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Venerdì, 29 Marzo 2024
Guerra Russia-Ucraina

Perché gli yacht degli oligarchi russi non serviranno a ricostruire l’Ucraina

Il piano della Commissione Ue per riutilizzare gli asset congelati con le sanzioni a Mosca. Il 'no' della Germania: “La nostra Costituzione garantisce la proprietà privata”

La ricostruzione dell’Ucraina non potrà essere finanziata dalle risorse sequestrare nell’Ue agli oligarchi russi, a meno che questi non vengano sorpresi nel tentativo di aggirare le sanzioni. L’idea che si era fatta strada a Bruxelles nelle ultime settimane si è scontrata con una serie di questioni legali che ne hanno ridimensionato la portata. Dopo giornate di indiscrezioni che anticipavano scenari da ‘esproprio di massa’ dei beni degli oligarchi russi in Europa per dare le risorse a Kiev, è infatti arrivata la vera proposta della Commissione, che restringe, e non di poco, il campo di applicazione delle confische che un domani potrebbero alimentare un eventuale fondo di ricostruzione dell’Ucraina. 

Concretamente, la Commissione europea ha proposto di inserire la violazione delle sanzioni nella lista dei reati Ue, che per ora include crimini particolarmente gravi e di rilevanza internazionale come il terrorismo, la tratta degli esseri umani, lo sfruttamento sessuale delle donne e dei minori e il traffico illecito di stupefacenti. Se anche gli Stati membri dovessero approvare (all’unanimità, come ogni decisione in materia di diritto penale) la proposta della Commissione, sarà poi necessario un altro processo di legislazione Ue per la confisca degli asset, che sarebbe comunque limitata ai solo beni degli oligarchi che cercano di sfuggire alle sanzioni europee. 

Per fare un esempio, una violazione delle sanzioni si configura quando un oligarca sanzionato dall’Ue per le sue presunte responsabilità nel contesto dell’invasione dell’Ucraina si attiva per “portare uno yacht in acque internazionali, trasferendo la proprietà di un bene sanzionato a una terza parte non sanzionata o tramite società di comodo”, si legge in un documento della Commissione. Perciò solo una minima parte dei beni degli oligarchi potrà essere confiscata, ovvero quella dei soggetti che provano - senza riuscirci - ad aggirare le sanzioni Ue. Ma anche in caso di confisca non è detto che gli asset possano poi essere convertiti in risorse per finanziare la ricostruzione dell’Ucraina. 

Ad escludere tale meccanismo è stato il ministro delle Finanze della Germania, Christian Lindner, che si è detto “politicamente aperto a discutere dell’uso per la ricostruzione dell’Ucraina” dei soli “asset sovrani sequestrati alla Russia”, ovvero “quelli della Banca centrale di Mosca” da non confondere con “gli asset privati”, cioè quelli degli oligarchi. “Nella nostra Costituzione sono previste garanzie per i beni privati”, ha chiarito il ministro mettendo in luce che il riutilizzo di asset privati, seppure confiscati, per altre destinazioni, anche di pubblica utilità, potrebbe scontrarsi con il diritto costituzionale di diversi Paesi membri. 

Questioni giuridiche che non possono essere superate dall’oggi al domani, soprattutto se si considera che il diritto penale è una competenza nelle mani dei governi nazionali e che solo quattordici ordinamenti su ventisette - ad oggi - riconoscono il reato di violazione delle sanzioni. Tirando le somme, gli ipotetici oligarchi ‘illuminati’ che vorranno generosamente contribuire alla ricostruzione dell’Ucraina non solo dovranno farsi beccare mentre cercano di violare le sanzioni, ma dovranno anche stare attenti a farsi sorprendere dalle autorità di un Paese che riconosce tale condotta come reato.

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