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Martedì, 16 Aprile 2024
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Vino privo di alcool, il fronte del no alla proposta Ue: "Meglio chiamarlo bevanda”

A breve il Parlamento europeo voterà il regolamento che disciplina questa branca di mercato in forte crescita. In Italia diverse organizzazioni chiedono di modificare il testo

Anche senza alcool, la battaglia intorno al vino si infiamma. Il prossimo 23 novembre a Strasburgo si decideranno le sorti della proposta della Commissione sulla disciplina del “vino dealcolizzato” (con tasso alcolometrico non superiore a 0,5% vol.) o "parzialmente dealcolizzato” (con tasso alcolometrico compreso tra 0.5% e 9%). Una proposta di regolamento Ue che mira a disciplinare, e promuovere, una branca di mercato in forte crescita. Ma sul quale il mondo agricolo è diviso.  

Due rappresentanti della Regione Veneto, Alberto Bozza ed Elisa Venturini d Forza Italia, hanno sottoscritto un documento per chiedere al governo di impegnarsi per l'approvazione di due raccomandazioni relative al nuovo regolamento. La prima è di creare una categoria apposita, riconoscibile col termine “bevanda”, in maniera tale da aiutare i consumatori a distinguere immediatamente i diversi prodotti, con e senza alcool. In seconda battuta, si chiede di eviatre la dealcolazione parziale dei vini Igp e Dop, in modo da continuare a proteggere le denominazioni di maggior qualità. La richiesta è stata sottoscritta da varie associazioni di categoria, tra cui Confagricoltori, Coldiretti, Cia, Assoenologi e Fivi ed era stata approvata dal consiglio regionale del Veneto a giugno scorso.

Contenuto alcolico basso, domanda in crescita

In Italia un prodotto per essere chiamato vino deve presentare una percentuale di almeno 9 gradi, salvo alcune eccezioni legate a denominazioni particolari. In Europa alcuni Paesi hanno già approvato legislazioni nazionali che permettono la produzione e la vendita di bevande a base di vini dealcolato, come avvenuto in Spagna e Germania. La decisione del Parlamento è volta a creare una disciplina coordinata tra Stati membri. Il successo dei vini dealcolati per ora è limitato, ma la domanda di prodotti analcolici o a basso contenuto alcolico aumenta in Europa. In questa sezione di mercato si intersecano ragioni salutiste, tipiche dei Paesi scandinavi, ad altre di tipo religioso, come per la cittadinanza musulmana. A ciò si aggiungano le problematiche legate ai rischi sulla strada e ai controlli sempre più serrati con gli alcool-test.

Il vino privo di alcool potrebbe essere un'alternativa per restare nella stessa scia di gusto, riducendo i rischi di incidenti. Da quando si è iniziato a discutere di vino privo di alcool, diverse associazioni di categoria in Italia si sono opposte a quella che considerano un'aberrazione. La Coldiretti definisce una simile bevanda addirittura “contro natura”. Le posizioni nel mondo vinicolo sono però più sfumate. “È importante che queste nuove categorie rimangano all’interno della famiglia dei prodotti vitivinicoli, come tra l’altro riconosciuto dall’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (Oiv)”, ha dichiarato a WineNews Paolo Castelletti, segretario dell'Unione Italiana Vini, che rappresenta oltre 150.000 viticoltori. Come evidenzia ancora: ”Bisogna evitare che possano divenire business di altre industrie estranee al mondo vino e che dunque siano le imprese italiane a rispondere alle richieste di mercato (specialmente di alcuni Paesi asiatici)”.

I metodi di estrazione dell'alcool

Di certo non sarà permessa l’aggiunta di acqua durante il processo di de-alcolizzazione”, che avverrà invece tramite “estrazione”. Tra i metodi esistenti ci sono: la parziale evaporazione, la distillazione o l'osmosi, purché le condizioni di pressione e temperatura siano molto delicate. La perdita delle proprietà organolettiche rappresenta il rischio principale, attenuato di recente da tecniche e macchinari di qualità maggiore. Queste innovazioni consentono di effettuare processi meno invasivi, che colpiscono solo l’etanolo, ma non gusti e profumi tipici. Come rileva la Coldiretti, l'Italia è leader mondiale nella produzione con 49,1 milioni di ettolitri. Risulta anche primo esportatore sia nei vini fermi che nelle bollicine con un totale di 20,8 milioni di ettolitri. Seguono la Spagna (con 20,2) e la Francia (con 13,8). Le bottiglie italiane sono caratterizzate per circa il 70% da denominazioni protette quali Docg, Doc e Igt, mentre i vini da tavola si fermano al 30%.

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