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Giovedì, 18 Aprile 2024
Revisionismo storico / Ucraina

Perché Putin sostiene che l’Ucraina non esiste, e perché si sbaglia

Secondo il Cremlino, Kiev è una sorta di incidente della Storia. Ma gli storici sono di tutt’altro avviso

Lunedì sera il presidente russo Vladimir Putin, in diretta nazionale e mondiale, ha di fatto riconosciuto l’indipendenza delle due autoproclamate repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, nell’Ucraina orientale. Per giustificare questa decisione, ha fatto una lunga digressione storica sullo Stato ucraino, in cui ha fondamentalmente affermato che il Paese non è mai esistito come entità autonoma ma è sempre stato terra russa, spingendosi a sostenere che l’Ucraina moderna è stata una creazione della Russia bolscevica. Il ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha addirittura dichiarato che il Paese “non ha il diritto di essere una nazione sovrana”. Moltissimi studiosi hanno tuttavia smentito ricostruzioni di questo genere, etichettandole come revisionismo storico. Proviamo dunque a vedere perché.

La versione di Putin...

Non era sicuramente la prima volta che Putin sosteneva una tesi simile. Nel marzo 2014, ad esempio, subito dopo il contestato referendum che ha preceduto l’annessione della Crimea alla Federazione Russa, aveva descritto la penisola come “una parte inseparabile della Russia”. Aveva definito il passaggio della regione all’Ucraina un “saccheggio” ai danni della Russia, sottolineando come la nazione russa (intesa come gruppo etnico) fosse stata dispersa forzatamente attraverso nuovi (e arbitrari) confini statali dopo il crollo dell’Urss, un evento storico che il presidente (ex ufficiale del Kgb) pare non aver mai digerito. Di più: Kiev avrebbe privato i russi ucraini della loro lingua e memoria storica e a forzarne l’assimilazione. In quest’ottica, l’annessione della Crimea era l’unico modo per fornire aiuto ai russi della regione e per riportare quest’ultima sotto il controllo amministrativo di Mosca.

Lo scorso luglio, in un lungo saggio intitolato, non a caso, “Sull’unità storica dei russi e degli ucraini”, Putin aveva di nuovo sostenuto che l’Ucraina appartiene alla Russia e che la formazione di un’identità nazionale ucraina separata da quella russa va considerato un “progetto anti-russo”. Si è riferito a russi e ucraini come ad “un solo popolo, un tutto unico”, definendo i due Paesi “lo stesso spazio storico e spirituale”.

Nella sua personale ricostruzione della storia eurasiatica, ucraini, russi e bielorussi condividono la medesima identità poiché discendono dalle tribù slave, baltiche e finniche che nel IX secolo hanno creato la cosiddetta Rus di Kiev, un regno che si estendeva dal Mar Bianco al Mar Nero. Attraversando i secoli successivi, Putin ha richiamato le varie guerre che hanno visto i russi combattere in quella che è oggi l’Ucraina e sottolinea come questo nome, derivato dal russo antico “okraina”, significhi “periferia”, mentre le guardie di frontiera erano chiamate “ucraini”. Ha infine passato in rassegna le trasformazioni territoriali che hanno interessato l’area a causa del succedersi dei grandi Imperi centrali del XVIII-XIX secolo, fino alla nascita dell’Unione sovietica.

...e quella degli storici

Si tratta tuttavia di una versione distorta della storia, ampiamente criticata da storici ed esperti. Benché esistano innegabilmente molti e forti legami storici, politici e culturali tra Russia e Ucraina, queste rimangono due entità separate, evolutesi autonomamente l’una dall’altra. Quella che il Cremlino presenta come una questione identitaria è piuttosto un patrimonio storico comune, come è il caso per molti Paesi le cui storie si sono incrociate e che si sono contaminati a vicenda. Anzi, a dirla tutta, è stata proprio la Russia a tentare a più riprese l’integrazione culturale e linguistica dell’Ucraina. Sia sotto l’impero zarista che nell’Urss, lo studio e l’uso della lingua ucraina furono vietati con l’obiettivo (mai completamente raggiunto) di assimilare il Paese alla nazione russa.

Ad essere precisi, comunque, non si può considerare l’intera Ucraina come un blocco monolitico. Le regioni meridionali ed orientali del Paese, infatti, sono sempre state più vicine alla Russia, con cui confinano e nella cui sfera d’influenza sono finite prima rispetto a quelle centro-occidentali. Un legame che persiste ancora oggi, con molti abitanti di quelle zone che hanno origini russe, parlano russo, guardano la tv russa e comprano prodotti russi con rubli russi al supermercato. Non è un caso, dunque, se Mosca ha annesso proprio la Crimea e se ha da sempre supportato i ribelli separatisti nel Donbass. E tuttavia, anche oggi nelle aree russofone dell’Ucraina la stragrande maggioranza della popolazione ritiene che il Paese debba restare indipendente.

Tutta colpa di Lenin?

Un altro cavallo di battaglia dell’inquilino del Cremlino è la tesi secondo cui l’Ucraina moderna sarebbe stata creata da Vladimir Lenin, il leader comunista padre della Rivoluzione russa e fondatore dell’Unione sovietica. Questi, nel 1917, aveva fatto dell’Ucraina una repubblica socialista distinta da quella russa, pur all’interno dell’Urss. Ma anche questa è una forzatura. Il sentimento nazionalista ucraino esisteva già da secoli: semmai, la decisione di Lenin di non assimilare Kiev a Mosca rifletteva proprio il fatto che gli ucraini avevano sviluppato da tempo una propria identità nazionale e culturale. Questo fu evidente nel 1991, quando a seguito del collasso dell’Unione sovietica l’Ucraina diventò uno Stato dopo che oltre il 92% degli ucraini scelsero l’indipendenza attraverso un referendum.

Secondo Timothy Snyder, docente di storia e relazioni internazionali all’Università di Yale, “il conflitto, e la minaccia del conflitto, sull’Ucraina ha a che fare con il passato”, più che con la Storia. “Ha a che fare con qualcosa come la memoria o il mito o la ‘memorializzazione’ o i modi selettivi che i governi e i leader scelgono per parlare del passato e per insegnare ai loro cittadini come pensare il passato”, ha detto. “La mia sincera opinione è che l’Ucraina è il Paese più interessante d’Europa”, ha aggiunto Snyder. “È un luogo che ci aiuta a capire altri luoghi”, e “ha molto da dare in termini di comprensione”. “Non è solo un vuoto”, ha concluso. “Non è solo un luogo che viene definito dalla Russia. È un luogo che ci aiuta a definire noi stessi”.

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