Perché tre Paesi europei bloccano il grano ucraino
Bruxelles ha revocato il divieto temporaneo di importazioni dal Paese invaso dalla Russia. Polonia, Ungheria e Slovacchia continueranno però ad applicare le restrizioni per tutelare i loro agricoltori
La Commissione europea ha deciso di revocare il divieto temporaneo di importazioni di grano ucraino di cui godevano cinque Stati dell'Europa dell'Est. Polonia, Ungheria e Slovacchia si sono però ribellate alla decisione di Bruxelles e promettono di andare avanti con misure restrittive. La decisione dell'esecutivo risale al 16 settembre, ma gli Stati "ribelli" hanno già pronti appositi decreti per impedire l'ingresso di cereali ed altre materie prime da Kiev, al fine di tutelare i propri agricoltori e guadagnare, nela caso della Polonia, consenso elettorale. La questione potrebbe rendere più complicati i rapporti tra l'Unione europea e l'Ucraina, determinata ad esportare senza limitazioni le derrate alimentari indispensabili per la sua economia fiaccata dall'invasione russa.
Questione elettorale
"Non permetteremo che il grano ucraino ci inondi", ha dichiarato sulla piattaforma social X Mateusz Morawiecki, il primo ministro della Polonia. Il governo di Varsavia ha garantito che non revocherà l'embargo sulle importazioni di grano ucraino perché gli agricoltori polacchi risulterebbero danneggiati. "Indipendentemente dalle decisioni di Bruxelles, non apriremo le nostre frontiere", ha detto Morawiecki, impegnato in una campagna elettorale combattuta che porterà al voto la popolazione il prossimo 15 ottobre. L'attuale governo di destra guidato dal partito Diritto e giustizia ha posto la questione al centro del dibattito elettorale, dato che gode di ampio consenso nelle aree rurali. Morawiecki intende fare del tema un cavallo di battaglia in vista del voto, per garantirsi l'appoggio di un nocciolo duro di elettorato. "Vorrei rassicurare tutti gli agricoltori che difenderemo senza mezzi termini gli interessi degli agricoltori polacchi", ha dichiarato il primo ministro nel corso di una riunione di governo. Nonostante la Polonia sia in prima fila nel sostegno all'Ucraina sia militarmente che accogliendo i suoi profughi, su questo punto Varsavia non intende cedere alle pressioni né di Kiev né di Bruxelles.
L'embargo
Polonia, Ungheria, Slovacchia, Romania e Bulgaria con il consenso dell'Unione europea avevano imposto un embargo sui prodotti agricoli ucraini, per evitare che questi ultimi danneggiassero gli agricoltori locali, grazie a prezzi più competitivi. Il divieto, in vigore da aprile e prorogato fino al 15 settembre, consentiva invece il solo transito di merci per garantire comunque l'export ucraino a seguito dei blocchi navali imposti dalla Russia sul Mar Nero. Il commissario europeo per l'agricoltura, il polacco Janusz Wojciechowski, ha lottato per ottenere una proroga dell'embargo, ma neppure la sua intercessione ha convinto i funzionari dell'Ue, preoccupati delle ripercussioni diplomatiche con Kiev. A quel punto i tre Paesi hanno deciso di adottare autonomamente determinate restrizioni in base stavolta alle proprie esigenze interne, senza coordinarsi con l'esecutivo europeo. Mentre la Slovacchia si è limitata ad estendere il precedente divieto in vigore su quattro tipi di cereali, durante il fine settimana la Polonia ha imposto ulteriori restrizioni sulla farina e sui mangimi. L’Ungheria starebbe invece prevedendo di vietare altri 25 prodotti compresa la carne.
La "vendetta" di Kiev
Per il loro rifiuto di eliminare il divieto sui prodotti agricoli ucraini l'Ucraina ha deciso che farà causa ai tre Stati e all'Unione europea. Per la precisione Kiev intende rivolgersi all'Organizzazione mondiale del commercio (Omc) per chiedere un risarcimento per i danni subiti da queste restrizioni. Altra contromisura sarà quella di applicare a sua volta limitazioni alle esportazioni polacche di frutta e verdura destinate al territorio ucraino. Il primo ministro ucraino Denys Šmyhal in un tweet ha precisato che "l'Ucraina sarà costretta a chiedere un arbitrato all'Omc", aggiungendo: "Non è accettabile alcuna forma di mantenimento del divieto poiché minerebbe il mercato unico, l’accordo di associazione Ucraina-Ue e la fiducia negli impegni dell’Ue". Il primo ministro ha poi attaccato Varsavia perché starebbe sfruttando del "populismo politico" in vista delle legislative di metà ottobre. La strategia di Kiev è quella di minare la credibilità di tutta l'Unione europea come partner commerciale. "Penso che tutto il mondo dovrebbe vedere come gli Stati membri dell’Ue si comportano nei confronti dei partner commerciali e della propria Unione, perché ciò può influenzare anche altri Stati", ha dichiarato in un'intervista al giornale Politico il rappresentante commerciale ucraino Taras Kachka. La speranza probabilmente è quella di scatenare la furia della Commissione europea e degli altri governi dell'Ue affinché inducano i tre Paesi dell'Est all'obbedienza.