “L’autosufficienza è un’illusione”

La commissaria alla Concorrenza resiste alle pressioni di Francia e Germania che vorrebbero elargire forti aiuti alle imprese del settore dei semiconduttori. A innervosire l’Europa è la dipendenza da Taiwan

La Commissione europea è pronta a proporre “un sostegno” per mettere fine alla dipendenza da Taiwan sui semiconduttori. Si tratta dei materiali essenziali alla produzione dei chip che permettono il funzionamento di componenti elettroniche basilari per tanti settori, da quello automobilistico alla telefonia mobile. “Solo il 10 per cento della produzione globale di chip è in Europa e siamo molti dipendenti in particolare dai chip prodotti nel Sud-est asiatico”, ha ammesso ieri la vicepresidente della Commissione europea, Margrethe Vestager.

Per questo motivo la Commissione sta valutando come sostenere la creazione di una filiera autonoma Ue, ma senza elargire troppi benefici economici a chi investe nel settore, come invece desideravano i governi di Francia e Germania. “Questi aiuti basati sull'articolo 107, paragrafo 3, Tfue”, precisa una nota della Commissione sul sostegno all’industria dei chip, "sarebbero soggetti a solide salvaguardie in materia di concorrenza, oltre a garantire che i benefici siano ampiamente condivisi e senza discriminazioni in tutta l'economia europea”.

"Serve una strategia completa”, ha detto Vestager durante un’audizione al Parlamento europeo. “Proprio adesso stiamo cercando di mettere sulla carta quelli che sono gli obiettivi generali che vogliamo realizzare”, ha aggiunto alludendo alla proposta che verrà ufficializzata nelle prossime settimane.

Tuttavia, ha aggiunto la commissaria sullo stesso tema durante una conferenza stampa, “l’autosufficienza è un’illusione”. “Quando si pensa alla portata di ciò che è necessario” all’industria europea “è chiaro che nessun Paese e nessuna azienda possono farcela da soli, ma non possiamo nemmeno fare affidamento su un solo Paese o una sola casa produttrice”. “Ecco perché - ha concluso - l'obiettivo dovrebbe essere la diversificazione tra partner, per costruire catene di approvvigionamento resilienti ed evitare singoli punti di rottura”.

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