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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Glifosato al bando: petizione da 1,3 milioni di firme arriva a Parlamento Ue. Reazioni dure

In scena la battaglia tra chi vuole e chi non vuole la chimica in campagna intanto il 27 novembre i ministri della Ue decidono sul rinnovo della licenza, non sulla sua messa al bando.

A favore e contro: l'iniziativa popolare Stop Glifosato da 1,3 milioni di firme è approdata oggi al Parlamento Ue per un'audizione pubblica che ha mostrato le crepe che la decisione sul futuro dell'erbicida più famoso al mondo apre in Europa. Un dato indica comunque l'interesse che il tema solleva tra i cittadini comunitari: le firme, 300 mila in più del milione necessario per completare un'iniziativa popolare europea (la richiesta alla Commissione Ue di legiferare su un tema), sono state raccolte in appena 5 mesi ed in tutti gli Stati membri, un vero e proprio record per la quarta petizione di questo genere che arriva in porto.  

"Il Parlamento Ue ha proposto un bando completo del glifosato a partire dal 2012", ha affermato all'inizio dell'audizione Mika Leandro a nome della piattaforma civica che ha lanciato l'iniziativa, "ma i cittadini sono intervenuti e chiedono che vada proibito, da subito". Gli Stati membri voteranno il 27 novembre sulla proposta di rinnovare la licenza dell'erbicida per altri 5 anni, non la sua messa al bando, come richiesto da Parlamento, con calma, e dall'iniziativa popolare, da subito.

Via i pesticidi dai campi

Oltre alla questione glifosato, la petizione chiede anche una revisione delle procedure di approvazione dei pesticidi nella Ue e un impegno comunitario per obiettivi obbligatori di riduzione degli stessi. "Dobbiamo arrivare allo zero utilizzo dei pesticidi", ha aggiunto Leandro, "oltre al glifosato nella Ue sono permessi altri 500 pesticidi, prodotti che mettono a rischio la nostra salute, ma anche l'impollinazione, la difesa del suolo". 

Franziska Achterberg, responsabile scientifica dell'iniziativa, ha accusato la Monsanto, inventrice del glifosato, di ingerenza nel processo decisionale, e ha ricordato che la Iarc, l'Istituto per la ricerca sul cancro della Oms, indica la sostanza come probabile causa di tumori. "Chiediamo che la Commissione lo metta al bando il glifosato, sulla base anche dell’incertezza sugli studi, la Ue dovrebbe applicare il principio di prevenzione".

Un punto ripreso anche dall'eurodeputato grillino Piernicola Pedicini: "questa è una giornata importante, ci chiediamo qual è il compromesso migliore di fronte ad una sostanza che è probabilmente cancerogena, per questo abbiamo proposto un emendamento che chiedeva il bando immediato del glifosato in Europa. Ma non è passato". "E' il momento", ha aggiunto, "che l'Europa ascolti i suoi cittadini". 

Commissione Ue prudente

Una posizione di chiusura alla chimica in campagna che ha sollevato non poche critiche nell'aula del Parlamento europeo. "I pesticidi - ha affermato Vytenis Andriukaitis, commissario europeo alla salute ed alla sicurezza alimentare - non vinceranno mai un concorso di bellezza, ma svolgono un ruolo importante per garantire un’adeguata fornitura alimentare. Gli agricoltori hanno il diritto di combattere malattie e parassiti, se avessero potuto farlo durante la grande carestia in Irlanda avrebbero difeso le patate". "Le malattie esistono ancora", ha aggiunto il commissario, concludendo ricordando che è però importante lavorare "per la riduzione dei rischi, puntando su alternative meno nocive". 

Firme da città, non degli agricoltori

"Dove avete raccolto le firme? Dalle foto si vede che l'avete fatto in città, perché in campagna nessuno avrebbe firmato questa petizione", il duro attacco della popolare spagnola Pilar Ayuso ai promotori dell'iniziativa. "Il glifosato - ha insistito Ayuso - è uno strumento essenziale per i contadini, per combattere l'impoverimento del suolo, senza glifosato avremo, un suolo più fragile, più emissioni di CO2, più uso di macchinari, più necessità di ore di lavoro, più costi". E quanto allo studio della Iarc, Ayuso ha ricordato che è stato ritrattato dalla stessa Oms, mentre le Agenzie europee hanno dato il loro visto buono alla sostanza. 

In vista della decisione dei governi, da mesi divisi, anche nel Parlamento Ue si respirano quindi sensibilità assai diverse. "Alla fine non è forse una posizione prudente quella del Parlamento europeo di darci 10 anni per studiare se esiste una soluzione alternativa?", chiedeva Herbert Dorfmann della Südtiroler Volkspartei. 

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