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Giovedì, 18 Aprile 2024
Vertice Ue

No dei 'frugali' al nuovo Recovery fund su energia e difesa

Olanda contraria, Stoccolma si associa e lancia frecciata ai mediterranei: "Alcuni Paesi cercano sempre scuse per non pagare le proprie spese". Ma l’Austria cambia idea e apre agli eurobond

Parte in salita il progetto di una riedizione del Recovery fund per investire nell’autonomia energetica europea dalla Russia e in un sistema di difesa militare comune. All’apertura del Consiglio europeo di Versailles - la prima vera occasione di discussione tra i leader sull’idea portata avanti dalla Francia, e fortemente sostenuta dall’Italia, di un Recovery bis - il premier olandese Mark Rutte ha subito messo in chiaro la sua contrarietà. Il maxi piano di sussidi e prestiti nato per far fronte alla crisi pandemica “è uno strumento una tantum”, ha detto il primo ministro. 

Il no olandese al progetto di un fondo finanziato con titoli comuni Ue per investire nelle infrastrutture energetiche e nella spesa militare trova fondamento nella storica contrarietà dei Paesi Bassi al debito comune. I titoli Ue, anche detti eurobond, permetterebbero ai Paesi maggiormente indebitati, a partire dall’Italia, di finanziare le proprie spese con denaro fresco in arrivo dall’Ue e ‘garantito’ dalle ventisette economie, anziché dal solo Belpaese. “Credo sia importante - ha aggiunto Rutte - concentrarci su cosa serve ora”, ovvero azioni immediate “sulla difesa” e “sulla crisi energetica”.

Pochi minuti dopo le dichiarazioni di Rutte è arrivato anche il no della Svezia, altro Paese tradizionalmente nel gruppo dei cosiddetti ‘frugali’, cioè dei governi contrari ai grandi piani di spesa dell’Ue e alla maggiore integrazione economica tra gli Stati europei. La premier di Stoccolma, Magdalena Andersson, ci è andata giù pesante. “Sono stata ministra delle Finanze per sette anni - ha detto di fronte alle telecamere - e alcuni Paesi trovano sempre nuovi argomenti per non pagare le proprie spese”.

Senza nominare Italia e Francia, Andersson ha dunque chiuso con una battuta a ogni ipotesi di trattativa sul Recovery bis. Tuttavia la premier svedese non ha negato la necessità di investire nella difesa e nell’autonomia energetica Ue per mettere al riparo l’Unione dalle possibili ritorsioni di Vladimir Putin alle massicce sanzioni europee che stanno contribuendo, assieme alle altre misure sostenute da tanti altri Paesi, a mettere in ginocchio l’economia di Mosca. ”Se vogliamo una difesa stabile che offra sicurezza a tutti i cittadini è anche importante avere un sistema sostenibile di finanziamento a lungo termine per la spesa nella difesa", ha precisato Andersson.

La voce fuori dal coro dei ‘frugali’ è stata quella dell’Austria. Il governo di Vienna era stato tra i più acerrimi nemici del Recovery Fund all’epoca delle trattative durante la crisi del Covid-19. Ora invece il cancelliere austriaco Karl Nehammer sembra interessato all’idea degli eurobond. Rispondendo alle domande dei giornalisti, Nehammer ha infatti garantito che l’Austria “ha sempre detto che bisogna investire in una crisi, e ora stiamo vivendo una guerra in Europa”. Ciò significa “che gli investimenti sono necessari e vanno fatti collettivamente”. Un’apertura inaspettata che lascia a Francia e Italia qualche speranza nel negoziato appena cominciato.

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