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Giovedì, 28 Marzo 2024
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I primi no vax già al tempo del vaccino contro il vaiolo, dopo 135 anni le loro tesi sono le stesse

Un opuscolo risalente al 1885 riporta una serie di teorie contro le immunizzazioni con toni e contenuti che vengono usati ancora oggi contro le dosi anti-Covid

Minimizzare la minaccia della malattia, sostenere che il vaccino provochi la patologia in questione o che sia inefficace, per poi dichiararlo parte di un complotto più ampio. Queste tecniche di propaganda no vax suonano assai familiari e in linea con il dibattito pubblico oggi in voga su social e giornali. Eppure tali strategie sono note agli storici e agli esperti di comunicazione da oltre 100 anni. Per essere precisi dal 1885, data di pubblicazione di un popolare opuscolo no vax durante l'epidemia di vaiolo a Montreal, in Canada. 

“Più di un secolo dopo, abbiamo il vantaggio di vivere in un mondo che ha sradicato il vaiolo usando un vaccino”, ha ricordato la testata web The Conversation. “Eppure, in passato, la vaccinazione contro il vaiolo è stata fortemente contestata, nonostante le prove a favore della sua efficacia”, si legge nel pezzo firmato da Paula Larsson, ricercatrice del Centro di storia della scienza, medicina e tecnologia presso l’Università di Oxford.

Larsson ha elencato i punti salienti della strategia comunicativa architettata dal medico no vax Alexander Ross. Quest’ultimo si presentava come “l’unico dottore che aveva osato dubitare del feticcio” della vaccinazione. “Nonostante ciò, si scoprì che era stato vaccinato durante l'epidemia, un fatto che fu riportato con divertimento dai principali giornali dell’epoca”, ha precisato The Conversation. L’opuscolo è un vademecum della propaganda no vax che dimostra come gli argomenti contro la vaccinazione non siano niente di nuovo. 

“Nonostante i tassi di mortalità compresi tra il 30 e il 40 per cento e l'estrema contagiosità della malattia - ha ricordato Larsson - era comune per gli anti-vaccino affermare che il vaiolo fosse solo una minaccia minore per una popolazione”. Lo stesso Ross denunciò il “panico insensato” causato dalle autorità sanitarie. 

Oggi i no vax sostengono che il vaccino possa causare altre malattie e, secondo le teorie più bizzarre, che contribuisca addirittura alla copertura della rete internet di quinta generazione, il 5G. I loro 'antenati' di fine Ottocento non erano poi così lontani da queste posizioni: “Affermavano che la vaccinazione causava un'intera gamma di malattie, dal vaiolo stesso alla sifilide, al tifo, alla tubercolosi, al colera e al presunto avvelenamento del sangue”.

Infine, l'opuscolo di Ross prendeva di mira sia il ruolo della stampa che quello della professione medica “nell'alimentare i timori per l'infezione come parte di una campagna “pazza” per guadagnare denaro”.

L’articolo della ricercatrice Larsson, pubblicato su The Conversation a fine 2020, metteva in guardia sulla possibilità che i no vax avrebbero utilizzato le stesse strategie comunicative di 135 anni prima per attaccare le dosi anti-Covid. “Man mano che ci avviciniamo a una distribuzione mondiale del vaccino - avvertiva la studiosa - possiamo aspettarci di vedere sempre più ‘crociati’ che pubblicano argomenti contro la vaccinazione. Scomporre schemi di argomenti visti ripetutamente in passato può fornire un'utile lezione per combatterli in futuro”, concludeva l’autrice, dimostrando un’acuta capacità di previsione di ciò che sarebbe successo qualche mese più tardi.

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