rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Energia e clima

Perché gas e nucleare sono fonti verdi (secondo la Commissione Ue)

Bruxelles presenta il controverso atto delegato sulla tassonomia. Che con ogni probabilità verrà approvato da Stati membri e Parlamento europeo

Che la Commissione europea avrebbe riconosciuto a gas e nucleare lo status di fonti "verdi" nella sua tassonomia, ossia il documento che guiderà i sempre più corposi fondi di investimento green nell'immediato futuro, era ormai chiaro a tutti. E l'atto delegato presentato a Bruxelles, e che adesso dovrà essere approvato da Stati membri e Parlamento europeo, ha confermato l'orientamento dell'esecutivo Ue. Ma rispetto alla bozza circolata alla fine del 2021 e che aveva aperto la danza delle polemiche nel Vecchio Continente, il testo approvato dal collegio dei commissari contiene alcune novità, in particolare sul gas. Si tratta di modifiche che in qualche modo accolgono le richieste della Germania (ma non quelle dell'Italia) e che, come per il nucleare, avranno un peso non da poco sui progetti che potranno essere considerati "green". Perché il diavolo, si sa, sta nei dettagli. Vediamo quali sono. 

L'atto delegato

Partiamo innanzitutto dal background. La Commissione aveva già presentato nell'aprile scorso la sua tassonomia, che classifica le attività produttive, non solo quelle energetiche, che possono essere considerate "verdi" e dunque finanziate con i fondi di investimento come i green bond, per esempio. La partita, secondo gli esperti, potrebbe valere già oltre i 1.000 miliardi di euro nell'anno appena iniziato. Si capisce dunque perché le lobby e i Paesi Ue più sensibili a gas e nucleare abbiano fatto pressioni per inserire nella tassonomia tali fonti. Il risultato è che ad aprile, Bruxelles ha deciso di rinviare la decisione su di esse, rimandandola a una legge complementare. 

Da quel momento, si sono intensificate pressioni e negoziati. Tra i Paesi Ue si sono formati essenzialmente due blocchi, uno pro-nucleare guidato dalla Francia, e l'altro pro-gas patrocinato dalla Germania. L'Italia si è tenuta in una posizione neutra fino all'ultimo, anche se è risaputo l'interesse nazionale per il gas. Ma a quanto pare, a Roma c'è chi ha cominciato a guardare con interesse anche alle potenzialità del nucleare. Da qui, forse, la strategia di non schierarsi. Tra l'altro, e questo è un punto centrale per capire l'intreccio politico intorno alla vicenda, quello sulla tassonomia Ue è tecnicamente un atto delegato: la Commissione, in sostanza, ha potuto elaborare il testo senza passare dalla lunga trafila della legislazione ordinaria (che avrebbe richiesto anni) e ha potuto agire da sola sulla scorta di alcune consultazioni di esperti (tra l'altro non troppo ascoltate). Adesso, la sua proposta dovrà essere votata entro 6 mesi da Parlamento e Stati membri, che però hanno le armi spuntate per bocciarla. Sulla carta, visto il loro peso, Germania e Francia potrebbero farlo. Ma a oggi sembra un'ipotesi su cui nessuno scommetterebbe un centesimo. 

Cosa dice Bruxelles

Secondo la Commissione, inserire gas e nucleare, a certe condizioni, nella tassonomia "verde" che dovrebbe favorire la transizione energetica e la lotta ai cambiamenti climatici, non è una contraddizione. "Sono necessari molti investimenti privati ​​affinché l'Ue diventi climaticamente neutra entro il 2050 - spiega Bruxelles in una nota - La tassonomia dell'Ue mira a guidare gli investimenti privati ​​verso le attività necessarie per raggiungere la neutralità climatica e (...) non determina se una determinata tecnologia farà o meno parte dei mix energetici degli Stati membri. L'obiettivo è accelerare la transizione, attingendo a tutte le soluzioni possibili per aiutarci a raggiungere i nostri obiettivi climatici".

La Commissione assicura di aver tenuto conto dei pareri scientifici e dell'attuale progresso tecnologico, e in linea con questa analisi preventiva ha ritenuto "che nella transizione vi sia un ruolo per gli investimenti privati ​​nel gas e nelle attività nucleari. Le attività nel settore del gas e del nucleare selezionate sono in linea con gli obiettivi climatici e ambientali dell'Ue e ci consentiranno di accelerare il passaggio da attività più inquinanti, come la produzione di carbone, verso un futuro climaticamente neutro, basato principalmente su fonti di energia rinnovabile". Principalmente, ma non solo, aggiungiamo noi. 

L'atto delegato su gas e nucleare "stabilisce condizioni chiare e rigorose": il gas e il nucleare devono contribuire "alla transizione verso la neutralità climatica". Per il nucleare, si chiede nello specifico "che soddisfi i requisiti di sicurezza nucleare e ambientale", mentre per il gas il vincolo è che "contribuisca al passaggio dal carbone alle rinnovabili". Inoltre, il testo "introduce specifici obblighi di informativa per le imprese in relazione alle loro attività nei settori del gas e dell'energia nucleare" in modo da consentire agli investitori di "compiere scelte informate", ossia di investire o meno su queste aziende. Si tratta di un passaggio con cui la Commissione intende rispondere alle accuse secondo cui, dando un'etichetta verde a gas e nucelare, la sua tassonomia finisca per favorire il greenwashing, ossia la promozione finanziaria di progetti sulla carta "green", ma poco (o per nulla) sostenibili nella realtà. 

Il gas

Fin qui, le linee generali. Ma come dicevamo, il diavolo sta nei dettagli. Come dicevamo, non tutti i progetti che prevedono l'uso del gas o del nucleare potranno ricevere l'etichetta verde, ma dovranno rispettare una serie di criteri. È proprio su questi criteri che si sono intensificati i negoziati negli ultimi giorni tra governi nazionali e Commissione. Per esempio, la Germania contestava il criterio, previsto nella bozza circolata a fine dicembre, per cui le centrali a gas, per essere considerate verdi, avrebbero dovuto produrre almeno il 30% di gas a basse emissioni (come l'idrogeno) entro il 2026, il 50% entro il 2030, per arrivare al 100% entro il 2035. Il testo finale elimina i passaggi intermedi, lasciando solo l'obiettivo del 2035. Una modifica salutata con entusiasmo dalle potenti lobby tedesche del settore.

Non sembra, invece, avere avuto successo la pressione dell'Italia, che chiedeva soglie meno stringenti sulle emissioni dirette di gas climalteranti delle centrali a gas. La Commissione ha fissato una soglia di 100 grammi di CO2e/kWh (CO2 equivalente per chilowattora), che di fatto partirà nel 2031. Prima di allora, qualsiasi impianto sarà considerato verde solo se rientra in una soglia di 270 grammi di CO2e/kWh o, per l'attività di generazione elettrica, non si superi una media di 550 chilogrammi di CO2e/kW nell'arco dei 20 anni. Inoltre, occorre soddisfare una serie di condizioni cumulative, tra cui quella per cui il nuovo impianto deve sostituirne uno che utilizza combustibili fossili solidi o liquidi (ossia carbone o petrolio), e sorgere laddove l'energia prodotta da fonti rinnovabile non è sufficiente. 

L'Italia, che ha diversi progetti per creare delle centrali a metano e sostituire quelle a carbone, chiedeva che la soglia media fosse portata a 750 chilogrammi di CO2e/kW (e non 550). A quanto pare, infatti, i progetti già in corso non prevedono tencologie adatte a ridurre le emissioni secondo lo standard richiesto dalla Commissione. La richiesta dell'Italia, dunque, non sembra essere stata accolta. 

Il nucleare

Anche le centrali nucleari dovranno essere soggette al rispetto di alcuni criteri tecnici per ottenere l'etichetta verde. Stando al testo, gli impianti devono utilizzare tecnologie avanzate (i cosiddetti reattori di quarta generazione) "per incentivare la ricerca e l'innovazione nelle tecnologie future in termini di standard di sicurezza e riduzione al minimo degli sprechi". Saranno anche approvati i progetti con tecnologia di terza generazione, ma fino al 2045. Inoltre, le modifiche e gli ammodernamenti degli impianti nucleari esistenti ai fini del prolungamento della vita, saranno riconosciuti fino al 2040 (data di approvazione da parte dell'autorità competente). Maglie larghe, che faranno di sicuro felice la Francia, ma anche Paesi come la Svezia e la Repubblica ceca. 

Prossimi passi

Al Parlamento europeo, il gruppo dei Verdi ha annunciato battaglia contro il testo. Ma i numeri sembrano giocare a loro sfavore. Lo stesso vale per quegli Stati come Austria e Lussemburgo che hanno criticato duramente l'atto. La legge prevede che il Parlamento europeo e il Consiglio avranno al massimo 6 mesi per esaminare il documento e, qualora lo trovassero necessario, opporsi. Il Consiglio avrà il diritto di opporsi a maggioranza qualificata rafforzata, il che significa che almeno il 72% degli Stati membri (ovvero almeno 20 Stati membri) che rappresentano almeno il 65% della popolazione dell'Ue devono opporsi all'atto delegato. Il Parlamento europeo può opporsi a maggioranza (cioè almeno 353 deputati), ma difficilmente le defezioni nei tre gruppi di maggioranza (popolari, socialisti e liberali) potranno far cadere il testo. Tanto più visto il sostegno alla proposta di Bruxelles da parte di Ecr e Id, i due gruppi di destra, spesso euroscettici e critici nei confronti della Commissione. Non in questa occasione. 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Perché gas e nucleare sono fonti verdi (secondo la Commissione Ue)

Today è in caricamento